l turismo, non solo nel territorio italiano, è uno straordinario indotto economico-culturale molto richiesto ed anche molto offerto o promosso. Esso rappresenta un importante canale per l’economia locale e/o globale sia a piccola che grande scala; si moltiplicano agenzie mirate al turismo, testate giornalistiche specializzate, oltre al grande ruolo dei media che, con mezzi di varia tipologia e livello culturale attraggono, interessano e intrigano l’utente. Non sfugge a questa frenesia collettiva della comunicazione il mondo del vino che fa del turismo itinerante la sua ragion d’essere. Questo approccio al territorio, tuttavia, non sempre assume i caratteri e la connotazione di un turismo “consapevole” che abbia quindi la coscienza delle realtà locali e dei suoi contenuti culturali. Basti seguire l’editoria o le testate di settore per comprendere che per fare eno-turismo consapevole, per esempio, occorra un approccio costruttivo che non disattenda i contenuti culturali. Difficile far passare nel mondo del vino la vera “ragione del vino”, il messaggio del territorio, la storia della terra, del substrato e del terroir. Tali contenuti sono noti, studiati a livello accademico e non solo, ma attingervi nella comunicazione sembra inadeguato, noioso ed incomprensibile. Se è vero che chi propone i contenuti debba fare lo sforzo di renderli quanto più accessibili, è pur vero non si possa esimere da essi. Le strade del vino non possono essere confinate alla seppur competente, visita guidata alle aziende o alle degustazioni, poichè il loro percorso intercetta il paesaggio delle storie naturali ed antropiche e in particolar modo in questo ambito, gli scenari ambientali che hanno portato all’evoluzione di determinati suoli e quindi vini, sono notizia non secondaria, spesso sconosciuta o trascurata. Il turismo è ormai consolidato e si attiene a regole ben precise: visite guidate, piante stradali, monumenti importanti e locali scenari eno-gastronomici. Tutto ciò può funzionare egregiamente all’interno di un turismo epidermico, ma la percezione del paesaggio è superficiale e spesso il turista riparte, senza che abbia acquisito le ragioni dei luoghi, la storia degli uomini, quella delle rocce e dei materiali che sono di fatto all’origine dei vini. Le città del vino sono legate ad etichette celebri e pregevoli la cui fisionomia però è affidata tradizionalmente solo alle aziende, alle enoteche, alle degustazioni, alle etichette anonime o ridondanti che poco comunicano e poco colpiscono l’immaginazione. La comunicazione dei siti del vino non deve essere solo un racconto del suo ruolo strettamente turistico o strettamente enologico, sarebbe riduttivo e non esaustivo del scenario ambientale e enografico locale. La lungimiranza nel futuro della comunicazione enoturistica dovrebbe andare oltre i pregevoli vini, gli studiati abbinamenti, le leggendarie aziende o i blasonati chef; tutti gli interessi e contenuti di questi diversi soggetti, infatti, affondano le loro radici, forse inconsapevolmente, nel territorio e nella sua storia leggendaria, suggestiva e immaginata, ma che è la “ragione fisica e culturale” dei luoghi del vino e costituisce la base di un turismo consapevole. Sfogliando una qualsiasi guida eno-gastromica, in genere, non emergerà mai la “ragione del vino” di una DOC o DOCG e il turista viene guidato in una filiera commerciale anche di alto livello ma scevra, per esempio, del contesto geologico/geomorfologico che ha dettato le regole del terroir. In alcuni casi, ambiti culturali diversi vengono affiancati (paesaggio ed arte, vino e tradizioni locali, cantine aperte e visita alle vigne, ecc) talora con modalità forse troppo banali o troppo tecniche, rischiando di offrire una parziale visione e comprensione del paesaggio, senza che il turista ne sia veramente consapevole e vada oltre ciò che vede.

Riflessioni: enoturismo consapevole?

GREGORI, Lucilia
2010

Abstract

l turismo, non solo nel territorio italiano, è uno straordinario indotto economico-culturale molto richiesto ed anche molto offerto o promosso. Esso rappresenta un importante canale per l’economia locale e/o globale sia a piccola che grande scala; si moltiplicano agenzie mirate al turismo, testate giornalistiche specializzate, oltre al grande ruolo dei media che, con mezzi di varia tipologia e livello culturale attraggono, interessano e intrigano l’utente. Non sfugge a questa frenesia collettiva della comunicazione il mondo del vino che fa del turismo itinerante la sua ragion d’essere. Questo approccio al territorio, tuttavia, non sempre assume i caratteri e la connotazione di un turismo “consapevole” che abbia quindi la coscienza delle realtà locali e dei suoi contenuti culturali. Basti seguire l’editoria o le testate di settore per comprendere che per fare eno-turismo consapevole, per esempio, occorra un approccio costruttivo che non disattenda i contenuti culturali. Difficile far passare nel mondo del vino la vera “ragione del vino”, il messaggio del territorio, la storia della terra, del substrato e del terroir. Tali contenuti sono noti, studiati a livello accademico e non solo, ma attingervi nella comunicazione sembra inadeguato, noioso ed incomprensibile. Se è vero che chi propone i contenuti debba fare lo sforzo di renderli quanto più accessibili, è pur vero non si possa esimere da essi. Le strade del vino non possono essere confinate alla seppur competente, visita guidata alle aziende o alle degustazioni, poichè il loro percorso intercetta il paesaggio delle storie naturali ed antropiche e in particolar modo in questo ambito, gli scenari ambientali che hanno portato all’evoluzione di determinati suoli e quindi vini, sono notizia non secondaria, spesso sconosciuta o trascurata. Il turismo è ormai consolidato e si attiene a regole ben precise: visite guidate, piante stradali, monumenti importanti e locali scenari eno-gastronomici. Tutto ciò può funzionare egregiamente all’interno di un turismo epidermico, ma la percezione del paesaggio è superficiale e spesso il turista riparte, senza che abbia acquisito le ragioni dei luoghi, la storia degli uomini, quella delle rocce e dei materiali che sono di fatto all’origine dei vini. Le città del vino sono legate ad etichette celebri e pregevoli la cui fisionomia però è affidata tradizionalmente solo alle aziende, alle enoteche, alle degustazioni, alle etichette anonime o ridondanti che poco comunicano e poco colpiscono l’immaginazione. La comunicazione dei siti del vino non deve essere solo un racconto del suo ruolo strettamente turistico o strettamente enologico, sarebbe riduttivo e non esaustivo del scenario ambientale e enografico locale. La lungimiranza nel futuro della comunicazione enoturistica dovrebbe andare oltre i pregevoli vini, gli studiati abbinamenti, le leggendarie aziende o i blasonati chef; tutti gli interessi e contenuti di questi diversi soggetti, infatti, affondano le loro radici, forse inconsapevolmente, nel territorio e nella sua storia leggendaria, suggestiva e immaginata, ma che è la “ragione fisica e culturale” dei luoghi del vino e costituisce la base di un turismo consapevole. Sfogliando una qualsiasi guida eno-gastromica, in genere, non emergerà mai la “ragione del vino” di una DOC o DOCG e il turista viene guidato in una filiera commerciale anche di alto livello ma scevra, per esempio, del contesto geologico/geomorfologico che ha dettato le regole del terroir. In alcuni casi, ambiti culturali diversi vengono affiancati (paesaggio ed arte, vino e tradizioni locali, cantine aperte e visita alle vigne, ecc) talora con modalità forse troppo banali o troppo tecniche, rischiando di offrire una parziale visione e comprensione del paesaggio, senza che il turista ne sia veramente consapevole e vada oltre ciò che vede.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/171012
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