Le sorgenti della legalità,

L’articolo parte dall’assunto che per fra fronte al problema della illegalità non sia sufficiente l’esistenza di un robusto corpus di norme legali (di prevenzione e di punizione dei comportamenti devianti), ma che sia necessaria la presenza contestuale di norme sociali (frutto della civiltà della vergogna) e di norme morali (prodotto della civiltà della colpa). L’articolo dimostra che questo approccio innovativo è stato adottato in Italia nella lotta alla corruzione con risultati incoraggianti. Per prevenire/contrastare al meglio i comportamenti illegali le tre tipologie di norme (legali, sociali, morali) devono però integrarsi armoniosamente tra loro in un quadro unitario e coerente. Se ciò non avviene si parla di norme legali “inespressive” che non vengono rispettate dai cittadini proprio perché non rispecchiano l’ethos della comunità. In aggiunta alle norme legali, sociali, morali è indispensabile, ai fini della instaurazione/mantenimento di un clima di legalità, in cui le attività economiche possano svilupparsi e prosperare, il capitale sociale (ovvero l’abbondanza di fiducia tra i cittadini e lo Stato e tra gli stessi cittadini), prestando però particolare attenzione alle sue differenti forme. Sempre in un orizzonte di consapevolezza della insufficienza del monopolio delle norme/sanzioni legali per la prevenzione e per la repressione della illegalità, a partire dalla considerazione che esse rischiano di “spiazzare” le motivazioni intrinseche dei cittadini più corretti ed altruisti, si inscrive la innovativa proposta riformista di Giacinto Dragonetti (1738-1818), esponente dell’Illuminismo napoletano, di premiare, da parte dello Stato, le virtù dei cittadini per i loro benefici effetti sul Bene Comune (e quindi sul governo dello Stato), sul capitale sociale della comunità, sulla felicità pubblica dei cittadini.