Avevamo dimenticato fra le pagine dei libri di storia il potenziale di mutamento delle epidemie. Abbiamo vissuto increduli e smarriti la fase acuta dell’emergenza del nuovo Coronavirus, consapevoli da un lato che difficilmente la vita sarebbe poi ripresa da dove era stata interrotta, ma comunque speranzosi di tornare presto al nostro vissuto quotidiano. Poi siamo passati a pensarci nel “dopo COVID-19”, individuando la linea di confine con il “prima” nella scoperta di un vaccino sicuro ed efficace, per prevenire la malattia e non ammalarci, o anche di cure specifiche, per poterne guarire; e abbiamo detto: dobbiamo resistere fino a quel punto. E adesso stiamo lentamente acquistando una nuova consapevolezza: con COVID-19 dobbiamo viverci insieme, e realisticamente non sappiamo per quanto tempo. Ma la convivenza forzata con SARS-CoV-2 ha impresso una accelerazione vertiginosa ai cambiamenti che erano in atto nel nostro mondo, e sappiamo che velocizzare un avvenimento non significa solamente abbreviarne la scala temporale, ma consente di aprire anche a nuovi sviluppi, a esiti impossibili da ipotizzare in tempi non emergenziali. È questo che sta succedendo sotto i nostri occhi adesso, in ogni aspetto della esistenza umana, in ogni angolo del mondo. La bioetica non fa eccezioni, al contrario: lo scossone pandemico ha rimescolato completamente le carte, mandando all’aria idee e concetti ormai dati per acquisiti, riscrivendo l’agenda delle priorità e disegnando nuovi paradigmi. Il libro della bioetica ha bisogno di una nuova sezione: la bioetica dopo COVID-19, dove quel “dopo” non sta per “superato” COVID- 19, ma “dopo l’arrivo di COVID-19”. Questo contributo vuole essere una prima proposta di alcuni nuovi capitoli da scrivere.
La bioetica dopo Covid-19
Morresi A
2020
Abstract
Avevamo dimenticato fra le pagine dei libri di storia il potenziale di mutamento delle epidemie. Abbiamo vissuto increduli e smarriti la fase acuta dell’emergenza del nuovo Coronavirus, consapevoli da un lato che difficilmente la vita sarebbe poi ripresa da dove era stata interrotta, ma comunque speranzosi di tornare presto al nostro vissuto quotidiano. Poi siamo passati a pensarci nel “dopo COVID-19”, individuando la linea di confine con il “prima” nella scoperta di un vaccino sicuro ed efficace, per prevenire la malattia e non ammalarci, o anche di cure specifiche, per poterne guarire; e abbiamo detto: dobbiamo resistere fino a quel punto. E adesso stiamo lentamente acquistando una nuova consapevolezza: con COVID-19 dobbiamo viverci insieme, e realisticamente non sappiamo per quanto tempo. Ma la convivenza forzata con SARS-CoV-2 ha impresso una accelerazione vertiginosa ai cambiamenti che erano in atto nel nostro mondo, e sappiamo che velocizzare un avvenimento non significa solamente abbreviarne la scala temporale, ma consente di aprire anche a nuovi sviluppi, a esiti impossibili da ipotizzare in tempi non emergenziali. È questo che sta succedendo sotto i nostri occhi adesso, in ogni aspetto della esistenza umana, in ogni angolo del mondo. La bioetica non fa eccezioni, al contrario: lo scossone pandemico ha rimescolato completamente le carte, mandando all’aria idee e concetti ormai dati per acquisiti, riscrivendo l’agenda delle priorità e disegnando nuovi paradigmi. Il libro della bioetica ha bisogno di una nuova sezione: la bioetica dopo COVID-19, dove quel “dopo” non sta per “superato” COVID- 19, ma “dopo l’arrivo di COVID-19”. Questo contributo vuole essere una prima proposta di alcuni nuovi capitoli da scrivere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.