La ricerca qui presentata, pubblicata su una qualificata rivista italiana referata e indicizzata, appartiene ad uno studio internazionale più ampio sui fattori di rischio per la depressione post-partum, tematica di estremo interesse anche ai fini della progettazione di interventi preventivi. La ricerca fa parte, nello specifico, di un progetto di ricerca internazionale sulla depressione post partum (Transcultural Study of Postnatal Depression Group) svolto nel periodo 1998-2001 in otto differenti paesi. Lo studio, basato sull’utilizzo di metodiche qualitative e quantitative, ha l’obiettivo di mettere a punto una metodologia comune per indagare i fattori di rischio psicosociale della depressione postpartum e lo scopo di attuare un confronto dei dati tra i diversi contesti culturali. Nello studio sono nello specifico considerati i seguenti fattori: diagnosi clinica, contesto psicosociale, stile di attaccamento adulto, relazione precoce madre-bambino, ambiente del bambino e risorse delle strutture sociosanitarie nei vari paesi. Nella presente ricerca vengono riportati i dati emersi dall’utilizzo, accanto alla SCID-I/NP per l’assessment diagnostico, dei seguenti strumenti: l’intervista Contextual Assessment of Maternity Experience (CAME) (Bernazzani, Bifulco e Marks, 1998), che indaga i fattori di rischio psicosociale per la depressione in gravidanza e post-partum e che viene somministrata alle donne durante la gravidanza; la Global Rating Scale for Mother-Infant Interaction (GRS) (Murray, Fiore-Cowley e Hooper, 1996), un sistema di codifica, basato sulla videoregistrazione di cinque minuti di interazione spontanea face to face tra madre e bambino, che valuta la sintonizzazione del comportamento materno (in particolare, sensitività, intrusività, distanza, depressione) e l’impegno del bambino nell’interazione, la sua vivacità e la sua tensione. Il campione è composto da 296 donne intervistate nel terzo trimestre di gravidanza e da 144 coppie madre-bambino che hanno completato la GRS in un periodo di tempo che va dai 45 ai 75 giorni dopo la nascita. I primi risultati della ricerca confermano la frequenza della depressione nel puerperio ed il ruolo fondamentale sull’insorgenza di un esordio depressivo nel periodo perinatale della percezione della donna di un insoddisfacente supporto del partner e delle figure significative della rete sociale. Inoltre, i dati indicano correlazioni tra depressione post-partum e qualità della relazione precoce madre bambino, in particolare differenze tra madri con e senza depressione in sottoscale qualitative della relazione, quali l’intrusività materna e la vivacità del bambino. Il lavoro si conclude con una riflessione clinico-dinamica sul ruolo del partner nella depressione post partum della madre e sulla relazione tra depressione materna e qualità dell’interazione col figlio. Questa attività di ricerca è stata svolta in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze.

Depressioni materne e legame col bambino,

PAZZAGLI, Chiara
2005

Abstract

La ricerca qui presentata, pubblicata su una qualificata rivista italiana referata e indicizzata, appartiene ad uno studio internazionale più ampio sui fattori di rischio per la depressione post-partum, tematica di estremo interesse anche ai fini della progettazione di interventi preventivi. La ricerca fa parte, nello specifico, di un progetto di ricerca internazionale sulla depressione post partum (Transcultural Study of Postnatal Depression Group) svolto nel periodo 1998-2001 in otto differenti paesi. Lo studio, basato sull’utilizzo di metodiche qualitative e quantitative, ha l’obiettivo di mettere a punto una metodologia comune per indagare i fattori di rischio psicosociale della depressione postpartum e lo scopo di attuare un confronto dei dati tra i diversi contesti culturali. Nello studio sono nello specifico considerati i seguenti fattori: diagnosi clinica, contesto psicosociale, stile di attaccamento adulto, relazione precoce madre-bambino, ambiente del bambino e risorse delle strutture sociosanitarie nei vari paesi. Nella presente ricerca vengono riportati i dati emersi dall’utilizzo, accanto alla SCID-I/NP per l’assessment diagnostico, dei seguenti strumenti: l’intervista Contextual Assessment of Maternity Experience (CAME) (Bernazzani, Bifulco e Marks, 1998), che indaga i fattori di rischio psicosociale per la depressione in gravidanza e post-partum e che viene somministrata alle donne durante la gravidanza; la Global Rating Scale for Mother-Infant Interaction (GRS) (Murray, Fiore-Cowley e Hooper, 1996), un sistema di codifica, basato sulla videoregistrazione di cinque minuti di interazione spontanea face to face tra madre e bambino, che valuta la sintonizzazione del comportamento materno (in particolare, sensitività, intrusività, distanza, depressione) e l’impegno del bambino nell’interazione, la sua vivacità e la sua tensione. Il campione è composto da 296 donne intervistate nel terzo trimestre di gravidanza e da 144 coppie madre-bambino che hanno completato la GRS in un periodo di tempo che va dai 45 ai 75 giorni dopo la nascita. I primi risultati della ricerca confermano la frequenza della depressione nel puerperio ed il ruolo fondamentale sull’insorgenza di un esordio depressivo nel periodo perinatale della percezione della donna di un insoddisfacente supporto del partner e delle figure significative della rete sociale. Inoltre, i dati indicano correlazioni tra depressione post-partum e qualità della relazione precoce madre bambino, in particolare differenze tra madri con e senza depressione in sottoscale qualitative della relazione, quali l’intrusività materna e la vivacità del bambino. Il lavoro si conclude con una riflessione clinico-dinamica sul ruolo del partner nella depressione post partum della madre e sulla relazione tra depressione materna e qualità dell’interazione col figlio. Questa attività di ricerca è stata svolta in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze.
2005
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/165905
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