In uno dei suoi primi scritti, il saggio del 1926 Le Beau et le Bien, Simone Weil si interroga sulla natura del bello e sul suo significato riferendosi in particolare alle produzioni architettoniche e rilevando come ‘Il tempio’ si manifesti quale realtà ‘regolata su se stessa’ incomparabile ad altro. Il tempio non è dunque ‘imitazione’ o copia di alcunchè, le sue parti sono belle se considerate nell’unità rappresentata dal tempio stesso e non se considerate separatamente. Lo stesso criterio vale per la musica, la cui perfezione appare nell’unità e supremamente per la danza, una “architettura vivente e in movimento”. Nella danza gli elementi “non sono più le pietre ma gli uomini [...] sottratti attraverso questa dalla vita animale per essere trasportati nella vita della società, cioè nella vita propriamente umana”. Questo perché, a parere della Weil, la danza è una derivazione della cerimonia e la “cerimonia non è che la manifestazione della società”. Danzando, “gli uomini realizzano la propria vocazione di uomini. Tutte le arti, e l’architettura in particolare, sono dei simboli della danza, o piuttosto della cerimonia”. Nella prospettiva indicata dalla Weil la bellezza si presenta quale realtà “impenetrabile allo spirito e rispondente a tutto per la sua sola presenza misteriosa”.

“La percossa del bello”: La bellezza come discesa e ascesa in Simone Weil

MARIANELLI, Massimiliano
2010

Abstract

In uno dei suoi primi scritti, il saggio del 1926 Le Beau et le Bien, Simone Weil si interroga sulla natura del bello e sul suo significato riferendosi in particolare alle produzioni architettoniche e rilevando come ‘Il tempio’ si manifesti quale realtà ‘regolata su se stessa’ incomparabile ad altro. Il tempio non è dunque ‘imitazione’ o copia di alcunchè, le sue parti sono belle se considerate nell’unità rappresentata dal tempio stesso e non se considerate separatamente. Lo stesso criterio vale per la musica, la cui perfezione appare nell’unità e supremamente per la danza, una “architettura vivente e in movimento”. Nella danza gli elementi “non sono più le pietre ma gli uomini [...] sottratti attraverso questa dalla vita animale per essere trasportati nella vita della società, cioè nella vita propriamente umana”. Questo perché, a parere della Weil, la danza è una derivazione della cerimonia e la “cerimonia non è che la manifestazione della società”. Danzando, “gli uomini realizzano la propria vocazione di uomini. Tutte le arti, e l’architettura in particolare, sono dei simboli della danza, o piuttosto della cerimonia”. Nella prospettiva indicata dalla Weil la bellezza si presenta quale realtà “impenetrabile allo spirito e rispondente a tutto per la sua sola presenza misteriosa”.
2010
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/169018
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