Il saggio esamina alcune condizioni specifiche che, in opere del XIV secolo, possono aver determinato un maggior “realismo” nel modo di rappresentare vedute urbane e spazi naturali -utilizzabili perciò come “fonti”- rispetto al più comune diffuso ricorso degli artisti a formule convenzionali. Tale “realismo” è frequente quando l’immagine assume la funzione di documento “figurato”, a supporto diretto o indiretto di un atto notarile, per descrivere e comprovare un fatto come realmente avvenuto in un determinato luogo. E’ il caso del celebre Reliquiario del Corporale di Orvieto (1338), dove in uno degli smalti è presente una eccezionale veduta molto realistica della rupe con la città vista da sud-ovest, lato coerente con quello visibile dal ponte di Rio Chiaro, dove il papa ricevette dal vescovo il Corporale del “Miracolo di Bolsena”. Così raffigurati i fatti hanno la forza di un documento. Lo stesso vale per la miniatura che illustra il Liber indulgentie (1330), registro in cui i domenicani di Perugia fecero trascrivere da un notaio le testimonianze dell’avvenuta concessione, da parte di papa Benedetto XI (1304), dell’Indulgenza in loro favore. Anche i presenti al fatto e il luogo sono raffigurati, nella miniatura, con dovizia di dettagli, importanti per risalire alla struttura originale degli edifici: il campanile della Cattedrale appare chiaramente cilindrico di tipo ravennate, e una forma di questo tipo –di cui non resta più traccia - è ben compatibile con la storia della città; la loggia dipinta nella parte alta della miniatura corrisponde bene con frammenti architettonici ancora conservati nella facciata ovest del palazzo.

In Instrumento: la sede può fare la differenza? La rappresentazione del paesaggio urbano e naturale in alcuni documenti miniati e oreficerie del Trecento,

Santanicchia Mirko
2017

Abstract

Il saggio esamina alcune condizioni specifiche che, in opere del XIV secolo, possono aver determinato un maggior “realismo” nel modo di rappresentare vedute urbane e spazi naturali -utilizzabili perciò come “fonti”- rispetto al più comune diffuso ricorso degli artisti a formule convenzionali. Tale “realismo” è frequente quando l’immagine assume la funzione di documento “figurato”, a supporto diretto o indiretto di un atto notarile, per descrivere e comprovare un fatto come realmente avvenuto in un determinato luogo. E’ il caso del celebre Reliquiario del Corporale di Orvieto (1338), dove in uno degli smalti è presente una eccezionale veduta molto realistica della rupe con la città vista da sud-ovest, lato coerente con quello visibile dal ponte di Rio Chiaro, dove il papa ricevette dal vescovo il Corporale del “Miracolo di Bolsena”. Così raffigurati i fatti hanno la forza di un documento. Lo stesso vale per la miniatura che illustra il Liber indulgentie (1330), registro in cui i domenicani di Perugia fecero trascrivere da un notaio le testimonianze dell’avvenuta concessione, da parte di papa Benedetto XI (1304), dell’Indulgenza in loro favore. Anche i presenti al fatto e il luogo sono raffigurati, nella miniatura, con dovizia di dettagli, importanti per risalire alla struttura originale degli edifici: il campanile della Cattedrale appare chiaramente cilindrico di tipo ravennate, e una forma di questo tipo –di cui non resta più traccia - è ben compatibile con la storia della città; la loggia dipinta nella parte alta della miniatura corrisponde bene con frammenti architettonici ancora conservati nella facciata ovest del palazzo.
2017
9788894269734
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1437086
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