Il tiglio è una pianta ospite particolarmente interessante in quanto in natura forma ectomicorrize con tutte le specie di Tuber di valore economico (1). La propagazione del tiglio risulta essere abbastanza problematica e secondo Magherini e Nin (2) la produzione di materiale da seme lo è in particolare, poiché il seme germina con molta difficoltà sia a causa del tegumento coriaceo sia per la frequente incapacità di ottenere seme vitale (3). La dormienza fisiologica è la dormienza primaria presente nel genere Tilia, e per superarla è necessario l’intervento degli ormoni (4). Di conseguenza, nel mercato vivaistico tartufigeno è difficile avere disponibilità di tigli micorrizati, anche a causa della forte incidenza dei costi per la loro propagazione. A nostro avviso, una possibile soluzione da percorrere sarebbe la possibilità di propagare Tilia in vitro e conseguire la micorrizazione ancora in condizioni di parziale asepsi. Le tecniche di propagazione vegetale in vitro consentono di rigenerare diverse forme di propaguli, come gli embrioni somatici (organi bipolari) oppure germogli avventizi (organi unipolari) (5). Risulta, perciò, molto interessante la possibilità di instaurare una simbiosi tra fungo e pianta già durante la condizione asettica, ma appena dopo la fase di radicazione, in modo da permettere alle plantule appena ottenute di affrontare meglio le prime fasi dell’ambientamento ex vitro, situazione molto delicata e pericolosa per la pianta. Lo scopo del lavoro è ottenere plantule vitro-derivate dotate di apparato radicale sul quale, nella fase successiva, effettuare un inoculo sporale di Tuber borchii Vittad. (tartufo bianchetto o marzuolo), ottenendo quindi piante di Tiglio micorrizate. A tal fine, è stato individuato un efficace protocollo di micropropagazione, che ha consentito di proliferare in vitro e radicare in condizioni miste vitro-vivo germogli di Tilia platyphyllos Scop. per sottoporli, successivamente, a micorrizazione con inoculo di T. borchii. Perciò, sono state prelevate porzioni uninodali dai polloni dell’anno, dotati di gemme e prive di foglie, che sono state sottoposte alla decontaminazione, allo scopo di disporre di materiale sanificato e pronto ad essere avviato alla coltura. Quindi, gli espianti risultati completamente decontaminati sono stati avviati alla fase di moltiplicazione, sottoposti all’effetto di una diversa componente nutritiva, che potesse stimolarne l’attività vegetativa. I germogli che hanno raggiunto una dimensione considerata idonea per il proseguimento della sperimentazione sono stati utilizzati per la successiva fase di radicazione su terriccio. Il metodo di radicazione su terriccio è un sistema ormai molto diffuso e si definisce come “sistema misto vitro-vivo”. Il principale vantaggio è quello di ottenere delle radici che risultano strutturalmente molto più simili agli apparati radicali definitivi e parzialmente già funzionali. La rizogenesi in Tilia è stata indotta mediante IBA (3; 6). Il trattamento induttivo con IBA in polvere ha consentito di ottenere il 58% dei germogli radicati, mentre nel restante 42% dei casi è stato registrato il caratteristico ingrossamento della parte di tessuto trattato con l’auxina. I germogli radicati hanno sviluppato mediamente 2,1 radici/germoglio di lunghezza media pari a 16,6 mm. Infine, già dopo 4 mesi dall’inoculo, all’analisi morfologica (7) è stata osservata una buona percentuale di micorrizazione con T. borchii che in alcune piantine ha raggiunto l’80% e dopo 6 mesi la percentuale media di micorrizarione era del 45%. Tali risultati, seppur ancora in fase preliminare, sono molto interessanti e promettenti al fine di ottenere tigli micropropagati e micorrizati con T. borchii.

Approccio preliminare alla micorrizazione di germogli di tiglio micropropagato con Tuber borchii.

Baldoni N.;Rondolini M.;Prosperi F.;Micheli M.;Donnini D.
2022

Abstract

Il tiglio è una pianta ospite particolarmente interessante in quanto in natura forma ectomicorrize con tutte le specie di Tuber di valore economico (1). La propagazione del tiglio risulta essere abbastanza problematica e secondo Magherini e Nin (2) la produzione di materiale da seme lo è in particolare, poiché il seme germina con molta difficoltà sia a causa del tegumento coriaceo sia per la frequente incapacità di ottenere seme vitale (3). La dormienza fisiologica è la dormienza primaria presente nel genere Tilia, e per superarla è necessario l’intervento degli ormoni (4). Di conseguenza, nel mercato vivaistico tartufigeno è difficile avere disponibilità di tigli micorrizati, anche a causa della forte incidenza dei costi per la loro propagazione. A nostro avviso, una possibile soluzione da percorrere sarebbe la possibilità di propagare Tilia in vitro e conseguire la micorrizazione ancora in condizioni di parziale asepsi. Le tecniche di propagazione vegetale in vitro consentono di rigenerare diverse forme di propaguli, come gli embrioni somatici (organi bipolari) oppure germogli avventizi (organi unipolari) (5). Risulta, perciò, molto interessante la possibilità di instaurare una simbiosi tra fungo e pianta già durante la condizione asettica, ma appena dopo la fase di radicazione, in modo da permettere alle plantule appena ottenute di affrontare meglio le prime fasi dell’ambientamento ex vitro, situazione molto delicata e pericolosa per la pianta. Lo scopo del lavoro è ottenere plantule vitro-derivate dotate di apparato radicale sul quale, nella fase successiva, effettuare un inoculo sporale di Tuber borchii Vittad. (tartufo bianchetto o marzuolo), ottenendo quindi piante di Tiglio micorrizate. A tal fine, è stato individuato un efficace protocollo di micropropagazione, che ha consentito di proliferare in vitro e radicare in condizioni miste vitro-vivo germogli di Tilia platyphyllos Scop. per sottoporli, successivamente, a micorrizazione con inoculo di T. borchii. Perciò, sono state prelevate porzioni uninodali dai polloni dell’anno, dotati di gemme e prive di foglie, che sono state sottoposte alla decontaminazione, allo scopo di disporre di materiale sanificato e pronto ad essere avviato alla coltura. Quindi, gli espianti risultati completamente decontaminati sono stati avviati alla fase di moltiplicazione, sottoposti all’effetto di una diversa componente nutritiva, che potesse stimolarne l’attività vegetativa. I germogli che hanno raggiunto una dimensione considerata idonea per il proseguimento della sperimentazione sono stati utilizzati per la successiva fase di radicazione su terriccio. Il metodo di radicazione su terriccio è un sistema ormai molto diffuso e si definisce come “sistema misto vitro-vivo”. Il principale vantaggio è quello di ottenere delle radici che risultano strutturalmente molto più simili agli apparati radicali definitivi e parzialmente già funzionali. La rizogenesi in Tilia è stata indotta mediante IBA (3; 6). Il trattamento induttivo con IBA in polvere ha consentito di ottenere il 58% dei germogli radicati, mentre nel restante 42% dei casi è stato registrato il caratteristico ingrossamento della parte di tessuto trattato con l’auxina. I germogli radicati hanno sviluppato mediamente 2,1 radici/germoglio di lunghezza media pari a 16,6 mm. Infine, già dopo 4 mesi dall’inoculo, all’analisi morfologica (7) è stata osservata una buona percentuale di micorrizazione con T. borchii che in alcune piantine ha raggiunto l’80% e dopo 6 mesi la percentuale media di micorrizarione era del 45%. Tali risultati, seppur ancora in fase preliminare, sono molto interessanti e promettenti al fine di ottenere tigli micropropagati e micorrizati con T. borchii.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1571184
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