Negli ultimi decenni, la zootecnia intensiva è stata accusata di contribuire in maniera significativa alle emissioni di gas serra e al peggioramento delle condizioni degli animali, con ripercussioni sotto il profilo etico ed ambientale. L’allevamento bovino di razza Chianina appartenente alla filiera IGP del “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale” rappresenta uno dei principali esempi di allevamento estensivo per la produzione di carne del centro-Italia, ma contemporaneamente presenta diversi profili di criticità legati soprattutto alla scarsa produttività della razza. L’obiettivo dello studio è quello di valutare la sostenibilità “globale” di un campione di 6 allevamenti chianini umbri a ciclo chiuso. A tal fine è stato utilizzato un approccio multi-criteriale, aggregando i dati con la media geometrica, di tre diversi indicatori di sostenibilità: Carbon Footprint (dimensione ambientale), di redditività (economica) e di benessere animale (sociale). La raccolta dati, realizzata nel 2022 attraverso la somministrazione di un questionario, ha incluso aspetti tecnici, economici e sociali della gestione zootecnica, integrati con dati secondari provenienti dal Consorzio IGP, dall’Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani da Carne (ANABIC) e dall’Associazione Regionale Allevatori Umbria (ARAU). La valutazione della sostenibilità economica è stata realizzata attraverso l’analisi del valore aggiunto al fine di aumentare la comparabilità dei risultati. Quella ambientale attraverso la metodologia Life Cycle Assessment (LCA) “from cradle to farm gate”, in accordo alle norme UNI EN ISO 14040 e 14044 del 2006. Quella sociale misurando il grado di benessere animale basandoci sul sistema Classyfarm, che prevede la classificazione degli allevamenti in base a punteggi di rischio. I tre indici rilevati per le rispettive dimensioni di sostenibilità sono stati aggregati in un macro-indice di sostenibilità globale. Le aziende sono poi state ordinate in un ranking di performance crescente. Sulla base dei risultati ottenuti per ogni indicatore di sostenibilità sono stati messi in evidenza eventuali criticità e sono state ipotizzate possibili azioni per migliorare la competitività degli allevamenti.
Sustainability of Chianina beef production: what is the future of the suckler-to-finish system? Sostenibilità della produzione di carne Chianina: quale futuro per gli allevamenti a ciclo chiuso?
Lucio Cecchini;Aleksej Antonini;Francesca Maria Sarti;Massimo Chiorri;Biancamaria Torquati
2023
Abstract
Negli ultimi decenni, la zootecnia intensiva è stata accusata di contribuire in maniera significativa alle emissioni di gas serra e al peggioramento delle condizioni degli animali, con ripercussioni sotto il profilo etico ed ambientale. L’allevamento bovino di razza Chianina appartenente alla filiera IGP del “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale” rappresenta uno dei principali esempi di allevamento estensivo per la produzione di carne del centro-Italia, ma contemporaneamente presenta diversi profili di criticità legati soprattutto alla scarsa produttività della razza. L’obiettivo dello studio è quello di valutare la sostenibilità “globale” di un campione di 6 allevamenti chianini umbri a ciclo chiuso. A tal fine è stato utilizzato un approccio multi-criteriale, aggregando i dati con la media geometrica, di tre diversi indicatori di sostenibilità: Carbon Footprint (dimensione ambientale), di redditività (economica) e di benessere animale (sociale). La raccolta dati, realizzata nel 2022 attraverso la somministrazione di un questionario, ha incluso aspetti tecnici, economici e sociali della gestione zootecnica, integrati con dati secondari provenienti dal Consorzio IGP, dall’Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani da Carne (ANABIC) e dall’Associazione Regionale Allevatori Umbria (ARAU). La valutazione della sostenibilità economica è stata realizzata attraverso l’analisi del valore aggiunto al fine di aumentare la comparabilità dei risultati. Quella ambientale attraverso la metodologia Life Cycle Assessment (LCA) “from cradle to farm gate”, in accordo alle norme UNI EN ISO 14040 e 14044 del 2006. Quella sociale misurando il grado di benessere animale basandoci sul sistema Classyfarm, che prevede la classificazione degli allevamenti in base a punteggi di rischio. I tre indici rilevati per le rispettive dimensioni di sostenibilità sono stati aggregati in un macro-indice di sostenibilità globale. Le aziende sono poi state ordinate in un ranking di performance crescente. Sulla base dei risultati ottenuti per ogni indicatore di sostenibilità sono stati messi in evidenza eventuali criticità e sono state ipotizzate possibili azioni per migliorare la competitività degli allevamenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.