Sarà possibile in futuro rispondere positivamente alle pressioni esercitate dal cambiamento climatico sulla società e sull'ambiente attraverso nuovi modelli di città adattiva e sostenibile? La comunità scientifica da decenni evidenzia come il cambiamento climatico abbia indotto malattie e migrazioni le cui cause sono da imputarsi in gran parte alla città formale, ovvero alla città progettata in maniera deterministica. Il che, sommato agli effetti prodotti dall'inversione economica nel periodo postindustriale, sottolinea l’evidente fallimento del «modello di civiltà basato su un sistema binario di insediamento urbano», stimolando la ricerca di nuovi strumenti di pianificazione transdisciplinari in grado di favorire meccanismi di resilienza per contrastare l'impatto dei cambiamenti in atto. In questo contesto, le periferie rappresentano il luogo della sperimentazione e dell'informalità, un'opportunità nella quale testare nuove soluzioni flessibili rispetto alla rigidità degli attuali modelli di città, in grado di accoglie il dialogo tra aspetti spaziali, sociali, culturali ed economici. Il caso studio di Ponte San Giovanni, il quartiere più popoloso del comune di Perugia, diventa occasione per testare un approccio sistemico volto alla rigenerazione di aree marginali, degradate e di scarsa qualità che punteggiano il contesto periferico con l’obiettivo di astrarre una metodologia progettuale in grado di orientare le scelte di recupero e valorizzazione del patrimonio esistente verso la sua integrazione con la città contemporanea, sia dal punto di vista architettonico che ambientale.
Strategie di rigenerazione per la città postindustriale. Il caso di Ponte San Giovanni a Perugia
Monica Battistoni
2023
Abstract
Sarà possibile in futuro rispondere positivamente alle pressioni esercitate dal cambiamento climatico sulla società e sull'ambiente attraverso nuovi modelli di città adattiva e sostenibile? La comunità scientifica da decenni evidenzia come il cambiamento climatico abbia indotto malattie e migrazioni le cui cause sono da imputarsi in gran parte alla città formale, ovvero alla città progettata in maniera deterministica. Il che, sommato agli effetti prodotti dall'inversione economica nel periodo postindustriale, sottolinea l’evidente fallimento del «modello di civiltà basato su un sistema binario di insediamento urbano», stimolando la ricerca di nuovi strumenti di pianificazione transdisciplinari in grado di favorire meccanismi di resilienza per contrastare l'impatto dei cambiamenti in atto. In questo contesto, le periferie rappresentano il luogo della sperimentazione e dell'informalità, un'opportunità nella quale testare nuove soluzioni flessibili rispetto alla rigidità degli attuali modelli di città, in grado di accoglie il dialogo tra aspetti spaziali, sociali, culturali ed economici. Il caso studio di Ponte San Giovanni, il quartiere più popoloso del comune di Perugia, diventa occasione per testare un approccio sistemico volto alla rigenerazione di aree marginali, degradate e di scarsa qualità che punteggiano il contesto periferico con l’obiettivo di astrarre una metodologia progettuale in grado di orientare le scelte di recupero e valorizzazione del patrimonio esistente verso la sua integrazione con la città contemporanea, sia dal punto di vista architettonico che ambientale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.