L'articolo individua i possibili punti di contatto e di differenziazione tra la visione dell’Economia Civile e dell’Economia Islamica. Si può infatti tentare una ricongiunzione tra mondo giudaico-cristiano e quello islamico come nel mito delle due metà descritto nel Simposio di Platone. Un primo punto di contatto tra Economia Civile ed Economia Islamica risiede nel fatto che entrambe non prescindono dall’etica. L’Economia Islamica si fonda su di uno stretto rapporto tra religione e vita pubblica (e quindi anche tra religione ed attività economica). I precetti contenuti nella sharia non attengono solo al rapporto uomo-Dio, ma sono principi di condotta obbligatori valevoli in ogni settore della vita. L’Economia Civile affonda le sue radici storiche non tanto nella religione cattolica, quanto nella spiritualità (benedettina e francescana) che ha influenzato, anche se in modo meno prescrittivo, l’attività economica, ma ha beneficiato anche delle conquiste culturali laiche dell’Umanesimo civile e dell’Illuminismo napoletano e milanese. Ma altri punti di sintonia tra Economia Islamica ed Economia Civile emergono nella visione del fine dell’economia e del risparmio; nella concezione del mercato, dell’impresa, dell’agente economico; nella avversione alle disuguaglianze; nella lotta all’usura, alla povertà, al monopolio; nella visione della proprietà che deve avere dei limiti nonchè una funzione sociale; nella consapevolezza della esigenza di salvaguardia delle risorse naturali donate da Dio e di cui l’uomo è solo l’amministratore fiduciario; nella centralità attribuita all’imprenditività, al lavoro ed alla sua equa remunerazione; nella importanza attribuita ai beni relazionali per l’economia che procede attraverso partnership tra persone; nell’importanza della solidarietà all’interno della comunità; nella necessità della coesistenza equilibrata di una pluralità di principi di regolazione dell’economia (scambio di mercato, dono, redistribuzione) (alssirf fi alssuq, sadaqa, zakàh) e dell’intervento dello Stato in campo economico per rimediare i fallimenti del mercato a livello macro e microeconomico. Ma anche i principi guida della finanza islamica trovano alcune affinità storicamente con i criteri che hanno orientato nel passato l’esperienza dei Monti di Pietà francescani e nel presente l’attività delle Banche etiche occidentali. L’Islamic Banking si fonda infatti su: una concezione della finanza non autoreferenziale , ma di sostegno all’economia reale; divieto assoluto di applicazione dell’interesse (ribà), divieto laddove rilevante dell’incertezza (gharar), divieto della speculazione (maysir); principio di condivisione del rischio e del profitto; promozione degli investimenti etici con divieto (haram) di investire in alcuni settori (produzione e vendita di bevande alcoloche, armi, tabacchi; allevamento e lavorazione di carne suina; gioco d’azzardo, night club, pornografia); valutazione dei rischi da parte della banca basata sulla bontà dei progetti più che sulla solidità patrimoniale o sulla presenza di garanzie. Sulla base di questi punti di contatto tra Economia Civile ed Economia e Finanza islamica si può costuire un costruttivo dialogo per l'obiettivo comune di eticizzazione dell'attività economica.
Economia islamica ed Economia civile: le due metà del mito platonico del Simposio
Montesi C.
2017
Abstract
L'articolo individua i possibili punti di contatto e di differenziazione tra la visione dell’Economia Civile e dell’Economia Islamica. Si può infatti tentare una ricongiunzione tra mondo giudaico-cristiano e quello islamico come nel mito delle due metà descritto nel Simposio di Platone. Un primo punto di contatto tra Economia Civile ed Economia Islamica risiede nel fatto che entrambe non prescindono dall’etica. L’Economia Islamica si fonda su di uno stretto rapporto tra religione e vita pubblica (e quindi anche tra religione ed attività economica). I precetti contenuti nella sharia non attengono solo al rapporto uomo-Dio, ma sono principi di condotta obbligatori valevoli in ogni settore della vita. L’Economia Civile affonda le sue radici storiche non tanto nella religione cattolica, quanto nella spiritualità (benedettina e francescana) che ha influenzato, anche se in modo meno prescrittivo, l’attività economica, ma ha beneficiato anche delle conquiste culturali laiche dell’Umanesimo civile e dell’Illuminismo napoletano e milanese. Ma altri punti di sintonia tra Economia Islamica ed Economia Civile emergono nella visione del fine dell’economia e del risparmio; nella concezione del mercato, dell’impresa, dell’agente economico; nella avversione alle disuguaglianze; nella lotta all’usura, alla povertà, al monopolio; nella visione della proprietà che deve avere dei limiti nonchè una funzione sociale; nella consapevolezza della esigenza di salvaguardia delle risorse naturali donate da Dio e di cui l’uomo è solo l’amministratore fiduciario; nella centralità attribuita all’imprenditività, al lavoro ed alla sua equa remunerazione; nella importanza attribuita ai beni relazionali per l’economia che procede attraverso partnership tra persone; nell’importanza della solidarietà all’interno della comunità; nella necessità della coesistenza equilibrata di una pluralità di principi di regolazione dell’economia (scambio di mercato, dono, redistribuzione) (alssirf fi alssuq, sadaqa, zakàh) e dell’intervento dello Stato in campo economico per rimediare i fallimenti del mercato a livello macro e microeconomico. Ma anche i principi guida della finanza islamica trovano alcune affinità storicamente con i criteri che hanno orientato nel passato l’esperienza dei Monti di Pietà francescani e nel presente l’attività delle Banche etiche occidentali. L’Islamic Banking si fonda infatti su: una concezione della finanza non autoreferenziale , ma di sostegno all’economia reale; divieto assoluto di applicazione dell’interesse (ribà), divieto laddove rilevante dell’incertezza (gharar), divieto della speculazione (maysir); principio di condivisione del rischio e del profitto; promozione degli investimenti etici con divieto (haram) di investire in alcuni settori (produzione e vendita di bevande alcoloche, armi, tabacchi; allevamento e lavorazione di carne suina; gioco d’azzardo, night club, pornografia); valutazione dei rischi da parte della banca basata sulla bontà dei progetti più che sulla solidità patrimoniale o sulla presenza di garanzie. Sulla base di questi punti di contatto tra Economia Civile ed Economia e Finanza islamica si può costuire un costruttivo dialogo per l'obiettivo comune di eticizzazione dell'attività economica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.