La recente legge delega di riforma fiscale (legge 111/2023), all’art.9 lett. c), introduce il principio per cui, nell’ottica di una semplificazione degli adempimenti amministrativi, si deve puntare, per quanto possibile, a un concreto avvicinamento dei valori fiscali a quelli “commerciali” di bilancio, così come sanciti dal Codice civile e dai principi contabili nazionali e internazionali. La novità rappresenta un interessante spunto per una più ampia riflessione, anche in chiave storica, dei rapporti e delle interrelazioni fra le determinazioni del bilancio di esercizio e la definizione del reddito imponibile. Il tema è annoso e ha interessato sia esperti di diritto tributario, che hanno formulato tesi a volte contrastanti, sia gli studiosi di economia aziendale, preoccupati della salvaguardia del ruolo informativo del bilancio di esercizio e della centralità della clausola generale della “rappresentazione veritiera e corretta”, spesso minata dalla presenza di inquinamenti di origine fiscale, giustificati soltanto dal fatto di poter beneficiare di alcuni vantaggi legati al pagamento delle imposte. È certo che l’introduzione dei principi contabili internazionali, prima, e la rivisitazione dei principi contabili nazionali, a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. 139/2015 (attuativa della direttiva comunitaria 2013/34/UE), poi, costituiscono due aspetti che hanno rimesso in discussione il rapporto con le norme fiscali, tanto che è stato introdotto, sia per i soggetti IAS adopter che per quelli no IAS adopter, il criterio della “derivazione rafforzata” quale evidente indicatore di come si sia voluto attribuire al bilancio di esercizio e alla clausola generale della “rappresentazione veritiera e corretta” una maggiore, anche se non piena, valenza ai fini della determinazione della base imponibile. Con il presente studio si intende, pertanto, offrire un quadro generale e complessivo della articolata situazione, così come si è sviluppata nel corso di più di 40 anni, cercando di individuare gli elementi che più di altri hanno, in questo difficile rapporto fra corrette regole “commerciali” e norme tributarie, rischiato di “minare” la capacità informativa del bilancio di esercizio, rappresentando così anche un contributo per comprendere le potenzialità, i confini e i limiti della legge di riforma.
La centralità della clausola di bilancio della “rappresentazione veritiera e corretta” nel rapporto fra reddito “commerciale” e reddito “fiscale”
Libero Mario Mari
;Francesca Picciaia
2023
Abstract
La recente legge delega di riforma fiscale (legge 111/2023), all’art.9 lett. c), introduce il principio per cui, nell’ottica di una semplificazione degli adempimenti amministrativi, si deve puntare, per quanto possibile, a un concreto avvicinamento dei valori fiscali a quelli “commerciali” di bilancio, così come sanciti dal Codice civile e dai principi contabili nazionali e internazionali. La novità rappresenta un interessante spunto per una più ampia riflessione, anche in chiave storica, dei rapporti e delle interrelazioni fra le determinazioni del bilancio di esercizio e la definizione del reddito imponibile. Il tema è annoso e ha interessato sia esperti di diritto tributario, che hanno formulato tesi a volte contrastanti, sia gli studiosi di economia aziendale, preoccupati della salvaguardia del ruolo informativo del bilancio di esercizio e della centralità della clausola generale della “rappresentazione veritiera e corretta”, spesso minata dalla presenza di inquinamenti di origine fiscale, giustificati soltanto dal fatto di poter beneficiare di alcuni vantaggi legati al pagamento delle imposte. È certo che l’introduzione dei principi contabili internazionali, prima, e la rivisitazione dei principi contabili nazionali, a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. 139/2015 (attuativa della direttiva comunitaria 2013/34/UE), poi, costituiscono due aspetti che hanno rimesso in discussione il rapporto con le norme fiscali, tanto che è stato introdotto, sia per i soggetti IAS adopter che per quelli no IAS adopter, il criterio della “derivazione rafforzata” quale evidente indicatore di come si sia voluto attribuire al bilancio di esercizio e alla clausola generale della “rappresentazione veritiera e corretta” una maggiore, anche se non piena, valenza ai fini della determinazione della base imponibile. Con il presente studio si intende, pertanto, offrire un quadro generale e complessivo della articolata situazione, così come si è sviluppata nel corso di più di 40 anni, cercando di individuare gli elementi che più di altri hanno, in questo difficile rapporto fra corrette regole “commerciali” e norme tributarie, rischiato di “minare” la capacità informativa del bilancio di esercizio, rappresentando così anche un contributo per comprendere le potenzialità, i confini e i limiti della legge di riforma.File | Dimensione | Formato | |
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