In tutti i rapporti violenti, l’etichetta che viene imposta alla vittima funziona come una falsa profezia funesta che tende ad autorealizzarsi: i carnefici troveranno sempre facile “conferma”, nei comportamenti di chi è perseguitato, della sua inferiorità anche “morale” e quindi “meritoria” di torture e sofferenze “educatrici” o “rieducatrici”. Ovviamente, queste “conferme” non sono altro che premesse implicite che si autoconvalidano e autogiustificano. Purtroppo un bambino che “crede” di essere disprezzabile può facilmente tendere, nell’infanzia e a volte anche nel corso della sua vita, a comportarsi in modo tale da attirare su di sé quel ludibrio che tanto ingiustamente gli è stato affibbiato.
Violenza educativa. La vittima e il carnefice
MILELLA, Marco
2005
Abstract
In tutti i rapporti violenti, l’etichetta che viene imposta alla vittima funziona come una falsa profezia funesta che tende ad autorealizzarsi: i carnefici troveranno sempre facile “conferma”, nei comportamenti di chi è perseguitato, della sua inferiorità anche “morale” e quindi “meritoria” di torture e sofferenze “educatrici” o “rieducatrici”. Ovviamente, queste “conferme” non sono altro che premesse implicite che si autoconvalidano e autogiustificano. Purtroppo un bambino che “crede” di essere disprezzabile può facilmente tendere, nell’infanzia e a volte anche nel corso della sua vita, a comportarsi in modo tale da attirare su di sé quel ludibrio che tanto ingiustamente gli è stato affibbiato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.