L'intervento esamina i rapporti tra due protagonisti degli anni preunitari, Ippolito Nievo e Carlo Tenca. Il romanzo "Le Confessioni d’un Italiano" (1858) e il settimanale "Il Crepuscolo" di Carlo Tenca (1850-1859) sono i migliori risultati della cultura risorgimentale preunitaria – e del decennio preunitario in modo particolare – nei loro rispettivi ambiti. Sono infatti i tentativi maggiori, in quegli anni, di fondare la cultura dell’Italia unita su basi lungimiranti e nuove, capaci di elaborare e declinare al futuro la recente riflessione culturale (storiografica, civile, scientifica, letteraria), per dare una forma e un volto all’uomo dell’Italia ventura. E – comune destino che prolunga e conferma il parallelo – né l’uno né l’altro ha poi trovato posto nella cultura degli anni post-unitari, ed entrambi subirono rapidamente un processo di marginalizzazione e di rimozione. E tuttavia Nievo, che pur vide recensiti i suoi primi due volumi di "Versi" da Tenca, non fu mai una firma del "Crepuscolo", alle cui colonne seriose preferì quelle più vivaci e battagliere delle riviste di Leone Fortis, "Il Pungolo" e soprattutto "L’Uomo di Pietra". Si può ipotizzare che una certa incomprensione fra i due, al di là di contingenze e temperamenti, sorgesse intorno a Il Conte Pecorajo; e al fatto che Nievo era una firma un po' troppo 'rischiosa' per un settimanale continuamente sotto l'osservazione della censura lombardo-veneta.
Nievo e la mancata collaborazione a "Il Crepuscolo" di Carlo Tenca
simone casini
2020
Abstract
L'intervento esamina i rapporti tra due protagonisti degli anni preunitari, Ippolito Nievo e Carlo Tenca. Il romanzo "Le Confessioni d’un Italiano" (1858) e il settimanale "Il Crepuscolo" di Carlo Tenca (1850-1859) sono i migliori risultati della cultura risorgimentale preunitaria – e del decennio preunitario in modo particolare – nei loro rispettivi ambiti. Sono infatti i tentativi maggiori, in quegli anni, di fondare la cultura dell’Italia unita su basi lungimiranti e nuove, capaci di elaborare e declinare al futuro la recente riflessione culturale (storiografica, civile, scientifica, letteraria), per dare una forma e un volto all’uomo dell’Italia ventura. E – comune destino che prolunga e conferma il parallelo – né l’uno né l’altro ha poi trovato posto nella cultura degli anni post-unitari, ed entrambi subirono rapidamente un processo di marginalizzazione e di rimozione. E tuttavia Nievo, che pur vide recensiti i suoi primi due volumi di "Versi" da Tenca, non fu mai una firma del "Crepuscolo", alle cui colonne seriose preferì quelle più vivaci e battagliere delle riviste di Leone Fortis, "Il Pungolo" e soprattutto "L’Uomo di Pietra". Si può ipotizzare che una certa incomprensione fra i due, al di là di contingenze e temperamenti, sorgesse intorno a Il Conte Pecorajo; e al fatto che Nievo era una firma un po' troppo 'rischiosa' per un settimanale continuamente sotto l'osservazione della censura lombardo-veneta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.