Il presente lavoro ha l’intento di illustrare la produzione scientifica nazionale ed internazionale sul fenomeno dell’omofobia in relazione alle persone disabili. La ricerca bibliografica, condotta sui principali database di riferimento (Medline, PsycINFO e PsycARTICLES) ha individuato 30 studi [1-4, 7, 10-17, 19-25], pertinenti con le keywords combinate “homophobia”, “disability” e “homosexuality”. Di questi lavori, 16 sono focalizzati sulla definizione del fenomeno a partire da differenti prospettive teoriche, tra le quali prevale il modello sociale di disabilità, spesso associato alla Queer Theory e alla riflessione di matrice femminista. Gli altri 14, invece, sono lavori sperimentali, prevalentemente sugli atteggiamenti di operatori sanitari, caregivers e familiari, nei confronti di persone disabili LGBTQI (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer and Intersex). Dal punto di vista teorico, emerge una complessa relazione tra le differenti culture espresse i) dalla comunità LGBTQI, ii) dalla comunità dei disabili, iii) dalla società in generale. La condizione di esclusione che sia i disabili che i LGBTQI vivono, affonda le sue radici in due miti/valori socialmente condivisi: la compulsory able bodiedness e la compulsory heterosexuality [18, 36]. Entrambi, in misura diversa, sono alla base dei pregiudizi omofobici. Tuttavia, le risposte che le due comunità minoritarie producono, al fine di neutralizzare le barriere socioculturali, sono spesso conflittuali fra loro e rendono reciprocamente inospitali i rispettivi spazi: se per la cultura LGBTQI l’affermazione di sé è spesso fondata sulla tirannia del corpo perfetto, body fascism [28], come estremizzazione della compulsory able bodiedness, al contrario, le rivendicazioni di normalità dei disabili sono sovente sostenute dalla compulsory heterosexuality [5, 7, 8]. La diffusione dei pregiudizi intercomunitari finisce così per rafforzare i valori e gli stereotipi della società nel suo complesso [3]. Gli studi a carattere sperimentale confermano, almeno in parte, tutto ciò: gli operatori dei centri di assistenza e delle comunità residenziali per disabili non forniscono un supporto proattivo ai bisogni affettivi e sessuali dei loro assistiti LGTBQI [1, 6, 7, 8, 9, 22] sia per la mancanza di un percorso formativo adeguato, sia a causa di atteggiamenti di condanna morale verso l’omosessualità, la cui espressione, direttamente o indirettamente, è negata [23]. Colui che sembra emergere come portatore del maggior carico di sofferenza è, dunque, la persona disabile omosessuale che vive in istituzioni o centri [7]. In conclusione, nonostante a livello internazionale siano state avanzate politiche di intervento mirate al supporto della sfera sessuale, affettiva e relazionale degli utenti con disabilità, permane l’urgenza di mettere in atto iniziative formative rivolte all’attenuazione del pregiudizio specificamente degli operatori dei centri di assistenza e dei caregivers delle persone disabili.
La minoranza delle minoranze: Omofobia e disabilità nella letteratura scientifica nazionale ed internazionale
FEDERICI, Stefano
2010
Abstract
Il presente lavoro ha l’intento di illustrare la produzione scientifica nazionale ed internazionale sul fenomeno dell’omofobia in relazione alle persone disabili. La ricerca bibliografica, condotta sui principali database di riferimento (Medline, PsycINFO e PsycARTICLES) ha individuato 30 studi [1-4, 7, 10-17, 19-25], pertinenti con le keywords combinate “homophobia”, “disability” e “homosexuality”. Di questi lavori, 16 sono focalizzati sulla definizione del fenomeno a partire da differenti prospettive teoriche, tra le quali prevale il modello sociale di disabilità, spesso associato alla Queer Theory e alla riflessione di matrice femminista. Gli altri 14, invece, sono lavori sperimentali, prevalentemente sugli atteggiamenti di operatori sanitari, caregivers e familiari, nei confronti di persone disabili LGBTQI (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer and Intersex). Dal punto di vista teorico, emerge una complessa relazione tra le differenti culture espresse i) dalla comunità LGBTQI, ii) dalla comunità dei disabili, iii) dalla società in generale. La condizione di esclusione che sia i disabili che i LGBTQI vivono, affonda le sue radici in due miti/valori socialmente condivisi: la compulsory able bodiedness e la compulsory heterosexuality [18, 36]. Entrambi, in misura diversa, sono alla base dei pregiudizi omofobici. Tuttavia, le risposte che le due comunità minoritarie producono, al fine di neutralizzare le barriere socioculturali, sono spesso conflittuali fra loro e rendono reciprocamente inospitali i rispettivi spazi: se per la cultura LGBTQI l’affermazione di sé è spesso fondata sulla tirannia del corpo perfetto, body fascism [28], come estremizzazione della compulsory able bodiedness, al contrario, le rivendicazioni di normalità dei disabili sono sovente sostenute dalla compulsory heterosexuality [5, 7, 8]. La diffusione dei pregiudizi intercomunitari finisce così per rafforzare i valori e gli stereotipi della società nel suo complesso [3]. Gli studi a carattere sperimentale confermano, almeno in parte, tutto ciò: gli operatori dei centri di assistenza e delle comunità residenziali per disabili non forniscono un supporto proattivo ai bisogni affettivi e sessuali dei loro assistiti LGTBQI [1, 6, 7, 8, 9, 22] sia per la mancanza di un percorso formativo adeguato, sia a causa di atteggiamenti di condanna morale verso l’omosessualità, la cui espressione, direttamente o indirettamente, è negata [23]. Colui che sembra emergere come portatore del maggior carico di sofferenza è, dunque, la persona disabile omosessuale che vive in istituzioni o centri [7]. In conclusione, nonostante a livello internazionale siano state avanzate politiche di intervento mirate al supporto della sfera sessuale, affettiva e relazionale degli utenti con disabilità, permane l’urgenza di mettere in atto iniziative formative rivolte all’attenuazione del pregiudizio specificamente degli operatori dei centri di assistenza e dei caregivers delle persone disabili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.