In malerbologia, la conoscenza quanti-qualitativa della banca dei semi ("seed bank") delle piante infestanti nel terreno rappresenta un elemento importante per riuscire ad apprezzare i fenomeni evolutivi delle comunità di malerbe e poter valutare, nel medio-lungo periodo, l’influenza degli itinerari tecnici sulla dinamica della flora infestante. Nello studio della banca semi, l’identificazione e la quantificazione dei semi delle diverse specie presenti rappresentano le fasi più laboriose ed onerose e generalmente due sono i metodi impiegati che si riscontrano in bibliografia: 1) uno diretto, mediante separazione fisica dei semi dal terreno e loro successiva identificazione (Covarelli, 1995; Benvenuti et al., 2001); 2) uno indiretto, mediante identificazione delle plantule, emerse dalla germinazione dei semi contenuti nel terreno (Cantele et al., 1986). Il metodo diretto, rispetto a quello indiretto, consente di ottenere risultati in tempi più brevi, ma può presentare alcuni inconvenienti che, in funzione degli strumenti utilizzati per la separazione dei semi, possono riassumersi in: a) una minor precisione dovuta alla perdita e alla rottura dei semi; b) un maggior impiego di manodopera; c) una sovrastima dei semi vitali. Obiettivo della presente ricerca è stato quello di realizzare, mettere a punto e validare un nuovo strumento per la separazione dei semi dal terreno, denominato “Estrattore di semi a filtri” (che indicheremo in seguito come “E.s.f.”)
“Estrattore di semi a filtri”: un nuovo strumento per la determinazione della banca dei semi delle piante infestanti
PANNACCI, Euro;
2007
Abstract
In malerbologia, la conoscenza quanti-qualitativa della banca dei semi ("seed bank") delle piante infestanti nel terreno rappresenta un elemento importante per riuscire ad apprezzare i fenomeni evolutivi delle comunità di malerbe e poter valutare, nel medio-lungo periodo, l’influenza degli itinerari tecnici sulla dinamica della flora infestante. Nello studio della banca semi, l’identificazione e la quantificazione dei semi delle diverse specie presenti rappresentano le fasi più laboriose ed onerose e generalmente due sono i metodi impiegati che si riscontrano in bibliografia: 1) uno diretto, mediante separazione fisica dei semi dal terreno e loro successiva identificazione (Covarelli, 1995; Benvenuti et al., 2001); 2) uno indiretto, mediante identificazione delle plantule, emerse dalla germinazione dei semi contenuti nel terreno (Cantele et al., 1986). Il metodo diretto, rispetto a quello indiretto, consente di ottenere risultati in tempi più brevi, ma può presentare alcuni inconvenienti che, in funzione degli strumenti utilizzati per la separazione dei semi, possono riassumersi in: a) una minor precisione dovuta alla perdita e alla rottura dei semi; b) un maggior impiego di manodopera; c) una sovrastima dei semi vitali. Obiettivo della presente ricerca è stato quello di realizzare, mettere a punto e validare un nuovo strumento per la separazione dei semi dal terreno, denominato “Estrattore di semi a filtri” (che indicheremo in seguito come “E.s.f.”)I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.