In quest'intervento viene ripercorso e approfondito, sulla base della critica precedente (Pasolini, Garboli, Nava, Pecora, Deidier ecc.), il rapporto cruciale e ambivalente tra Penna e Pascoli. Il nostro percorso comincia con le letture pascoliane di Penna, che coincidono con gli esordi stessi della sua poesia e che anzi svolsero un ruolo importante nel chiarimento della sua poetica: l’annus mirabilis 1928, che sotto molti aspetti può essere considerato come l’atto di nascita del poeta, è particolarmente ricco di indizi pascoliani o – più propriamente – antipascoliani. «Lesse Pascoli senza appassionarsi», ha scritto infatti Elio Pecora riportando un ricordo autobiografico del poeta: tale freddezza, per un lettore reattivo come era il giovane Penna, implica un giudizio decisamente negativo. Successivamente, sviluppando alcune acute intuizioni di Pasolini, viene individuato nella poesia di Penna un piano diverso in cui l’antipascolismo programmatico tradisce invece alcune profonde affinità col poeta di San Mauro e si rovescia in una sorta di pascolismo involontario: il simbolo pascoliano del vischio "albero strano" vale anche, con tutt'altre connotazioni, anche per Penna. Infine, all’interno di questa forbice, il saggio indaga la pertinenza pascoliana (soprattutto dei "Primi" e "Nuovi poemetti") di alcune figurazioni della poesia penniana.

Due alberi strani. A proposito di Pascoli e Penna

simone casini
2018

Abstract

In quest'intervento viene ripercorso e approfondito, sulla base della critica precedente (Pasolini, Garboli, Nava, Pecora, Deidier ecc.), il rapporto cruciale e ambivalente tra Penna e Pascoli. Il nostro percorso comincia con le letture pascoliane di Penna, che coincidono con gli esordi stessi della sua poesia e che anzi svolsero un ruolo importante nel chiarimento della sua poetica: l’annus mirabilis 1928, che sotto molti aspetti può essere considerato come l’atto di nascita del poeta, è particolarmente ricco di indizi pascoliani o – più propriamente – antipascoliani. «Lesse Pascoli senza appassionarsi», ha scritto infatti Elio Pecora riportando un ricordo autobiografico del poeta: tale freddezza, per un lettore reattivo come era il giovane Penna, implica un giudizio decisamente negativo. Successivamente, sviluppando alcune acute intuizioni di Pasolini, viene individuato nella poesia di Penna un piano diverso in cui l’antipascolismo programmatico tradisce invece alcune profonde affinità col poeta di San Mauro e si rovescia in una sorta di pascolismo involontario: il simbolo pascoliano del vischio "albero strano" vale anche, con tutt'altre connotazioni, anche per Penna. Infine, all’interno di questa forbice, il saggio indaga la pertinenza pascoliana (soprattutto dei "Primi" e "Nuovi poemetti") di alcune figurazioni della poesia penniana.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1494821
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