Il Grand Tour dell’800, in quel particolare momento storico, è stata una straordinaria occasione di conoscenza scientifica e culturale che ha permesso ad alcuni personaggi stranieri di confrontarsi con le realtà ambientali del territorio italiano. In particolare, Goethe, nel suo Viaggio in Italia attraversando la penisola, da nord verso sud, ha descritto gli aspetti scientifici, geologico-geomorfologici, botanico-vegetazionali, artistico-culturali ed anche enologico-enografici dei luoghi visitati. Goethe ha osservato “le cose anche con l’occhio del Geologo e del Paesista” e si configura, pertanto, come un esperto paesaggista, in grado di analizzare e scomporre il territorio in tutti i suoi aspetti, facendo emergere lati poco noti ma assolutamente originali, delineando dettagli naturalistici, emergenze monumentali, valutazioni psico-sociali dei personaggi e delle popolazioni incontrate, puntuali osservazioni del paesaggio botanico e del substrato litologico. Lo scrittore era animato nel suo viaggio dall’ansia del mito di Roma, ma pur nella ricerca di quella meta non ha tralasciato di guardarsi intorno, di chiedersi il perché delle rocce, della vegetazione, dell’ubicazione dei monumenti ed anche delle abitudini, del carattere della gente e delle pratiche agrarie locali. Goethe applica una metodica descrittiva trasversale e il suo Viaggio in Italia diventa, pertanto, uno straordinario compendio d’informazioni, talora sorprendenti. Il suo libro, infatti, è uno straordinario esempio di divulgazione scientifica, in un periodo storico in cui la scienza era appannaggio di pochi e comunicare informazioni scientifiche era difficile, se non nei salotti intellettuali. Egli, invece, nella sua narrazione fornisce un “racconto dei luoghi” assolutamente condivisibile con diversi substrati culturali, non necessariamente elevati. Curiosità e talento intellettuale lo spingono in percorsi interessanti sotto l’aspetto scientifico e suggestivi sotto quello scenico, senza mai però mai disattendere al particolare, al vissuto della gente, in uno scenario naturale così diverso rispetto al suo paesaggio natio, improvvisamente e furtivamente lasciato, per l’avventura italiana, all’alba del 3 Settembre 1786. La lettura rivisitata del lavoro di Goethe, effettuata in occasione del volume edito da G&T “Viaggio di Goethe in Italia dopo 220 anni”, ha permesso di riconoscere, inoltre, un Goethe “enografo”, attento alle diversità del paesaggio vitato italiano, alle differenze nella cura della vite, nel diverso paesaggio agrario da nord a sud. Il “paesaggio del vino” appare pertanto un fil-rouge che accompagna il viaggiatore in Italia nella narrazione dei luoghi e delle loro peculiarità territoriali. Il viaggio dello scrittore tedesco, pertanto, è un interessante percorso attraverso le valenze di luoghi eccellenti naturali e antropici, ma anche attraverso le locali evidenze agrarie e viticole, che catturano la sua attenzione secondo un orientamento ed un approccio assolutamente interdisciplinare e moderno.

J.W.Goethe divulgatore: paesaggio,arte,geologia e...vino

GREGORI, Lucilia
2010

Abstract

Il Grand Tour dell’800, in quel particolare momento storico, è stata una straordinaria occasione di conoscenza scientifica e culturale che ha permesso ad alcuni personaggi stranieri di confrontarsi con le realtà ambientali del territorio italiano. In particolare, Goethe, nel suo Viaggio in Italia attraversando la penisola, da nord verso sud, ha descritto gli aspetti scientifici, geologico-geomorfologici, botanico-vegetazionali, artistico-culturali ed anche enologico-enografici dei luoghi visitati. Goethe ha osservato “le cose anche con l’occhio del Geologo e del Paesista” e si configura, pertanto, come un esperto paesaggista, in grado di analizzare e scomporre il territorio in tutti i suoi aspetti, facendo emergere lati poco noti ma assolutamente originali, delineando dettagli naturalistici, emergenze monumentali, valutazioni psico-sociali dei personaggi e delle popolazioni incontrate, puntuali osservazioni del paesaggio botanico e del substrato litologico. Lo scrittore era animato nel suo viaggio dall’ansia del mito di Roma, ma pur nella ricerca di quella meta non ha tralasciato di guardarsi intorno, di chiedersi il perché delle rocce, della vegetazione, dell’ubicazione dei monumenti ed anche delle abitudini, del carattere della gente e delle pratiche agrarie locali. Goethe applica una metodica descrittiva trasversale e il suo Viaggio in Italia diventa, pertanto, uno straordinario compendio d’informazioni, talora sorprendenti. Il suo libro, infatti, è uno straordinario esempio di divulgazione scientifica, in un periodo storico in cui la scienza era appannaggio di pochi e comunicare informazioni scientifiche era difficile, se non nei salotti intellettuali. Egli, invece, nella sua narrazione fornisce un “racconto dei luoghi” assolutamente condivisibile con diversi substrati culturali, non necessariamente elevati. Curiosità e talento intellettuale lo spingono in percorsi interessanti sotto l’aspetto scientifico e suggestivi sotto quello scenico, senza mai però mai disattendere al particolare, al vissuto della gente, in uno scenario naturale così diverso rispetto al suo paesaggio natio, improvvisamente e furtivamente lasciato, per l’avventura italiana, all’alba del 3 Settembre 1786. La lettura rivisitata del lavoro di Goethe, effettuata in occasione del volume edito da G&T “Viaggio di Goethe in Italia dopo 220 anni”, ha permesso di riconoscere, inoltre, un Goethe “enografo”, attento alle diversità del paesaggio vitato italiano, alle differenze nella cura della vite, nel diverso paesaggio agrario da nord a sud. Il “paesaggio del vino” appare pertanto un fil-rouge che accompagna il viaggiatore in Italia nella narrazione dei luoghi e delle loro peculiarità territoriali. Il viaggio dello scrittore tedesco, pertanto, è un interessante percorso attraverso le valenze di luoghi eccellenti naturali e antropici, ma anche attraverso le locali evidenze agrarie e viticole, che catturano la sua attenzione secondo un orientamento ed un approccio assolutamente interdisciplinare e moderno.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/171902
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