La vasta macchina dell’impero di Carlo V, l’imponente apparato burocratico che dalla sua ascesa al trono si impone come ossatura imprescindibile per la gestione di territori numerosi e distanti, si presentava, agli occhi di chi aveva avuto la fortuna di esercitarsi nei rudimenti della scrittura, come un’opportunità di fare in qualche modo carriera. Offuscati dall’ombra dei grandi, i segretari risultano invero ingranaggi importanti di siffatto impianto, coloro che consentono con la propria penna l’allestimento del grande edificio imperiale. E ciò a maggior ragione se si considera il caso di quelli che vivono del sudore del proprio inchiostro ben al di là della stesura di singole missive, di addetti alla cancelleria che intuiscono il valore propagandistico della propria penna e dal quale pensano bene di poter ricavare qualche ricompensa in più. «Propaganda della missiva», dunque, trasposta nelle pagine di un libro, ad opera di personaggi che spesso pertengono alla «periferia del potere», in quanto segretari di minor importanza fattuale e che agiscono in zone periferiche rispetto al centro della monarchia, dei quali Domingo de Gaztelu e Alfonso de Ulloa rappresentano solo un’esigua esemplificazione. L’analisi delle edizioni legate al loro nome – sei nel caso di Gaztelu e una settantina nel caso di Ulloa -, pubblicate a Venezia nelle decadi centrali del Cinquecento, evidenzia la vera finalità spesso sottesa ad esse: scelte editoriali volte da un lato ad incentivare lo studio e la diffusione della lingua castigliana quale lingua di un grande impero; dall’altro a svolgere una indiretta, discreta, ma efficace propaganda filospagnola attraverso la celebrazione dei fasti e della grandezza della monarchia.

Periferia del potere e propaganda della missiva: segretari spagnoli nelle stamperie veneziane

LIEVENS, Anne Marie
2006

Abstract

La vasta macchina dell’impero di Carlo V, l’imponente apparato burocratico che dalla sua ascesa al trono si impone come ossatura imprescindibile per la gestione di territori numerosi e distanti, si presentava, agli occhi di chi aveva avuto la fortuna di esercitarsi nei rudimenti della scrittura, come un’opportunità di fare in qualche modo carriera. Offuscati dall’ombra dei grandi, i segretari risultano invero ingranaggi importanti di siffatto impianto, coloro che consentono con la propria penna l’allestimento del grande edificio imperiale. E ciò a maggior ragione se si considera il caso di quelli che vivono del sudore del proprio inchiostro ben al di là della stesura di singole missive, di addetti alla cancelleria che intuiscono il valore propagandistico della propria penna e dal quale pensano bene di poter ricavare qualche ricompensa in più. «Propaganda della missiva», dunque, trasposta nelle pagine di un libro, ad opera di personaggi che spesso pertengono alla «periferia del potere», in quanto segretari di minor importanza fattuale e che agiscono in zone periferiche rispetto al centro della monarchia, dei quali Domingo de Gaztelu e Alfonso de Ulloa rappresentano solo un’esigua esemplificazione. L’analisi delle edizioni legate al loro nome – sei nel caso di Gaztelu e una settantina nel caso di Ulloa -, pubblicate a Venezia nelle decadi centrali del Cinquecento, evidenzia la vera finalità spesso sottesa ad esse: scelte editoriali volte da un lato ad incentivare lo studio e la diffusione della lingua castigliana quale lingua di un grande impero; dall’altro a svolgere una indiretta, discreta, ma efficace propaganda filospagnola attraverso la celebrazione dei fasti e della grandezza della monarchia.
2006
9788882298067
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