Il bisogno, di parlare di Shoah, di razza, di discriminazione, ancora oggi continua, e rimane al centro dell’orizzonte culturale dello storico, del filosofo, del sociologo, del politico, dell’uomo comune, del giurista. Ed anche della scienza penale. Molti Autori hanno affrontato l’argomento, pronti a combattere per la propria crociata di verità in particolare su una questione di Negazionismo diventata codicistica, schierandola ora sul filo dell’insegnamento morale, ora sul crinale della prevenzione della criminalità di massa, ora sul confine della libertà di pensiero. È il Grande Tema della Storia ripetuta e della Storia negata, da tempo risceso per strada attraverso multiformi episodi di discriminazione latamente razzista, che imperversano su scala nazionale e mondiale: è la fenomenologia criminosa degli innovativi delitti contro l’uguaglianza. Tema Grande, che per essere compreso necessita non solo dell’analisi dell’articolo codificato, ma di una più ampia riflessione sul senso dell’uguaglianza umana e sui contenuti neo-moderni dei concetti di uguaglianza sociale, di storicità e di fattualità, che impregnano il diritto penale. Il ragionamento che segue prova così a raccogliere questi filoni, fissando i punti cardinali di una proposta che inizia con l’inquadrare una tipicità per Costituzione dell’uguaglianza garantita penalmente, al contempo diritto della comunità sociale e diritto della persona. E cerca di raggiungere due obiettivi. Dimostrare la tipicità continua e incerta di una fattispecie penale già scritta dai 18 nel testo dell’art. 3, oggi vistosamente trasfusa e riformulata nei margini dell’art. 604 bis c.p., e dimostrarne l’apertura a punire quei comportamenti di discriminazione razziale capaci – di tempo in tempo - di privare la collettività sociale della sua unità fatta di uguali, e l’uomo che la compone della necessaria relazione di appartenenza ad essa, parte e strumento fondamentale per la formazione della sua identità.
La fattispecie costituzionale di uguaglianza nella comunità sociale. L’identità di appartenenza che deve essere protetta dal diritto penale
D. Falcinelli
2023
Abstract
Il bisogno, di parlare di Shoah, di razza, di discriminazione, ancora oggi continua, e rimane al centro dell’orizzonte culturale dello storico, del filosofo, del sociologo, del politico, dell’uomo comune, del giurista. Ed anche della scienza penale. Molti Autori hanno affrontato l’argomento, pronti a combattere per la propria crociata di verità in particolare su una questione di Negazionismo diventata codicistica, schierandola ora sul filo dell’insegnamento morale, ora sul crinale della prevenzione della criminalità di massa, ora sul confine della libertà di pensiero. È il Grande Tema della Storia ripetuta e della Storia negata, da tempo risceso per strada attraverso multiformi episodi di discriminazione latamente razzista, che imperversano su scala nazionale e mondiale: è la fenomenologia criminosa degli innovativi delitti contro l’uguaglianza. Tema Grande, che per essere compreso necessita non solo dell’analisi dell’articolo codificato, ma di una più ampia riflessione sul senso dell’uguaglianza umana e sui contenuti neo-moderni dei concetti di uguaglianza sociale, di storicità e di fattualità, che impregnano il diritto penale. Il ragionamento che segue prova così a raccogliere questi filoni, fissando i punti cardinali di una proposta che inizia con l’inquadrare una tipicità per Costituzione dell’uguaglianza garantita penalmente, al contempo diritto della comunità sociale e diritto della persona. E cerca di raggiungere due obiettivi. Dimostrare la tipicità continua e incerta di una fattispecie penale già scritta dai 18 nel testo dell’art. 3, oggi vistosamente trasfusa e riformulata nei margini dell’art. 604 bis c.p., e dimostrarne l’apertura a punire quei comportamenti di discriminazione razziale capaci – di tempo in tempo - di privare la collettività sociale della sua unità fatta di uguali, e l’uomo che la compone della necessaria relazione di appartenenza ad essa, parte e strumento fondamentale per la formazione della sua identità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.