Storia, società, poesia civile: tra anni Settanta e oggi

Taking stock of the generation that made its debut in the Seventies, poetry is characterized by the rejection of history and with it a posture of political and civil commitment. Poets like Milo De An-gelis and Giuseppe Conte represent this position well. The same is true for Gianni D'Elia's first collection, Non per chi va, 1980. However, it is interesting how starting from the second half of the Eighties a civil dimension returns to be present in D'Elia, up to being central in Trentennio, the self-anthology published in 2010. Anedda offers an identical scenario in the transition be-tween Residenze invernali and Notti di pace occidentale. The urgency of a confrontation with his-tory starting from the Nineties ends up realigning poets of different generations: Fortini, Anedda, D'Elia, but in a perspective that sees the writer's sense of helplessness - Anedda is exemplary – emerging with ever greater force, compared to a reality whose violence overwhelms us.

Facendo il punto sulla generazione che esordisce negli anni Settanta, la poesia è caratterizzata dal rigetto della storia e con essa di una postura di impegno politico e civile. Poeti come Milo De Angelis e Giuseppe Conte rappresentano bene questa posizione. Lo stesso vale per la prima rac-colta di Gianni D’Elia, Non per chi va, 1980. È però interessante come a partire dalla seconda me-tà degli anni Ottanta una dimensione civile torni ad essere presente in D’Elia, fino ad essere cen-trale in Trentennio, l’auto-antologia edita nel 2010. Lo stesso accade per Anedda nel passaggio fra Residenze invernali e Notti di pace occidentale. L’urgenza di un confronto con la storia a partire dagli anni Novanta finisce per riallineare poeti di diverse generazioni: Fortini, Anedda, D’Elia, ma in una prospettiva che vede emergere con sempre maggior forza – Anedda risulta esemplare – il senso di impotenza dello scrittore rispetto ad una realtà la cui violenza ci sopravanza.