È possibile, oggi, elaborare una proposta teorico-operativa che abbia, quale obiettivo principale, quello di definire una strategia di valutazione delle vulnerabilità dei tessuti edilizi storici e, conseguentemente, una pianificazione delle fasi d’intervento? Le recenti vicende connesse alla tragedia abruzzese ripropongono con maggiore forza tale domanda a cui è necessario dare una risposta al fine di ottenere, al contempo, maggiore sicurezza, ma senza rinunciare alla conservazione del patrimonio storico diffuso. Il primo passo risulta essere, senza dubbio, quello che presenta le maggiori difficoltà in merito al reperimento dei dati necessari alla identificazione delle caratteristiche costruttive e, più in generale, dello stato di fatto degli edifici raccolti in aggregati. Esistono, infatti, diversi studi circa la possibilità di definire livelli di vulnerabilità del costruito alle diverse scale di indagine, ma si è lontani dalla definizione di un quadro di riferimento ben delineato e utilizzabile. I livelli a maggiore scala consentono di mappare la pericolosità dei centri storici di un territorio per scendere, successivamente, a livello urbano basandosi su rilevazioni aeree ed agendo su campioni di aggregati in cui particolarizzare e tarare l’indagine. L’obiettivo di queste indagini a scala ampia sembra più quella di pianificare l’emergenza ed orientare le scelte nella gestione delle risorse di protezione civile, ma se si vuole agire nella direzione della prevenzione del danneggiamento appare necessario definire livelli di indagine e lettura critica che giungano alla definizione della vulnerabilità a scala edilizia e dell’aggregato, la sola scala che permette di individuare quali azioni possano efficacemente essere intraprese per contrastare l’insorgere dei meccanismi di danno o di collasso. A tal fine occorre elevare i livelli di conoscenza sul patrimonio costruito per giungere alla definizione delle caratteristiche costruttive e materiche dei tessuti e dei processi di modificazione che questi hanno subito, per giungere alla definizione di vulnerabilità tipiche e specifiche, e da queste far discendere la definizione degli interventi atti a prevenire il danneggiamento. La conoscenza della qualità costruttiva ed edilizia nel suo complesso è, crediamo, l’indice principale per misurare la possibilità per giungere ad una efficace campagna di mitigazione del rischio che veda agire insieme amministrazioni locali e proprietari di immobili nel raggiungimento di un unico obiettivo.
Processo tipologico e sicurezza sismica. La pianificazione della prevenzione
G. MOCHI
Writing – Original Draft Preparation
2009
Abstract
È possibile, oggi, elaborare una proposta teorico-operativa che abbia, quale obiettivo principale, quello di definire una strategia di valutazione delle vulnerabilità dei tessuti edilizi storici e, conseguentemente, una pianificazione delle fasi d’intervento? Le recenti vicende connesse alla tragedia abruzzese ripropongono con maggiore forza tale domanda a cui è necessario dare una risposta al fine di ottenere, al contempo, maggiore sicurezza, ma senza rinunciare alla conservazione del patrimonio storico diffuso. Il primo passo risulta essere, senza dubbio, quello che presenta le maggiori difficoltà in merito al reperimento dei dati necessari alla identificazione delle caratteristiche costruttive e, più in generale, dello stato di fatto degli edifici raccolti in aggregati. Esistono, infatti, diversi studi circa la possibilità di definire livelli di vulnerabilità del costruito alle diverse scale di indagine, ma si è lontani dalla definizione di un quadro di riferimento ben delineato e utilizzabile. I livelli a maggiore scala consentono di mappare la pericolosità dei centri storici di un territorio per scendere, successivamente, a livello urbano basandosi su rilevazioni aeree ed agendo su campioni di aggregati in cui particolarizzare e tarare l’indagine. L’obiettivo di queste indagini a scala ampia sembra più quella di pianificare l’emergenza ed orientare le scelte nella gestione delle risorse di protezione civile, ma se si vuole agire nella direzione della prevenzione del danneggiamento appare necessario definire livelli di indagine e lettura critica che giungano alla definizione della vulnerabilità a scala edilizia e dell’aggregato, la sola scala che permette di individuare quali azioni possano efficacemente essere intraprese per contrastare l’insorgere dei meccanismi di danno o di collasso. A tal fine occorre elevare i livelli di conoscenza sul patrimonio costruito per giungere alla definizione delle caratteristiche costruttive e materiche dei tessuti e dei processi di modificazione che questi hanno subito, per giungere alla definizione di vulnerabilità tipiche e specifiche, e da queste far discendere la definizione degli interventi atti a prevenire il danneggiamento. La conoscenza della qualità costruttiva ed edilizia nel suo complesso è, crediamo, l’indice principale per misurare la possibilità per giungere ad una efficace campagna di mitigazione del rischio che veda agire insieme amministrazioni locali e proprietari di immobili nel raggiungimento di un unico obiettivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.