“Queer, in inglese, come sai bene, era ed è il termine più spregiativo per indicare l’omosessuale. Ma, soprattutto negli Stati Uniti, orami viene usato per indicare il bisogno da parte del soggetto di radicalizzare la propria diversità gay, di renderla costantemente “contro”, dura e pura. Queer – rispetto a gay e homosexual – è un termine più radicale; indica la diversità in tutte le sue forme, ben al di là del sistema binario sesso/genere. Un po’ come i neri che per sfida tornano ad autodefinirsi nigger. Quindi queer vale come frocio oggi in Italia. Quando ci si autodefinisce froci con orgoglio, come sfida, ci si appropria del linguaggio di chi ci insulta per rovesciarne il senso” (Zamel, di Franco Buffoni, Marcos Y Marcos). C’è ancora bisogno di rovesciare il senso. Nel mondo globalizzato impariamo a familiarizzare con la diversità. La diversità, però, non è soltanto quella culturale o di provenienza geografica. La diversità è insieme a noi da sempre, la scuola, in particolare ma ogni altro luogo di “comunità” sono luoghi ricchi, ricchi perché, soprattutto vedono la compresenza di molte differenze. Vi sono però differenze delle quali si parla, a volte a proposito, altre a sproposito, e differenze sulle quali è meglio tacere. Eppure, a guardar bene, non si tace. La differente identità sessuale, l’orientamento sessuale non eterosessuale, il ruolo di genere non interpretato secondo la “norma” vengono stigmatizzati, prendiamo ancora in prestito un passo da Zamel, di Franco Buffoni: “Perché è vero, tutto comincia con un insulto, sentito da bambino e non indirizzato a te, poi lo senti indirizzato a te e sogni di potertene liberare, ma dentro di te già sai che non sarà possibile. L’ insulto è il primo e più dirompente mezzo di conoscenza che il mondo presenta all’omosessuale. Ancora peggio dell’insulto, è la barzelletta ascoltata da bambini in famiglia, la battuta del fratello maggiore, del cugino o persino del padre. Sono queste parole che per prime creano la nostra identità.” L’insulto è il modo con il quale un adolescente non eterosessuale viene a contatto con la percezione di sé rispecchiata negli altri, è lecito pensare che la domanda che allora si pone sia: dunque io sono questo? Il volume che qui presentiamo, voluto e promosso da Pratika (www.pratika.net) e da L’Altra Città (www.altracitta.it), a seguito di un progetto di prevenzione dell’omofobia Homofobicus? No Homo sapiens (ideato e gestito da Pratika), si pone degli obiettivi precisi. Gli obiettivi sono: quello di informare rispetto a tematiche misconosciute, equivocate e rispetto alle quali molti credono di sapere, pochissimi sanno (e lo sforzo degli autori è stato allora di mantenere alto il livello di scientificità senza rinunciare ad un linguaggio comprensibile); dall’altra quello di fornire strumenti a chi opera come insegnante, orientatore, educatore, formatore, perché anche armati delle migliori volontà non vi sono, quasi mai, gli strumenti adeguati. Informare perché assistiamo a una diffusione di informazioni distorte e parziali (progettualmente o solo per ignoranza) da parte dei media, nella vita quotidiana, da parte, persino, di rappresentanti istituzionali, informare perché sta crescendo la curiosità, ma anche l’intolleranza verso le diversità sessuali ed i casi di bullismo omofobico nei contesti scolastici, con conseguenze anche gravissime per chi ne è fatto oggetto. Il bullismo omofobico spesso è originato dall’ignoranza, dal timore, dall’eterno “altro” che spaventa perché ci costringe a chiederci chi siamo noi, per cui già un’accurata informazione e conoscenza possono costituire un antidoto potente. Fornire metodi, strumenti, accorgimenti perché non è semplice decidere, ad esempio, come comportarsi quando, in aula, uno studente viene chiamato “finocchio” o comunque preso in giro per il suo orientamento sessuale. Non è semplice affrontare l’argomento dell’identità sessuale in classe senza scadere nelle battute, nelle offese, nelle frasi stereotipate. Omosessualità e transessualismo stanno diventando sempre più visibili all’interno della nostra società. Gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado discutono di questi argomenti sempre più spesso e cominciano a formare le loro opinioni e atteggiamenti in proposito, ma assistono, al contempo, all’utilizzo, da parte degli adulti in primis, di termini come “finocchio”, “frocio”, “lesbica” ed altri come se fossero insulti. C’è un terzo obiettivo che questo testo si propone ed è quello di dare un contributo all’affermazione di diritti civili elementari che, nel nostro paese, nel XXI secolo, dovrebbero essere scontati: non lo sono, quindi c’è bisogno anche di un volume come questo. La verità della propria convinzione e della propria condizione viene, ancora oggi, affermata da molti negando agli altri la possibilità di vivere chi sono e come vogliono. Una riflessione che ci porterebbe lontano, e che lascia poche speranze, ma le speranze, invece, ci sono. Emergono infatti, in quest’ultimo anno, alcune opere che rompono il muro del silenzio ed il cui successo fa ben sperare: è il caso di Zamel, già citato, di Franco Buffoni (non nuovo a romanzi di deciso impegno civile), un’opera che mescola sapientemente registri e generi e che fa dell’omosessualità il proprio tema non soltanto per la vicenda, ma anche per le riflessioni, discussioni, argomentazioni che la vicenda consente. All’inizio dell’estate 2009 Gustav Hofer e Luca Ragazzi si sono aggiudicati il Nastro D’Argento (dopo altri 16 premi ottenuti in giro per il mondo), il più antico riconoscimento cinematografico italiano, grazie al loro documentario di denuncia "Improvvisamente l’inverno scorso" che racconta la storia di Luca e Gustav (autori ed interpreti), che da anni vivono serenamente insieme a Roma. Ma quando, nel febbraio 2007, il governo italiano propone di varare una legge sulle unioni di fatto estesa anche alle coppie omosessuali (DiCo), in sintonia con le direttive dell’Unione Europea, la loro vita cambia radicalmente. Il tema diventa all’ordine del giorno, nelle chiese come nei bar, nei dibattiti televisivi come in coda alle poste. In breve tempo si raggiungono livelli parossistici di intolleranza: dalla proposta dei DiCo ad un’omofobia crescente. Gustav e Luca decidono allora di intraprendere un viaggio per conoscere tutte le posizioni che ci sono, su questo tema, in Italia. Con altro linguaggio ed altro taglio citiamo anche Insy Loan, autore di “Alla fine di questo libro la mia vita si autodistruggerà”, una sorta di romanzo di formazione omosessuale che ha però una storia atipica: l’editore Rizzoli ha contattato l’autore dopo lo straordinario successo del suo blog. In libreria ci sono ancora “Le Favole non dette” di Vladimir Luxuria e potremmo andare avanti… Sono quattro casi, per fortuna ce ne sono altri, moltissimi altri, ma offrono il quadro di un momento storico in cui un’informazione corretta ed una riflessione, un lavoro attorno a questi temi può consentire dei passi avanti importanti. Il libro che avete tra le mani ha avuto il coraggio e l’ambizione di occuparsi di questa tematica a tutto tondo: dalla storia dell’omosessualità e dell’omofobia sino alla situazione attuale, in Italia ed altrove; dal transessualismo allo studio dei generi; dalla costruzione dell’identità sessuale a scuola sino alle dinamiche del pregiudizio e della discriminazione in ambiente scolastico; dall’educazione alla diversità per la prevenzione di ogni forma di intolleranza e di bullismo, sino alla diversità nelle famiglie ed al ruolo degli insegnanti in proposito. Ogni argomento è trattato facendo riferimento e acquisendo le maggiori ricerche internazionali e la letteratura in materia, senza dimenticare però apparati riassuntivi, definizioni, percorsi da utilizzare con adolescenti, strumenti, giochi, attività, film, libri da utilizzare per trattare questi argomenti così importanti. Pregiudizi sessuali e stereotipi di genere sono così diffusi nella nostra società che spesso insegnanti ed educatori sono a loro volta disinformati e impreparati ad affrontare questi temi. Questo libro raccoglie per la prima volta in Italia contributi scientifici da parte di professionisti impegnati in vari ambiti (clinico, sociale, pedagogico) su questi argomenti per dare una risposta a queste domande e fornire strumenti teorici, metodi, attività e pratiche di intervento per la prevenzione del bullismo omofobico e l’educazione alle diversità sessuali. Crediamo, onestamente, che di un libro così ci sia bisogno … e speriamo che riesca a contribuire ad un dibattito più informato, meno grossolano, più rispettoso degli altri. Federico Batini

L'identità sessuale a scuola. Educare alla diversità e prevenire l'omofobia.

BATINI, Federico;
2009

Abstract

“Queer, in inglese, come sai bene, era ed è il termine più spregiativo per indicare l’omosessuale. Ma, soprattutto negli Stati Uniti, orami viene usato per indicare il bisogno da parte del soggetto di radicalizzare la propria diversità gay, di renderla costantemente “contro”, dura e pura. Queer – rispetto a gay e homosexual – è un termine più radicale; indica la diversità in tutte le sue forme, ben al di là del sistema binario sesso/genere. Un po’ come i neri che per sfida tornano ad autodefinirsi nigger. Quindi queer vale come frocio oggi in Italia. Quando ci si autodefinisce froci con orgoglio, come sfida, ci si appropria del linguaggio di chi ci insulta per rovesciarne il senso” (Zamel, di Franco Buffoni, Marcos Y Marcos). C’è ancora bisogno di rovesciare il senso. Nel mondo globalizzato impariamo a familiarizzare con la diversità. La diversità, però, non è soltanto quella culturale o di provenienza geografica. La diversità è insieme a noi da sempre, la scuola, in particolare ma ogni altro luogo di “comunità” sono luoghi ricchi, ricchi perché, soprattutto vedono la compresenza di molte differenze. Vi sono però differenze delle quali si parla, a volte a proposito, altre a sproposito, e differenze sulle quali è meglio tacere. Eppure, a guardar bene, non si tace. La differente identità sessuale, l’orientamento sessuale non eterosessuale, il ruolo di genere non interpretato secondo la “norma” vengono stigmatizzati, prendiamo ancora in prestito un passo da Zamel, di Franco Buffoni: “Perché è vero, tutto comincia con un insulto, sentito da bambino e non indirizzato a te, poi lo senti indirizzato a te e sogni di potertene liberare, ma dentro di te già sai che non sarà possibile. L’ insulto è il primo e più dirompente mezzo di conoscenza che il mondo presenta all’omosessuale. Ancora peggio dell’insulto, è la barzelletta ascoltata da bambini in famiglia, la battuta del fratello maggiore, del cugino o persino del padre. Sono queste parole che per prime creano la nostra identità.” L’insulto è il modo con il quale un adolescente non eterosessuale viene a contatto con la percezione di sé rispecchiata negli altri, è lecito pensare che la domanda che allora si pone sia: dunque io sono questo? Il volume che qui presentiamo, voluto e promosso da Pratika (www.pratika.net) e da L’Altra Città (www.altracitta.it), a seguito di un progetto di prevenzione dell’omofobia Homofobicus? No Homo sapiens (ideato e gestito da Pratika), si pone degli obiettivi precisi. Gli obiettivi sono: quello di informare rispetto a tematiche misconosciute, equivocate e rispetto alle quali molti credono di sapere, pochissimi sanno (e lo sforzo degli autori è stato allora di mantenere alto il livello di scientificità senza rinunciare ad un linguaggio comprensibile); dall’altra quello di fornire strumenti a chi opera come insegnante, orientatore, educatore, formatore, perché anche armati delle migliori volontà non vi sono, quasi mai, gli strumenti adeguati. Informare perché assistiamo a una diffusione di informazioni distorte e parziali (progettualmente o solo per ignoranza) da parte dei media, nella vita quotidiana, da parte, persino, di rappresentanti istituzionali, informare perché sta crescendo la curiosità, ma anche l’intolleranza verso le diversità sessuali ed i casi di bullismo omofobico nei contesti scolastici, con conseguenze anche gravissime per chi ne è fatto oggetto. Il bullismo omofobico spesso è originato dall’ignoranza, dal timore, dall’eterno “altro” che spaventa perché ci costringe a chiederci chi siamo noi, per cui già un’accurata informazione e conoscenza possono costituire un antidoto potente. Fornire metodi, strumenti, accorgimenti perché non è semplice decidere, ad esempio, come comportarsi quando, in aula, uno studente viene chiamato “finocchio” o comunque preso in giro per il suo orientamento sessuale. Non è semplice affrontare l’argomento dell’identità sessuale in classe senza scadere nelle battute, nelle offese, nelle frasi stereotipate. Omosessualità e transessualismo stanno diventando sempre più visibili all’interno della nostra società. Gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado discutono di questi argomenti sempre più spesso e cominciano a formare le loro opinioni e atteggiamenti in proposito, ma assistono, al contempo, all’utilizzo, da parte degli adulti in primis, di termini come “finocchio”, “frocio”, “lesbica” ed altri come se fossero insulti. C’è un terzo obiettivo che questo testo si propone ed è quello di dare un contributo all’affermazione di diritti civili elementari che, nel nostro paese, nel XXI secolo, dovrebbero essere scontati: non lo sono, quindi c’è bisogno anche di un volume come questo. La verità della propria convinzione e della propria condizione viene, ancora oggi, affermata da molti negando agli altri la possibilità di vivere chi sono e come vogliono. Una riflessione che ci porterebbe lontano, e che lascia poche speranze, ma le speranze, invece, ci sono. Emergono infatti, in quest’ultimo anno, alcune opere che rompono il muro del silenzio ed il cui successo fa ben sperare: è il caso di Zamel, già citato, di Franco Buffoni (non nuovo a romanzi di deciso impegno civile), un’opera che mescola sapientemente registri e generi e che fa dell’omosessualità il proprio tema non soltanto per la vicenda, ma anche per le riflessioni, discussioni, argomentazioni che la vicenda consente. All’inizio dell’estate 2009 Gustav Hofer e Luca Ragazzi si sono aggiudicati il Nastro D’Argento (dopo altri 16 premi ottenuti in giro per il mondo), il più antico riconoscimento cinematografico italiano, grazie al loro documentario di denuncia "Improvvisamente l’inverno scorso" che racconta la storia di Luca e Gustav (autori ed interpreti), che da anni vivono serenamente insieme a Roma. Ma quando, nel febbraio 2007, il governo italiano propone di varare una legge sulle unioni di fatto estesa anche alle coppie omosessuali (DiCo), in sintonia con le direttive dell’Unione Europea, la loro vita cambia radicalmente. Il tema diventa all’ordine del giorno, nelle chiese come nei bar, nei dibattiti televisivi come in coda alle poste. In breve tempo si raggiungono livelli parossistici di intolleranza: dalla proposta dei DiCo ad un’omofobia crescente. Gustav e Luca decidono allora di intraprendere un viaggio per conoscere tutte le posizioni che ci sono, su questo tema, in Italia. Con altro linguaggio ed altro taglio citiamo anche Insy Loan, autore di “Alla fine di questo libro la mia vita si autodistruggerà”, una sorta di romanzo di formazione omosessuale che ha però una storia atipica: l’editore Rizzoli ha contattato l’autore dopo lo straordinario successo del suo blog. In libreria ci sono ancora “Le Favole non dette” di Vladimir Luxuria e potremmo andare avanti… Sono quattro casi, per fortuna ce ne sono altri, moltissimi altri, ma offrono il quadro di un momento storico in cui un’informazione corretta ed una riflessione, un lavoro attorno a questi temi può consentire dei passi avanti importanti. Il libro che avete tra le mani ha avuto il coraggio e l’ambizione di occuparsi di questa tematica a tutto tondo: dalla storia dell’omosessualità e dell’omofobia sino alla situazione attuale, in Italia ed altrove; dal transessualismo allo studio dei generi; dalla costruzione dell’identità sessuale a scuola sino alle dinamiche del pregiudizio e della discriminazione in ambiente scolastico; dall’educazione alla diversità per la prevenzione di ogni forma di intolleranza e di bullismo, sino alla diversità nelle famiglie ed al ruolo degli insegnanti in proposito. Ogni argomento è trattato facendo riferimento e acquisendo le maggiori ricerche internazionali e la letteratura in materia, senza dimenticare però apparati riassuntivi, definizioni, percorsi da utilizzare con adolescenti, strumenti, giochi, attività, film, libri da utilizzare per trattare questi argomenti così importanti. Pregiudizi sessuali e stereotipi di genere sono così diffusi nella nostra società che spesso insegnanti ed educatori sono a loro volta disinformati e impreparati ad affrontare questi temi. Questo libro raccoglie per la prima volta in Italia contributi scientifici da parte di professionisti impegnati in vari ambiti (clinico, sociale, pedagogico) su questi argomenti per dare una risposta a queste domande e fornire strumenti teorici, metodi, attività e pratiche di intervento per la prevenzione del bullismo omofobico e l’educazione alle diversità sessuali. Crediamo, onestamente, che di un libro così ci sia bisogno … e speriamo che riesca a contribuire ad un dibattito più informato, meno grossolano, più rispettoso degli altri. Federico Batini
2009
9788820748494
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/146437
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