C’è un filo rosso nella politica estera fascista, che parte dall’inclusione di Fiume nei confini italiani, nel 1924, e arriva al tentativo di conquista dei Balcani, iniziato nel 1940. Quel filo rosso è la conquista dell’egemonia sull’Adriatico, tappa irrinunciabile del progetto del regime di rendere la nuova Italia fascista erede dell’Impero romano nel dominio sul Mediterraneo. Durante la Seconda guerra mondiale, il fronte dei Balcani fu quello che impegnò di più l’esercito italiano, sia in termini di tempo che di risorse, con risultati fallimentari. In un territorio complicato, con un esercito e armamenti non adeguati, il regime dovette fare i conti con il potente alleato nazista, suo antagonista nella competizione per le risorse, e con popolazioni che lottavano per liberare il territorio.
LA campagna dei Balcani. 1940-1941
Costantini emanuela
2024
Abstract
C’è un filo rosso nella politica estera fascista, che parte dall’inclusione di Fiume nei confini italiani, nel 1924, e arriva al tentativo di conquista dei Balcani, iniziato nel 1940. Quel filo rosso è la conquista dell’egemonia sull’Adriatico, tappa irrinunciabile del progetto del regime di rendere la nuova Italia fascista erede dell’Impero romano nel dominio sul Mediterraneo. Durante la Seconda guerra mondiale, il fronte dei Balcani fu quello che impegnò di più l’esercito italiano, sia in termini di tempo che di risorse, con risultati fallimentari. In un territorio complicato, con un esercito e armamenti non adeguati, il regime dovette fare i conti con il potente alleato nazista, suo antagonista nella competizione per le risorse, e con popolazioni che lottavano per liberare il territorio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.