La collaborazione a "La Nuova Europa", il settimanale diretto da Luigi Salvatorelli fra il 1944 e il 1946 di cui Umberto Morra di Lavriano (1897-1981) fu redattore, è al centro dell’analisi. L’intensità dell’impegno organizzativo e ideale profuso da Morra in tale esperienza (130 articoli, la mobilitazione degli intellettuali suoi amici da Pancrazi a Moravia a Berenson ecc.) nasce dalla forte consapevolezza del momento storico e del ruolo fondamentale del giornalismo. Vennero anzi a ricrearsi per Morra «condizioni storiche e intellettuali analoghe a quelle che aveva vissuto vent’anni prima con le riviste di Piero Gobetti» negli anni Venti. Il saggio ripercorre quindi i rapporti di Morra con Salvatorelli, le sue vicende soprattutto durante gli anni di guerra dopo il trasferimento stabile nel '40 da Cortona a Roma, il suo impegno nelle fasi cruciali della lotta antifascista e della Libertazione. Poi sono esaminate le vicende del settimanale in rapporto agli eventi bellici e politici, con attenzione ai rapporti col Partito d'Azione e col mondo della cultura. Vengono quindi studiati con attenzione gli interventi di Morra sul settimanale: «il grande problema che impegna Morra è l’impreparazione politica e l’incultura civile del popolo italiano, chiamato improvvisamente a dar prova di maturità nel consesso delle democrazie e del nuovo ordine internazionale dopo vent’anni di fascismo». Di particolare interesse i «corsivi» (commenti di attualità e di costume), riletti nella loro tensione a fare dell’«uomo della strada» un «cittadino»: Morra focalizza situazioni ed episodi significativi, e suggerisce prospettive concrete e inedite per una democrazia “di base” dalle forti suggestioni gobettiane e capitiniane.
Morra e "La Nuova Europa" (1944-1946)
simone casini
2021
Abstract
La collaborazione a "La Nuova Europa", il settimanale diretto da Luigi Salvatorelli fra il 1944 e il 1946 di cui Umberto Morra di Lavriano (1897-1981) fu redattore, è al centro dell’analisi. L’intensità dell’impegno organizzativo e ideale profuso da Morra in tale esperienza (130 articoli, la mobilitazione degli intellettuali suoi amici da Pancrazi a Moravia a Berenson ecc.) nasce dalla forte consapevolezza del momento storico e del ruolo fondamentale del giornalismo. Vennero anzi a ricrearsi per Morra «condizioni storiche e intellettuali analoghe a quelle che aveva vissuto vent’anni prima con le riviste di Piero Gobetti» negli anni Venti. Il saggio ripercorre quindi i rapporti di Morra con Salvatorelli, le sue vicende soprattutto durante gli anni di guerra dopo il trasferimento stabile nel '40 da Cortona a Roma, il suo impegno nelle fasi cruciali della lotta antifascista e della Libertazione. Poi sono esaminate le vicende del settimanale in rapporto agli eventi bellici e politici, con attenzione ai rapporti col Partito d'Azione e col mondo della cultura. Vengono quindi studiati con attenzione gli interventi di Morra sul settimanale: «il grande problema che impegna Morra è l’impreparazione politica e l’incultura civile del popolo italiano, chiamato improvvisamente a dar prova di maturità nel consesso delle democrazie e del nuovo ordine internazionale dopo vent’anni di fascismo». Di particolare interesse i «corsivi» (commenti di attualità e di costume), riletti nella loro tensione a fare dell’«uomo della strada» un «cittadino»: Morra focalizza situazioni ed episodi significativi, e suggerisce prospettive concrete e inedite per una democrazia “di base” dalle forti suggestioni gobettiane e capitiniane.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.