In molte aree viticole, le strategie di adattamento al cambio climatico basate su tecniche di gestione innovative sono divenute cruciali. Obiettivo è mitigare gli effetti negativi che derivano soprattutto dall’aumento delle temperature e dalla carenza idrica. In estati calde e siccitose si possono innescare fotoinibizioni a carico delle foglie, con clorosi e necrosi, riduzioni dell’accrescimento degli acini e peggioramenti della qualità delle uve con aumento degli zuccheri e del pH, blocchi nel metabolismo dei fenoli e cali significativi di acidità e aromi. Non meno dannosi sono i casi di eccessiva disidratazione degli acini ed i danni da scottature. Con l’intento di limitare tali fenomeni, è stato verificato se in condizioni molto critiche, quali quelle dell’estate 2017 con T° massime spesso superiori a 35-40 °C, un’irrorazione di caolino (3 kg/100 L di H2O) potesse contenere i danni da stress da calore e preservare i processi fisiologici di base in vigneti di Pinot nero, Grechetto e Merlot. I risultati mostrano un effetto positivo del caolino nel ridurre la T delle foglie, con differenziali medi di 4 °C e punte di 6 °C. Contrariamente alle viti protette con caolino, una e tre settimane dopo il trattamento, le foglie delle viti non trattate mostravano un quadro fisiologico compromesso, bassissimi valori di fotosintesi e di traspirazione e fotoinibizioni croniche. L’aspersione del caolino non è uniforme, le aree fogliari casualmente non irrorate anche di pochi cm2, contrariamente a quelle irrorate, già a partire da 2 settimane dopo il trattamento si presentavano clorotiche, esattamente come le viti non trattate, e con una fisiologia di base azzerata. Questi risultati dimostrano una elevata capacità del caolino di preservare sia l’integrità dei tessuti, proteggendoli dalle T critiche, sia le funzioni fisiologiche di base nonché di consentire il totale recupero di queste ultime dopo il passaggio dello stress da calore.

Caolino su vite con funzione “sunscreen - anti heat shock”

Farinelli D.;Palliotti A.
2018

Abstract

In molte aree viticole, le strategie di adattamento al cambio climatico basate su tecniche di gestione innovative sono divenute cruciali. Obiettivo è mitigare gli effetti negativi che derivano soprattutto dall’aumento delle temperature e dalla carenza idrica. In estati calde e siccitose si possono innescare fotoinibizioni a carico delle foglie, con clorosi e necrosi, riduzioni dell’accrescimento degli acini e peggioramenti della qualità delle uve con aumento degli zuccheri e del pH, blocchi nel metabolismo dei fenoli e cali significativi di acidità e aromi. Non meno dannosi sono i casi di eccessiva disidratazione degli acini ed i danni da scottature. Con l’intento di limitare tali fenomeni, è stato verificato se in condizioni molto critiche, quali quelle dell’estate 2017 con T° massime spesso superiori a 35-40 °C, un’irrorazione di caolino (3 kg/100 L di H2O) potesse contenere i danni da stress da calore e preservare i processi fisiologici di base in vigneti di Pinot nero, Grechetto e Merlot. I risultati mostrano un effetto positivo del caolino nel ridurre la T delle foglie, con differenziali medi di 4 °C e punte di 6 °C. Contrariamente alle viti protette con caolino, una e tre settimane dopo il trattamento, le foglie delle viti non trattate mostravano un quadro fisiologico compromesso, bassissimi valori di fotosintesi e di traspirazione e fotoinibizioni croniche. L’aspersione del caolino non è uniforme, le aree fogliari casualmente non irrorate anche di pochi cm2, contrariamente a quelle irrorate, già a partire da 2 settimane dopo il trattamento si presentavano clorotiche, esattamente come le viti non trattate, e con una fisiologia di base azzerata. Questi risultati dimostrano una elevata capacità del caolino di preservare sia l’integrità dei tessuti, proteggendoli dalle T critiche, sia le funzioni fisiologiche di base nonché di consentire il totale recupero di queste ultime dopo il passaggio dello stress da calore.
2018
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1434180
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