Il tema dell’educazione religiosa nell’ambito familiare costituisce da sempre un tratto rilevante della riflessione ecclesiale e riveste un indubbio interesse anche per gli studiosi dei rapporti tra diritto e religione, poiché incide su un aspetto qualificante del diritto alla libertà religiosa, ovvero la possibilità di educare i propri figli secondo le convinzioni e i valori morali ai quali ciascuno aderisce. Gli ordinamenti nazionali (come quello italiano) e internazionali hanno elaborato, nel tempo, strumenti giuridici di composizione degli interessi dei due soggetti tradizionalmente considerati in questo settore: la famiglia e lo Stato. A questi si è però aggiunto il riconoscimento della centralità dell’interesse del minore, al cui raggiungimento deve essere indirizzata l’azione dei pubblici poteri, come quella dei genitori e di tutti gli educatori. Alla luce del superiore interesse del minore e della esplicita tutela delle sue libertà individuali, tra le quali spiccano la libertà di pensiero, coscienza e religione insieme al diritto ad essere ascoltato in ogni situazione che lo riguardi, le dinamiche dei rapporti tra istituzioni pubbliche, familiari e religiose, nella materia educativa, meritano di essere rilette ponendo al centro un criterio di relazionalità positiva, che superi la dicotomia pubblico-privato tradizionalmente collegata alla dialettica tra interessi statali e prerogative familiari nel campo dell’educazione dei minori.
Educare i giovani alla fede. Una riflessione alla luce del «superiore interesse del minore»
Angeletti Silvia
2024
Abstract
Il tema dell’educazione religiosa nell’ambito familiare costituisce da sempre un tratto rilevante della riflessione ecclesiale e riveste un indubbio interesse anche per gli studiosi dei rapporti tra diritto e religione, poiché incide su un aspetto qualificante del diritto alla libertà religiosa, ovvero la possibilità di educare i propri figli secondo le convinzioni e i valori morali ai quali ciascuno aderisce. Gli ordinamenti nazionali (come quello italiano) e internazionali hanno elaborato, nel tempo, strumenti giuridici di composizione degli interessi dei due soggetti tradizionalmente considerati in questo settore: la famiglia e lo Stato. A questi si è però aggiunto il riconoscimento della centralità dell’interesse del minore, al cui raggiungimento deve essere indirizzata l’azione dei pubblici poteri, come quella dei genitori e di tutti gli educatori. Alla luce del superiore interesse del minore e della esplicita tutela delle sue libertà individuali, tra le quali spiccano la libertà di pensiero, coscienza e religione insieme al diritto ad essere ascoltato in ogni situazione che lo riguardi, le dinamiche dei rapporti tra istituzioni pubbliche, familiari e religiose, nella materia educativa, meritano di essere rilette ponendo al centro un criterio di relazionalità positiva, che superi la dicotomia pubblico-privato tradizionalmente collegata alla dialettica tra interessi statali e prerogative familiari nel campo dell’educazione dei minori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.