Pianeta Terra. “Qui”, ormai, tutti parlano (non soltanto) di polarizzazione e di “odio in rete”, meglio noto come #hatespeech, di camere dell’eco o echo chambers (le parole inglesi, per tante ragioni, fanno sempre più effetto), parlano e dibattono, in ogni sede e attraverso qualunque canale, di libertà e responsabilità (come ripeto ogni volta, “concetti relazionali” spesso confusi, non soltanto all’interno di una visione/lettura individualistica) e lo fanno con opinioni e posizioni più differenti; e, di conseguenza, tutti parlano, più in generale, della rilevanza strategica, a tutti i livelli e in qualsiasi ambito della vita privata, organizzativa e sociale, della “comunicazione”, della “buona” e “corretta” comunicazione, del “comunicare” e, quindi, del relazionarci e del vivere. Il tutto con un po’ di ritardo – ma, come si dice, meglio tardi che mai – e facendo riferimento alle più svariate concezioni/definizioni/campi e approcci disciplinari. L’importanza e la complessità del dialogo, del comunicare, del confrontarsi e dell’incontrare l’Altro, sono ricondotte/ridotte/semplificate, talvolta banalizzate, soprattutto attraverso il sistematico e continuo riferimento/ricorso a buone regole, linee guida e a tecniche/strategie “comunicative”, più o meno sofisticate, presentate come universalmente valide ed efficaci in ogni circostanza/situazione/contesto. Allo stesso tempo, (quasi) tutti coloro che parlano/hanno parlato, a lungo, solo e soltanto di “polarizzazione/i”, di “odio in rete”, insomma di informazione e comunicazione, mostrano/esibiscono una certa incoerenza, quanto meno nella gestione dei loro contenuti più importanti (più importanti,in una certa ottica: quella dei consensi, delle interazioni, dei commenti, dei likes, dei followers), oltre che nelle loro tattiche e/o strategie, più o meno sofisticate, comunicative (offline e online). Ebbene, proprio a tal proposito, non posso non rilevare come talvolta/spesso siano proprio gli stessi che alimentano certe dinamiche e derive, anche con i loro atteggiamenti e comportamenti manifesti e visibili. Sempre più frequente e sempre più evidente appaiono il bisogno, quasi vitale, insopprimibile, di definire, creare, alimentare, nominare, evocare etc. contrapposizioni, polemiche (su qualsiasi tema/argomento… meglio se sterili, si divide e ci si divide meglio) e l’esigenza di individuare e mostrare al pubblico chi sono, nella migliore delle ipotesi, gli “avversari” e, nella peggiore delle ipotesi, i nemici. Anche nei ‘settori’ dello studio e nella ricerca, in quelli della produzione e condivisione della conoscenza e dei saperi, dove dovrebbero/potrebbero essere perseguiti ben altri obiettivi. Logiche di separazione e di reclusione dei saperi (1996), logiche di inclusione e/o esclusione nel/dal dibattito pubblico, non soltanto mediatico e/o nei social, che si coniugano perfettamente con altre logiche, anch’esse ben note, quelle della visibilità, della civiltà dell’immagine, della società dei followers e dei like.

La dissimulazione della comunicazione e della co-abitazione…della democrazia.

Piero Dominici
2021

Abstract

Pianeta Terra. “Qui”, ormai, tutti parlano (non soltanto) di polarizzazione e di “odio in rete”, meglio noto come #hatespeech, di camere dell’eco o echo chambers (le parole inglesi, per tante ragioni, fanno sempre più effetto), parlano e dibattono, in ogni sede e attraverso qualunque canale, di libertà e responsabilità (come ripeto ogni volta, “concetti relazionali” spesso confusi, non soltanto all’interno di una visione/lettura individualistica) e lo fanno con opinioni e posizioni più differenti; e, di conseguenza, tutti parlano, più in generale, della rilevanza strategica, a tutti i livelli e in qualsiasi ambito della vita privata, organizzativa e sociale, della “comunicazione”, della “buona” e “corretta” comunicazione, del “comunicare” e, quindi, del relazionarci e del vivere. Il tutto con un po’ di ritardo – ma, come si dice, meglio tardi che mai – e facendo riferimento alle più svariate concezioni/definizioni/campi e approcci disciplinari. L’importanza e la complessità del dialogo, del comunicare, del confrontarsi e dell’incontrare l’Altro, sono ricondotte/ridotte/semplificate, talvolta banalizzate, soprattutto attraverso il sistematico e continuo riferimento/ricorso a buone regole, linee guida e a tecniche/strategie “comunicative”, più o meno sofisticate, presentate come universalmente valide ed efficaci in ogni circostanza/situazione/contesto. Allo stesso tempo, (quasi) tutti coloro che parlano/hanno parlato, a lungo, solo e soltanto di “polarizzazione/i”, di “odio in rete”, insomma di informazione e comunicazione, mostrano/esibiscono una certa incoerenza, quanto meno nella gestione dei loro contenuti più importanti (più importanti,in una certa ottica: quella dei consensi, delle interazioni, dei commenti, dei likes, dei followers), oltre che nelle loro tattiche e/o strategie, più o meno sofisticate, comunicative (offline e online). Ebbene, proprio a tal proposito, non posso non rilevare come talvolta/spesso siano proprio gli stessi che alimentano certe dinamiche e derive, anche con i loro atteggiamenti e comportamenti manifesti e visibili. Sempre più frequente e sempre più evidente appaiono il bisogno, quasi vitale, insopprimibile, di definire, creare, alimentare, nominare, evocare etc. contrapposizioni, polemiche (su qualsiasi tema/argomento… meglio se sterili, si divide e ci si divide meglio) e l’esigenza di individuare e mostrare al pubblico chi sono, nella migliore delle ipotesi, gli “avversari” e, nella peggiore delle ipotesi, i nemici. Anche nei ‘settori’ dello studio e nella ricerca, in quelli della produzione e condivisione della conoscenza e dei saperi, dove dovrebbero/potrebbero essere perseguiti ben altri obiettivi. Logiche di separazione e di reclusione dei saperi (1996), logiche di inclusione e/o esclusione nel/dal dibattito pubblico, non soltanto mediatico e/o nei social, che si coniugano perfettamente con altre logiche, anch’esse ben note, quelle della visibilità, della civiltà dell’immagine, della società dei followers e dei like.
2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1520117
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