Nell’intreccio inestricabile di emozioni e cultura che caratterizzano il “bel paesaggio” è inevitabile che, pur rimanendo incantati di fronte al caleidoscopio di colori della “fiorita” di Castelluccio o alla maestosità dei rilievi del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, scatti in noi il desiderio di saperne di più magari proprio su certi “paesaggi segreti” che, come il Pian Perduto, racchiudono antiche testimonianze storiche importanti ai fini del riconoscimento del paesaggio vissuto. Entrare in un “paesaggio segreto” è un po’ come andare dietro le quinte di un palcoscenico per osservare segmenti di particolare interesse naturalistico e storico anche se non tutti immediatamente emergenti. Ecco allora configurarsi la verticalità del M. Vettore (2476 m s.l.m.); le dolci ondulazioni che delimitano, quasi a volerlo nascondere, il Pian Perduto; i prati umidi del piano rivestiti di soffici erbe; lo “Stagno Rosso”, una pozza dalla strana forma ad “occhiali”; e ancora “lassù” la Chiesetta della Modonna della Còna, ad un passo da Forca di Gualdo (1497 m s.l.m.), silente testimone di un antico patto di pace tra le litigiose comunità di Norcia e di Visso. Le schermaglie tra Norcia e Visso per il possesso di porzioni di territorio dai confini incerti risalgono al XIII secolo. Numerose le tregue, le false promesse e i pesanti apprezzamenti verbali tra Nursini e Vissani, che degenerarono nel sanguinoso scontro armato del 20 luglio 1522 avvenuto presso Villa di Gualdo. I momenti salienti di quella battaglia sono stati raccontati in rima da un umile “poeta-pastore” (forse un certo Berrettaccia). Dopo la vittoria vissana il Piano di Quarto fu chiamato Pian Perduto e assegnato definitivamente a Visso il 3 settembre 1560. Ancora oggi, la prima domenica di luglio, Castellucciani e Vissani si incontrano presso la piccola Chiesa della Madonna della Còna per rinnovare con una cerimonia religiosa e con un pranzo comune il patto di pace in memoria dell’antico atto di guerra.
Rilettura delle ottave della battaglia del Pian Perduto, un poemetto tra leggenda e storia
PALOMBA, Maria Paola;
2010
Abstract
Nell’intreccio inestricabile di emozioni e cultura che caratterizzano il “bel paesaggio” è inevitabile che, pur rimanendo incantati di fronte al caleidoscopio di colori della “fiorita” di Castelluccio o alla maestosità dei rilievi del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, scatti in noi il desiderio di saperne di più magari proprio su certi “paesaggi segreti” che, come il Pian Perduto, racchiudono antiche testimonianze storiche importanti ai fini del riconoscimento del paesaggio vissuto. Entrare in un “paesaggio segreto” è un po’ come andare dietro le quinte di un palcoscenico per osservare segmenti di particolare interesse naturalistico e storico anche se non tutti immediatamente emergenti. Ecco allora configurarsi la verticalità del M. Vettore (2476 m s.l.m.); le dolci ondulazioni che delimitano, quasi a volerlo nascondere, il Pian Perduto; i prati umidi del piano rivestiti di soffici erbe; lo “Stagno Rosso”, una pozza dalla strana forma ad “occhiali”; e ancora “lassù” la Chiesetta della Modonna della Còna, ad un passo da Forca di Gualdo (1497 m s.l.m.), silente testimone di un antico patto di pace tra le litigiose comunità di Norcia e di Visso. Le schermaglie tra Norcia e Visso per il possesso di porzioni di territorio dai confini incerti risalgono al XIII secolo. Numerose le tregue, le false promesse e i pesanti apprezzamenti verbali tra Nursini e Vissani, che degenerarono nel sanguinoso scontro armato del 20 luglio 1522 avvenuto presso Villa di Gualdo. I momenti salienti di quella battaglia sono stati raccontati in rima da un umile “poeta-pastore” (forse un certo Berrettaccia). Dopo la vittoria vissana il Piano di Quarto fu chiamato Pian Perduto e assegnato definitivamente a Visso il 3 settembre 1560. Ancora oggi, la prima domenica di luglio, Castellucciani e Vissani si incontrano presso la piccola Chiesa della Madonna della Còna per rinnovare con una cerimonia religiosa e con un pranzo comune il patto di pace in memoria dell’antico atto di guerra.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.