Among the efforts and trials which the Spartan boys and young men underwent, facing and withstanding the rigors of the climate occupied a prominent position (e.g. in the krypteia and in the Gymnopaediae: Pl. Lg. 1, 633b-c). Xenophon is particularly attentive to the ability to withstand cold and to overcome climate’s extremes. These merits mark the valiant man and Greek superiority over the Barbarian (An. 3, 1, 23). Xenophon’s attention may be due to his experience during the expedition of the Ten Thousand and to his later familiarity with Sparta, but can partly be traced back to his contiguity with the Athenian Laconizers, who put in relation virtue and this kind of resistance. Particularly important in this respect is the relationship of Xenophon with Socrates, whose patient endurance of the seasons’ rigors were well known (Xen. Mem. 1, 2, 1; 2, 1, 1; Pl. Smp. 219d-220b). In the Hippocratic booklet De aeribus aquis locis, it is claimed that conspicuous seasonal climatic differences constitute are essential foundation for the warlike character of the peoples, which is related to the willingness and habit of enduring hardship and suffering (ταλαιπωρεῖν, πόνος). Geographical determinism in De aeribus, however, is not absolute. The author tries to establish a systematic correlation between the different European landscapes and the character of their inhabitants, but in one case he acknowledges that, although the landscape is not well suited for producing warlike people, nomos can shape virile virtue and ability to bear the weight of toil. Interestingly enough, this clarification is given while speaking of a landscape that makes one think of Laconia (24, 3). Hippocratic theories relating environment and warlike virtue may have influenced descriptions of the Spartan paideia, but it is also very probable that the image of Sparta helped to formulate them (De aeribus contrasts Europe and Asia with a strict scientific approach, but in a culture shaped by the experience of Persian wars, and therefore also by the idealization of Spartan heroism and values), giving support to deep and still widespread ideas about the relationship between virility and resistance to the harshness of the climate, all elements also certainly lying at the base of the Spartan practices. Tra le fatiche e le prove con cui si misuravano i ragazzi e i giovani spartani, l'obbligo di affrontare e di resistere ai rigori del clima, esponendosi al freddo e al caldo (p.es. nella krypteia e nelle Gimnopedie: Pl. Lg. 1, 633b-c), occupava un posto di rilievo. Senofonte è un autore particolarmente attento alla capacità di sopportare il freddo e di esporsi al clima, che marca l’uomo valoroso e la superiorità del Greco sul Barbaro (An. 3, 1, 23). Tale attenzione è certo in parte un effetto della sua esperienza con i Diecimila, e poi della dimestichezza con le istituzioni spartane, ma va in parte ricondotta già alla contiguità con l’ambiente dei laconizzanti ateniesi, sensibili al tema del rapporto tra virtù e sopportazione del clima. Particolare importanza assume qui la relazione di Senofonte con Socrate, di cui la tradizione esalta la tempra e la resistenza ai rigori delle stagioni (Xen. Mem. 1, 2, 1; 2, 1, 1; Pl. Smp. 219d-220b). Nello scritto ippocratico De aeribus aquis locis si sostiene che le marcate differenze climatiche stagionali costituiscono un essenziale fondamento del carattere bellicoso dei popoli, che è legato alla volontà e all’abitudine di sopportare fatica e sofferenza (ταλαιπωρεῖν, πόνος). Il determinismo geografico del De aeribus non è però assoluto. L’autore cerca di stabilire una sistematica correlazione tra i diversi paesaggi europei e il carattere dei loro abitanti, ma in un caso deve riconoscere che anche il nomos consente di acquisire virtù virile e capacità di sopportare il doloroso peso della fatica: significativamente, il contesto geografico per il quale egli propone questa osservazione ricorda la Laconia (24, 3). Le concezioni ippocratiche che mettono in rapporto virtù guerriera e ambiente possono avere influito sulle descrizioni della paideia spartana, ma è anche molto probabile che l’idea di Sparta abbia per parte sua contribuito a quelle teorizzazioni (il De aeribus contrappone Europa e Asia con un severo approccio scientifico, ma in una cultura formatasi all’esperienza delle guerre persiane, e dunque anche nell’idealizzazione del valore spartano), dando sostegno a concezioni profonde e ancor oggi diffuse sul rapporto tra virilità e resistenza alle asprezze del clima che stanno certo anche a fondamento delle pratiche spartane. Tra le fatiche e le prove con cui si misuravano i ragazzi e i giovani spartani, l'obbligo di affrontare e di resistere ai rigori del clima, esponendosi al freddo e al caldo (p.es. nella krypteia e nelle Gimnopedie: Pl. Lg. 1, 633b-c), occupava un posto di rilievo. Senofonte è un autore particolarmente attento alla capacità di sopportare il freddo e di esporsi al clima, che marca l’uomo valoroso e la superiorità del Greco sul Barbaro (An. 3, 1, 23). Tale attenzione è certo in parte un effetto della sua esperienza con i Diecimila, e poi della dimestichezza con le istituzioni spartane, ma va in parte ricondotta già alla contiguità con l’ambiente dei laconizzanti ateniesi, sensibili al tema del rapporto tra virtù e sopportazione del clima. Particolare importanza assume qui la relazione di Senofonte con Socrate, di cui la tradizione esalta la tempra e la resistenza ai rigori delle stagioni (Xen. Mem. 1, 2, 1; 2, 1, 1; Pl. Smp. 219d-220b). Nello scritto ippocratico De aeribus aquis locis si sostiene che le marcate differenze climatiche stagionali costituiscono un essenziale fondamento del carattere bellicoso dei popoli, che è legato alla volontà e all’abitudine di sopportare fatica e sofferenza (ταλαιπωρεῖν, πόνος). Il determinismo geografico del De aeribus non è però assoluto. L’autore cerca di stabilire una sistematica correlazione tra i diversi paesaggi europei e il carattere dei loro abitanti, ma in un caso deve riconoscere che anche il nomos consente di acquisire virtù virile e capacità di sopportare il doloroso peso della fatica: significativamente, il contesto geografico per il quale egli propone questa osservazione ricorda la Laconia (24, 3). Le concezioni ippocratiche che mettono in rapporto virtù guerriera e ambiente possono avere influito sulle descrizioni della paideia spartana, ma è anche molto probabile che l’idea di Sparta abbia per parte sua contribuito a quelle teorizzazioni (il De aeribus contrappone Europa e Asia con un severo approccio scientifico, ma in una cultura formatasi all’esperienza delle guerre persiane, e dunque anche nell’idealizzazione del valore spartano), dando sostegno a concezioni profonde e ancor oggi diffuse sul rapporto tra virilità e resistenza alle asprezze del clima che stanno certo anche a fondamento delle pratiche spartane.
FREDDO, CALDO E UOMINI VERI. L’EDUCAZIONE DEI GIOVANI SPARTANI E IL DE AERIBUS AQUIS LOCIS
Nafissi, Massimo
2018
Abstract
Among the efforts and trials which the Spartan boys and young men underwent, facing and withstanding the rigors of the climate occupied a prominent position (e.g. in the krypteia and in the Gymnopaediae: Pl. Lg. 1, 633b-c). Xenophon is particularly attentive to the ability to withstand cold and to overcome climate’s extremes. These merits mark the valiant man and Greek superiority over the Barbarian (An. 3, 1, 23). Xenophon’s attention may be due to his experience during the expedition of the Ten Thousand and to his later familiarity with Sparta, but can partly be traced back to his contiguity with the Athenian Laconizers, who put in relation virtue and this kind of resistance. Particularly important in this respect is the relationship of Xenophon with Socrates, whose patient endurance of the seasons’ rigors were well known (Xen. Mem. 1, 2, 1; 2, 1, 1; Pl. Smp. 219d-220b). In the Hippocratic booklet De aeribus aquis locis, it is claimed that conspicuous seasonal climatic differences constitute are essential foundation for the warlike character of the peoples, which is related to the willingness and habit of enduring hardship and suffering (ταλαιπωρεῖν, πόνος). Geographical determinism in De aeribus, however, is not absolute. The author tries to establish a systematic correlation between the different European landscapes and the character of their inhabitants, but in one case he acknowledges that, although the landscape is not well suited for producing warlike people, nomos can shape virile virtue and ability to bear the weight of toil. Interestingly enough, this clarification is given while speaking of a landscape that makes one think of Laconia (24, 3). Hippocratic theories relating environment and warlike virtue may have influenced descriptions of the Spartan paideia, but it is also very probable that the image of Sparta helped to formulate them (De aeribus contrasts Europe and Asia with a strict scientific approach, but in a culture shaped by the experience of Persian wars, and therefore also by the idealization of Spartan heroism and values), giving support to deep and still widespread ideas about the relationship between virility and resistance to the harshness of the climate, all elements also certainly lying at the base of the Spartan practices. Tra le fatiche e le prove con cui si misuravano i ragazzi e i giovani spartani, l'obbligo di affrontare e di resistere ai rigori del clima, esponendosi al freddo e al caldo (p.es. nella krypteia e nelle Gimnopedie: Pl. Lg. 1, 633b-c), occupava un posto di rilievo. Senofonte è un autore particolarmente attento alla capacità di sopportare il freddo e di esporsi al clima, che marca l’uomo valoroso e la superiorità del Greco sul Barbaro (An. 3, 1, 23). Tale attenzione è certo in parte un effetto della sua esperienza con i Diecimila, e poi della dimestichezza con le istituzioni spartane, ma va in parte ricondotta già alla contiguità con l’ambiente dei laconizzanti ateniesi, sensibili al tema del rapporto tra virtù e sopportazione del clima. Particolare importanza assume qui la relazione di Senofonte con Socrate, di cui la tradizione esalta la tempra e la resistenza ai rigori delle stagioni (Xen. Mem. 1, 2, 1; 2, 1, 1; Pl. Smp. 219d-220b). Nello scritto ippocratico De aeribus aquis locis si sostiene che le marcate differenze climatiche stagionali costituiscono un essenziale fondamento del carattere bellicoso dei popoli, che è legato alla volontà e all’abitudine di sopportare fatica e sofferenza (ταλαιπωρεῖν, πόνος). Il determinismo geografico del De aeribus non è però assoluto. L’autore cerca di stabilire una sistematica correlazione tra i diversi paesaggi europei e il carattere dei loro abitanti, ma in un caso deve riconoscere che anche il nomos consente di acquisire virtù virile e capacità di sopportare il doloroso peso della fatica: significativamente, il contesto geografico per il quale egli propone questa osservazione ricorda la Laconia (24, 3). Le concezioni ippocratiche che mettono in rapporto virtù guerriera e ambiente possono avere influito sulle descrizioni della paideia spartana, ma è anche molto probabile che l’idea di Sparta abbia per parte sua contribuito a quelle teorizzazioni (il De aeribus contrappone Europa e Asia con un severo approccio scientifico, ma in una cultura formatasi all’esperienza delle guerre persiane, e dunque anche nell’idealizzazione del valore spartano), dando sostegno a concezioni profonde e ancor oggi diffuse sul rapporto tra virilità e resistenza alle asprezze del clima che stanno certo anche a fondamento delle pratiche spartane. Tra le fatiche e le prove con cui si misuravano i ragazzi e i giovani spartani, l'obbligo di affrontare e di resistere ai rigori del clima, esponendosi al freddo e al caldo (p.es. nella krypteia e nelle Gimnopedie: Pl. Lg. 1, 633b-c), occupava un posto di rilievo. Senofonte è un autore particolarmente attento alla capacità di sopportare il freddo e di esporsi al clima, che marca l’uomo valoroso e la superiorità del Greco sul Barbaro (An. 3, 1, 23). Tale attenzione è certo in parte un effetto della sua esperienza con i Diecimila, e poi della dimestichezza con le istituzioni spartane, ma va in parte ricondotta già alla contiguità con l’ambiente dei laconizzanti ateniesi, sensibili al tema del rapporto tra virtù e sopportazione del clima. Particolare importanza assume qui la relazione di Senofonte con Socrate, di cui la tradizione esalta la tempra e la resistenza ai rigori delle stagioni (Xen. Mem. 1, 2, 1; 2, 1, 1; Pl. Smp. 219d-220b). Nello scritto ippocratico De aeribus aquis locis si sostiene che le marcate differenze climatiche stagionali costituiscono un essenziale fondamento del carattere bellicoso dei popoli, che è legato alla volontà e all’abitudine di sopportare fatica e sofferenza (ταλαιπωρεῖν, πόνος). Il determinismo geografico del De aeribus non è però assoluto. L’autore cerca di stabilire una sistematica correlazione tra i diversi paesaggi europei e il carattere dei loro abitanti, ma in un caso deve riconoscere che anche il nomos consente di acquisire virtù virile e capacità di sopportare il doloroso peso della fatica: significativamente, il contesto geografico per il quale egli propone questa osservazione ricorda la Laconia (24, 3). Le concezioni ippocratiche che mettono in rapporto virtù guerriera e ambiente possono avere influito sulle descrizioni della paideia spartana, ma è anche molto probabile che l’idea di Sparta abbia per parte sua contribuito a quelle teorizzazioni (il De aeribus contrappone Europa e Asia con un severo approccio scientifico, ma in una cultura formatasi all’esperienza delle guerre persiane, e dunque anche nell’idealizzazione del valore spartano), dando sostegno a concezioni profonde e ancor oggi diffuse sul rapporto tra virilità e resistenza alle asprezze del clima che stanno certo anche a fondamento delle pratiche spartane.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.