Fino ad ora era ignoto il coinvolgimento di Vasari nel rinnovamento architettonico della chiesa abbaziale di San Pietro a Perugia: questo studio rivela il ruolo dell’architetto aretino grazie a diverse lettere da lui inviate all’amico e consigliere, Don Vincenzio Borghini, e a una pianta dell’abbazia perugina. Ai primi di aprile 1566 Vasari è a Perugia per consegnare tre dipinti per il refettorio dell’abbazia di San Pietro, richiesti dall’abate Jacopo Dei. Il carteggio tra Vasari e Borghini chiarisce che i giorni nei quali l’aretino resta ospite dell’abbazia perugina, vengono messi a frutto anche per alcuni lavori architettonici nel complesso abbaziale. Una pianta dell’archivio storico dell’abbazia di San Pietro a Perugia raffigura gran parte del complesso abbaziale: sulla planimetria sono rappresentate gli interventi architettonici da realizzarsi. Diversi segni grafici nell’area presbiteriale indicano la presenza dell’antico tramezzo e del coro monastico, probabilmente aperto verso l’abside. Sulla pianta sono individuabili diversi tratti grafici e almeno due calligrafie, una delle quali probabilmente dell’architetto aretino. Negli stessi mesi, Vasari stava lavorando all’adeguamento ai dettami tridentini delle chiese fiorentine di Santa Maria Novella e di Santa Croce (luglio 1566), con la demolizione dei monumentali pontili, e della badia delle Sante Flora e Lucilla di Arezzo su richiesta dell’abate, Placido da Poppi. Nella primavera del 1566 Giorgio Vasari intraprende un viaggio in Nord Italia finalizzato alla seconda redazione delle Vite. Tuttavia, parte di questo viaggio fu compiuto in compagnia proprio degli abati cassinesi Placido da Poppi e Jacopo Dei. I luoghi che Vasari visita e la composizione del gruppo di viaggio con cui condivide studi e riflessioni operative suggeriscono che gli aggiornamenti architettonici delle chiese conventuali e monastiche nell’Italia settentrionale possano essere al centro degli interessi dell’artista e dei suoi compagni di viaggio, ovvero due abati benedettini cassinesi di Arezzo e Perugia.
Un progetto di Giorgio Vasari per l’Abbazia di San Pietro a Perugia
Funis F.
2024
Abstract
Fino ad ora era ignoto il coinvolgimento di Vasari nel rinnovamento architettonico della chiesa abbaziale di San Pietro a Perugia: questo studio rivela il ruolo dell’architetto aretino grazie a diverse lettere da lui inviate all’amico e consigliere, Don Vincenzio Borghini, e a una pianta dell’abbazia perugina. Ai primi di aprile 1566 Vasari è a Perugia per consegnare tre dipinti per il refettorio dell’abbazia di San Pietro, richiesti dall’abate Jacopo Dei. Il carteggio tra Vasari e Borghini chiarisce che i giorni nei quali l’aretino resta ospite dell’abbazia perugina, vengono messi a frutto anche per alcuni lavori architettonici nel complesso abbaziale. Una pianta dell’archivio storico dell’abbazia di San Pietro a Perugia raffigura gran parte del complesso abbaziale: sulla planimetria sono rappresentate gli interventi architettonici da realizzarsi. Diversi segni grafici nell’area presbiteriale indicano la presenza dell’antico tramezzo e del coro monastico, probabilmente aperto verso l’abside. Sulla pianta sono individuabili diversi tratti grafici e almeno due calligrafie, una delle quali probabilmente dell’architetto aretino. Negli stessi mesi, Vasari stava lavorando all’adeguamento ai dettami tridentini delle chiese fiorentine di Santa Maria Novella e di Santa Croce (luglio 1566), con la demolizione dei monumentali pontili, e della badia delle Sante Flora e Lucilla di Arezzo su richiesta dell’abate, Placido da Poppi. Nella primavera del 1566 Giorgio Vasari intraprende un viaggio in Nord Italia finalizzato alla seconda redazione delle Vite. Tuttavia, parte di questo viaggio fu compiuto in compagnia proprio degli abati cassinesi Placido da Poppi e Jacopo Dei. I luoghi che Vasari visita e la composizione del gruppo di viaggio con cui condivide studi e riflessioni operative suggeriscono che gli aggiornamenti architettonici delle chiese conventuali e monastiche nell’Italia settentrionale possano essere al centro degli interessi dell’artista e dei suoi compagni di viaggio, ovvero due abati benedettini cassinesi di Arezzo e Perugia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.