Il Lago Trasimeno, situato nel settore nord-occidentale della regione Umbria, è il maggiore bacino lacustre dell'Italia peninsulare. Il lago, privo di immissari naturali, ha subito da sempre notevoli oscillazioni del livello delle acque, attraversando fasi di impaludamento (1954-1962) con abbassamento del livello fino a tre metri al di sotto della soglia dell'emissario. A tali diminuzioni si è cercato di contrastare con l'immissione di nuove acque nel bacino, attraverso l'ultimazione del canale dell'Anguillara (1959). Queste continue modifiche dell'habitat costiero, sommate al forte impatto antropico, hanno prodotto il generale degrado della fascia rivierasca condizionando pesantemente la vegetazione delle sponde. Sulla base di queste considerazioni, l'Agenzia Regionale Umbra per lo Sviluppo e l'Innovazione in Agricoltura (ARUSIA), in collaborazione con l'Università degli Studi di Perugia, ha avviato l'attuazione di un progetto sperimentale per il ripristino dei prari umidi nella fascia circumlacuale. Un importante dato emerso dall’analisi dei cambiamenti temporali della vegetazione è la velocità di recupero dei prati di transizione, soprattutto nella fascia più vicina alla vegetazione palustre a dominanza di Phragmites australis, dove già dopo un anno di osservazione si verifica l’insediamento stabile del Cirsio-Galegetum. Questo si caratterizza come un’associazione a carattere invasivo e pioniero nell’ambito delle praterie seminaturali di transizione a dominanza di Agrostis stolonifera. La presenza di specie differenziali delle classi Stellarietea mediae e Artemisietea vulgaris decresce rapidamente nei tre anni, parallelamente all’aumento delle coperture medie di Agrostis stolonifera. Questa specie sembra quindi svolgere il ruolo di ”preparatrice” del suolo, attraverso la precoce formazione di un cotico erboso continuo e permanente. La reintroduzione di prati umidi in un’area agricola è comunque un’operazione che necessita di tempi lunghi, in quanto si tratta di favorire un sistema notevolmente più stabile e complesso rispetto a quello di partenza. Dopo un’emancipazione relativamente rapida dalle cenosi ruderali e messicole (alleanze Chenopodion muralis, Inulo-Agropyrion) attraverso la colonizzazione massiccia da parte di specie perenni emicriptofitiche (alleanza Agropyro-Rumicion crispi), si assiste comunque ad un arresto nell’evoluzione qualitativa della vegetazione che non mostra un’ingressione significativa di specie tipiche dei prati umidi (alleanza Magnocaricion elatae) se non nell’area immediatamente a ridosso del canneto. Il rimodellamento della superficie secondo l’originario profilo e la diversa sistemazione dei canali di drenaggio delle acque hanno comunque permesso di individuare alcuni strumenti atti ad accelerare i processi di recupero da parte della vegetazione spontanea.

Dinamismo della vegetazione erbacea in terreni abbandonati nell’area circumlacuale del Lago Trasimeno.

GIGANTE, Daniela;VENANZONI, Roberto
2002

Abstract

Il Lago Trasimeno, situato nel settore nord-occidentale della regione Umbria, è il maggiore bacino lacustre dell'Italia peninsulare. Il lago, privo di immissari naturali, ha subito da sempre notevoli oscillazioni del livello delle acque, attraversando fasi di impaludamento (1954-1962) con abbassamento del livello fino a tre metri al di sotto della soglia dell'emissario. A tali diminuzioni si è cercato di contrastare con l'immissione di nuove acque nel bacino, attraverso l'ultimazione del canale dell'Anguillara (1959). Queste continue modifiche dell'habitat costiero, sommate al forte impatto antropico, hanno prodotto il generale degrado della fascia rivierasca condizionando pesantemente la vegetazione delle sponde. Sulla base di queste considerazioni, l'Agenzia Regionale Umbra per lo Sviluppo e l'Innovazione in Agricoltura (ARUSIA), in collaborazione con l'Università degli Studi di Perugia, ha avviato l'attuazione di un progetto sperimentale per il ripristino dei prari umidi nella fascia circumlacuale. Un importante dato emerso dall’analisi dei cambiamenti temporali della vegetazione è la velocità di recupero dei prati di transizione, soprattutto nella fascia più vicina alla vegetazione palustre a dominanza di Phragmites australis, dove già dopo un anno di osservazione si verifica l’insediamento stabile del Cirsio-Galegetum. Questo si caratterizza come un’associazione a carattere invasivo e pioniero nell’ambito delle praterie seminaturali di transizione a dominanza di Agrostis stolonifera. La presenza di specie differenziali delle classi Stellarietea mediae e Artemisietea vulgaris decresce rapidamente nei tre anni, parallelamente all’aumento delle coperture medie di Agrostis stolonifera. Questa specie sembra quindi svolgere il ruolo di ”preparatrice” del suolo, attraverso la precoce formazione di un cotico erboso continuo e permanente. La reintroduzione di prati umidi in un’area agricola è comunque un’operazione che necessita di tempi lunghi, in quanto si tratta di favorire un sistema notevolmente più stabile e complesso rispetto a quello di partenza. Dopo un’emancipazione relativamente rapida dalle cenosi ruderali e messicole (alleanze Chenopodion muralis, Inulo-Agropyrion) attraverso la colonizzazione massiccia da parte di specie perenni emicriptofitiche (alleanza Agropyro-Rumicion crispi), si assiste comunque ad un arresto nell’evoluzione qualitativa della vegetazione che non mostra un’ingressione significativa di specie tipiche dei prati umidi (alleanza Magnocaricion elatae) se non nell’area immediatamente a ridosso del canneto. Il rimodellamento della superficie secondo l’originario profilo e la diversa sistemazione dei canali di drenaggio delle acque hanno comunque permesso di individuare alcuni strumenti atti ad accelerare i processi di recupero da parte della vegetazione spontanea.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/167134
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