Il dibattito sulla questione agraria in Russia è tutt’oggi aperto seppur con toni più moderati rispetto al furore ideologico che caratterizzò la contrapposizione ottocentesca fra occidentalisti e slavofili. L’Obščina, la tipica comunità agricola che ha origini settecentesche ed è al centro della riforma zarista del 1861, rappresenta per un lungo periodo un freno allo sviluppo dell’economia russa e, come afferma Portal, “solo in apparenza uno strumento di giustizia egualitaria”. Pur non essendo totalmente negativo, il decreto del 19 aprile 1861 sull’emancipazione dei contadini non ebbe l’effetto auspicato. Il sovrano evitò con ogni mezzo che tale evento si trasformasse in un’occasione di dibattito e ancor più che fosse occasione per i suoi sudditi di presentare richieste relative alla creazione di organismi consultivi. Vero è che l’abolizione della servitù comportò anche una serie di altre riforme giuridiche e amministrative che dovevano inevitabilmente portare alla reazione di organismi periferici dotati di autonomia amministrativa quali gli zemstva, rappresentanze elettive di nobili. Le grandi riforme dello “zar liberatore” , Alessandro II, erano nate dalla necessità di adattare le istituzioni giuridiche e amministrative del Paese alle esigenze di uno Stato moderno, ma non avevano operato audaci capovolgimenti nelle alleanze sociali di cui il primo zar riformatore, Pietro I, aveva dato l’esempio.
"Terra e libertà". Nascita esviluppo della "questione agraria" in Russia dal lavoro libero dei campi alla rivoluzione del 1905
RANDAZZO, Francesco
2010
Abstract
Il dibattito sulla questione agraria in Russia è tutt’oggi aperto seppur con toni più moderati rispetto al furore ideologico che caratterizzò la contrapposizione ottocentesca fra occidentalisti e slavofili. L’Obščina, la tipica comunità agricola che ha origini settecentesche ed è al centro della riforma zarista del 1861, rappresenta per un lungo periodo un freno allo sviluppo dell’economia russa e, come afferma Portal, “solo in apparenza uno strumento di giustizia egualitaria”. Pur non essendo totalmente negativo, il decreto del 19 aprile 1861 sull’emancipazione dei contadini non ebbe l’effetto auspicato. Il sovrano evitò con ogni mezzo che tale evento si trasformasse in un’occasione di dibattito e ancor più che fosse occasione per i suoi sudditi di presentare richieste relative alla creazione di organismi consultivi. Vero è che l’abolizione della servitù comportò anche una serie di altre riforme giuridiche e amministrative che dovevano inevitabilmente portare alla reazione di organismi periferici dotati di autonomia amministrativa quali gli zemstva, rappresentanze elettive di nobili. Le grandi riforme dello “zar liberatore” , Alessandro II, erano nate dalla necessità di adattare le istituzioni giuridiche e amministrative del Paese alle esigenze di uno Stato moderno, ma non avevano operato audaci capovolgimenti nelle alleanze sociali di cui il primo zar riformatore, Pietro I, aveva dato l’esempio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.