L’analisi fin qui condotta ci mette in condizione di affrontare le questioni correlate alla “Società-Meccanismo” (Dominici, 1996) e all’utopia che la supporta e la rappresenta, nella consapevolezza della radicale interdipendenza ed eterogeneità delle implicazioni e delle variabili coinvolte. Una Società-Meccanismo, sempre più asimmetrica e fondata sul principio di “esclusività”, che manifesta il tentativo di tradurre concretamente il paradigma che la supporta, nel dominio (ormai) egemonico di tecnocrazia e tecnoscienza, non soltanto all’interno dei regimi democratici. Un’utopia che si fonda, ancora una volta, su approcci riduzionistici e deterministici, su specifiche logiche di sistema, oltre che su paradigmi scientifici e organizzativi inadeguati, per non dire obsoleti: l’obiettivo fondamentale sembra essere/è proprio quello di marginalizzare il “fattore umano”, in quanto “portatore” di errore, imprevedibilità e assunzione di responsabilità nelle organizzazioni e negli stessi sistemi sociali. Un’utopia che, nel tempo, si è radicata in alcune grandi illusioni* della civiltà ipertecnologica e iperconnessa (razionalità, controllo e semplificazione totali, misurabilità, prevedibilità, eliminazione dell’errore) e nell’idea/nella visione complessiva che la tecnologia digitale, l’infinita disponibilità di dati (con il supporto di sofisticati modelli matematici, statistici e probabilistici) e, soprattutto, i sistemi di intelligenza artificiale – affiancati al dominio/all’egemonia dei saperi esperti tecnici e degli iperspecialismi ci consentano/ci consentiranno di controllare, prevedere, addirittura pre-determinare e indirizzare il pensiero, le emozioni, i comportamenti umani, oltre che gli ecosistemi sociali nel loro complesso. La Società-Meccanismo, in questa prospettiva, ha definito, riconosciuto e valorizzato specifiche architetture complessive dei saperi e delle competenze che alimentano l’idea/la convinzione/la credenza che anche le emozioni e il comportamento umano, nel loro complesso, possano essere pre-determinati e mappati e che i sistemi/ecosistemi sociali, economici e politici, evolvano, in ogni caso, attraverso cicli, in qualche modo programmabili e paragonabili a modelli caotici deterministici.
La cultura algoritmica: prodromi e conseguenze tra utopie e distopie artificiali
Piero Dominici
;
2024
Abstract
L’analisi fin qui condotta ci mette in condizione di affrontare le questioni correlate alla “Società-Meccanismo” (Dominici, 1996) e all’utopia che la supporta e la rappresenta, nella consapevolezza della radicale interdipendenza ed eterogeneità delle implicazioni e delle variabili coinvolte. Una Società-Meccanismo, sempre più asimmetrica e fondata sul principio di “esclusività”, che manifesta il tentativo di tradurre concretamente il paradigma che la supporta, nel dominio (ormai) egemonico di tecnocrazia e tecnoscienza, non soltanto all’interno dei regimi democratici. Un’utopia che si fonda, ancora una volta, su approcci riduzionistici e deterministici, su specifiche logiche di sistema, oltre che su paradigmi scientifici e organizzativi inadeguati, per non dire obsoleti: l’obiettivo fondamentale sembra essere/è proprio quello di marginalizzare il “fattore umano”, in quanto “portatore” di errore, imprevedibilità e assunzione di responsabilità nelle organizzazioni e negli stessi sistemi sociali. Un’utopia che, nel tempo, si è radicata in alcune grandi illusioni* della civiltà ipertecnologica e iperconnessa (razionalità, controllo e semplificazione totali, misurabilità, prevedibilità, eliminazione dell’errore) e nell’idea/nella visione complessiva che la tecnologia digitale, l’infinita disponibilità di dati (con il supporto di sofisticati modelli matematici, statistici e probabilistici) e, soprattutto, i sistemi di intelligenza artificiale – affiancati al dominio/all’egemonia dei saperi esperti tecnici e degli iperspecialismi ci consentano/ci consentiranno di controllare, prevedere, addirittura pre-determinare e indirizzare il pensiero, le emozioni, i comportamenti umani, oltre che gli ecosistemi sociali nel loro complesso. La Società-Meccanismo, in questa prospettiva, ha definito, riconosciuto e valorizzato specifiche architetture complessive dei saperi e delle competenze che alimentano l’idea/la convinzione/la credenza che anche le emozioni e il comportamento umano, nel loro complesso, possano essere pre-determinati e mappati e che i sistemi/ecosistemi sociali, economici e politici, evolvano, in ogni caso, attraverso cicli, in qualche modo programmabili e paragonabili a modelli caotici deterministici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.