Il sistema di habitat lacustri e palustri del Lago Trasimeno, sede di due Siti della Rete Natura 2000 e di un Parco Regionale, si è caratterizzato negli ultimi decenni per uno stato di progressivo declino che ha investito sia le cenosi spondicole che quelle idrofitiche. Tale fenomeno si è manifestato attraverso un graduale impoverimento floristico accompagnato dalla contrazione, e in alcuni casi dalla scomparsa, di specie e comunità di grande rilevanza conservazionistica. In particolare, le vaste superfici occupate in passato dal canneto (associazione Phragmitetum vulgaris Soó 1927) si sono progressivamente ridotte, frammentate e degradate, manifestando fenomeni di evidente sofferenza a carico della popolazione di cannuccia. A partire dall’anno 2006, grazie ad un progetto di ricerca finanziato per il biennio iniziale dalla Provincia di Perugia (Servizio Protezione Ambientale e Parchi), i sintomi osservati sono stati monitorati all’interno di 19 quadrati permanenti e confrontati con i dati disponibili in letteratura. Si è evidenziata la presenza di una sindrome di ‘moria del canneto’ (die-back), riconosciuta e studiata negli ultimi decenni in Europa centrale e settentrionale (Van Der Putten, 1997). Il fenomeno è molto complesso e si manifesta attraverso un insieme di sintomi diversificati a carico di Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. (la comune cannuccia di palude). Al lago Trasimeno sono stati rilevati, in particolare: riduzione della taglia e del tasso di accrescimento dei culmi, degenerazione e morte delle gemme, ritardo nella fioritura, anomalie di sviluppo dell’apparato radicale, ridotta capacità di accumulo di amido, danni da insetti e funghi, habitus di accrescimento per cespi noto come clumping. Il fenomeno appare particolarmente accentuato nel settore sud-orientale del lago, in un’area che nella metà degli anni ’50 era occupata da un amplissimo canneto (Granetti, 1965) che attualmente risulta drasticamente ridotto in estensione e fortemente frammentato (Gigante et al., 2008, 2010). Per ottenere informazioni quantitative ed investigare le modalità di trasformazione dell’ecosistema palustre nell’area maggiormente soggetta a declino, sono state prese in considerazione anche le immagini aerofotogrammetriche disponibili per l’ultimo cinquantennio. Dopo essere state georeferenziate, le immagini sono state sottoposte a classificazione supervised, con l’ausilio del software GRASS, e successivamente corrette tramite heads-up digitizing. Le elaborazioni geografiche sono state interpretate allo scopo di estrapolare informazioni quantitative sull’entità della regressione e di ottenere una rappresentazione cartografica del canneto in epoche diverse. I dati ottenuti sono stati messi in relazione con le variazioni del livello del lago, influenzate sia da fattori climatici che antropici in seguito all’ampliamento artificiale del bacino idrografico, avvenuto tra il 1959 e il 1961 (Filipponi et al., 2010). Parallelamente, partendo dalla caratterizzazione del livello di declino del canneto nei diversi settori spondali, attraverso l’esecuzione di rilievi fitosociologici è stata approfondita la qualità floristica e fitocenotica della comunità a dominanza di Phragmites australis. I risultati mostrano da un lato la forte ingressione di entità indicatrici di disturbo, sul fronte a terra del canneto, e dall’altro il depauperamento e la scomparsa delle specie che di norma accompagnano la cannuccia nelle cenosi palustri, già di per sé paucispecifiche. Il complesso delle indagini portate avanti fornisce utili spunti per l’interpretazione di un fenomeno di generale degrado che affligge la fascia spondale del Lago Trasimeno, meritevole di attenzione per il suo valore intrinseco. Gli habitat palustri sono infatti estremamente importanti, non solo per la conservazione della biodiversità, garantendo la sopravvivenza di numerose specie e comunità vegetali e animali, ma anche per i preziosi servizi ecosistemici che svolgono, tra i quali vanno certamente ricordati il potenziale di fitodepurazione e il ruolo di carbon-sink.

Il declino della popolazione di Phragmites australis

GIGANTE, Daniela;VENANZONI, Roberto
2010

Abstract

Il sistema di habitat lacustri e palustri del Lago Trasimeno, sede di due Siti della Rete Natura 2000 e di un Parco Regionale, si è caratterizzato negli ultimi decenni per uno stato di progressivo declino che ha investito sia le cenosi spondicole che quelle idrofitiche. Tale fenomeno si è manifestato attraverso un graduale impoverimento floristico accompagnato dalla contrazione, e in alcuni casi dalla scomparsa, di specie e comunità di grande rilevanza conservazionistica. In particolare, le vaste superfici occupate in passato dal canneto (associazione Phragmitetum vulgaris Soó 1927) si sono progressivamente ridotte, frammentate e degradate, manifestando fenomeni di evidente sofferenza a carico della popolazione di cannuccia. A partire dall’anno 2006, grazie ad un progetto di ricerca finanziato per il biennio iniziale dalla Provincia di Perugia (Servizio Protezione Ambientale e Parchi), i sintomi osservati sono stati monitorati all’interno di 19 quadrati permanenti e confrontati con i dati disponibili in letteratura. Si è evidenziata la presenza di una sindrome di ‘moria del canneto’ (die-back), riconosciuta e studiata negli ultimi decenni in Europa centrale e settentrionale (Van Der Putten, 1997). Il fenomeno è molto complesso e si manifesta attraverso un insieme di sintomi diversificati a carico di Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. (la comune cannuccia di palude). Al lago Trasimeno sono stati rilevati, in particolare: riduzione della taglia e del tasso di accrescimento dei culmi, degenerazione e morte delle gemme, ritardo nella fioritura, anomalie di sviluppo dell’apparato radicale, ridotta capacità di accumulo di amido, danni da insetti e funghi, habitus di accrescimento per cespi noto come clumping. Il fenomeno appare particolarmente accentuato nel settore sud-orientale del lago, in un’area che nella metà degli anni ’50 era occupata da un amplissimo canneto (Granetti, 1965) che attualmente risulta drasticamente ridotto in estensione e fortemente frammentato (Gigante et al., 2008, 2010). Per ottenere informazioni quantitative ed investigare le modalità di trasformazione dell’ecosistema palustre nell’area maggiormente soggetta a declino, sono state prese in considerazione anche le immagini aerofotogrammetriche disponibili per l’ultimo cinquantennio. Dopo essere state georeferenziate, le immagini sono state sottoposte a classificazione supervised, con l’ausilio del software GRASS, e successivamente corrette tramite heads-up digitizing. Le elaborazioni geografiche sono state interpretate allo scopo di estrapolare informazioni quantitative sull’entità della regressione e di ottenere una rappresentazione cartografica del canneto in epoche diverse. I dati ottenuti sono stati messi in relazione con le variazioni del livello del lago, influenzate sia da fattori climatici che antropici in seguito all’ampliamento artificiale del bacino idrografico, avvenuto tra il 1959 e il 1961 (Filipponi et al., 2010). Parallelamente, partendo dalla caratterizzazione del livello di declino del canneto nei diversi settori spondali, attraverso l’esecuzione di rilievi fitosociologici è stata approfondita la qualità floristica e fitocenotica della comunità a dominanza di Phragmites australis. I risultati mostrano da un lato la forte ingressione di entità indicatrici di disturbo, sul fronte a terra del canneto, e dall’altro il depauperamento e la scomparsa delle specie che di norma accompagnano la cannuccia nelle cenosi palustri, già di per sé paucispecifiche. Il complesso delle indagini portate avanti fornisce utili spunti per l’interpretazione di un fenomeno di generale degrado che affligge la fascia spondale del Lago Trasimeno, meritevole di attenzione per il suo valore intrinseco. Gli habitat palustri sono infatti estremamente importanti, non solo per la conservazione della biodiversità, garantendo la sopravvivenza di numerose specie e comunità vegetali e animali, ma anche per i preziosi servizi ecosistemici che svolgono, tra i quali vanno certamente ricordati il potenziale di fitodepurazione e il ruolo di carbon-sink.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/176364
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