Il fabbisogno energetico sia dei paesi più industrializzati che di quelli emergenti ed in fase di rapido sviluppo, rappresenta un problema che non è più demandabile all’azione unilaterale di singole comunità o di singoli stati, ma richiede l’adozione di strategie globali in grado di dare risposte articolate e significative ai diversi aspetti ad esso connessi. E’ noto come al problema energetico siano collegati diversi altri fattori, sociali, politici e non ultimo quello relativo all’impatto che, lo sfruttamento massivo dei tradizionali combustibili fossili, ha sull’ambiente e sull’intero ecosistema mondo. In questo scenario la possibilità di produrre energia da fonti così dette rinnovabili, che siano in grado di mitigare la dipendenza di diversi paesi dalle tradizionali fonti energetiche, oltre a ridurre l’impatto negativo che si genera sull’ambiente, unitamente ad altre iniziative volte soprattutto a ridurre i consumi attraverso strategie complesse di intervento, non ultima quella dell’efficienza energetica degli usi finali, sembra essere un insieme di interventi che può portare a dei risultati interessanti in tempi brevi. Tuttavia l’utilizzo delle fonti rinnovabili va analizzato e contestualizzato con estrema attenzione per non creare sistemi che di fatto sono causa di problemi maggiori rispetto a quelli che cercano di risolvere. In questo scenario un ruolo importante può essere svolto dalle biomasse. Fra le diverse tipologie di biomasse, quelle di tipo residuale, ovvero non prodotte in maniera specifica per soli fini energetici, ma risultanti da altre attività di natura, forestale, agro-industriale, agro-alimetare o zootecnica e simili, sembrano essere quelle che, in linea generale, permettono di ottenere i massimi benefici ed i minori costi. Infatti con tali biomasse non si interviene direttamente sul mercato dei prodotti agricoli, creando forzature e speculazioni che possono invece essere indotte dall’adozione di colture e quindi di filiere agro-energetiche ad hoc create, e che spesso portano all’insorgenza di sperequazioni di tipo sociale ed economico molto gravi. L’utilizzo a fini energetici dei residui, in linea di principio, ha invece il vantaggio di trasformare in una risorsa qualcosa che, allo stato attuale, rappresenta prevalentemente un problema. Risulta evidente che questo aspetto va analizzato con estrema attenzione e contestualizzato nella realtà in cui si intende operare, per far si che il tutto sia sostenibile sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ambientale. In questo lavoro si è analizzata, sia dal punto di vista tecnico che economico, la possibilità di utilizzare, per fini energetici, le biomasse residuali prodotte da una azienda agraria-zootecnica, situata in provincia di Matera.

“Analsi tecnica ed economica dell’utilizzo energetico di biomasse residuali: il caso di una azienda agraria metapontina”

DI MARIA, Francesco;
2008

Abstract

Il fabbisogno energetico sia dei paesi più industrializzati che di quelli emergenti ed in fase di rapido sviluppo, rappresenta un problema che non è più demandabile all’azione unilaterale di singole comunità o di singoli stati, ma richiede l’adozione di strategie globali in grado di dare risposte articolate e significative ai diversi aspetti ad esso connessi. E’ noto come al problema energetico siano collegati diversi altri fattori, sociali, politici e non ultimo quello relativo all’impatto che, lo sfruttamento massivo dei tradizionali combustibili fossili, ha sull’ambiente e sull’intero ecosistema mondo. In questo scenario la possibilità di produrre energia da fonti così dette rinnovabili, che siano in grado di mitigare la dipendenza di diversi paesi dalle tradizionali fonti energetiche, oltre a ridurre l’impatto negativo che si genera sull’ambiente, unitamente ad altre iniziative volte soprattutto a ridurre i consumi attraverso strategie complesse di intervento, non ultima quella dell’efficienza energetica degli usi finali, sembra essere un insieme di interventi che può portare a dei risultati interessanti in tempi brevi. Tuttavia l’utilizzo delle fonti rinnovabili va analizzato e contestualizzato con estrema attenzione per non creare sistemi che di fatto sono causa di problemi maggiori rispetto a quelli che cercano di risolvere. In questo scenario un ruolo importante può essere svolto dalle biomasse. Fra le diverse tipologie di biomasse, quelle di tipo residuale, ovvero non prodotte in maniera specifica per soli fini energetici, ma risultanti da altre attività di natura, forestale, agro-industriale, agro-alimetare o zootecnica e simili, sembrano essere quelle che, in linea generale, permettono di ottenere i massimi benefici ed i minori costi. Infatti con tali biomasse non si interviene direttamente sul mercato dei prodotti agricoli, creando forzature e speculazioni che possono invece essere indotte dall’adozione di colture e quindi di filiere agro-energetiche ad hoc create, e che spesso portano all’insorgenza di sperequazioni di tipo sociale ed economico molto gravi. L’utilizzo a fini energetici dei residui, in linea di principio, ha invece il vantaggio di trasformare in una risorsa qualcosa che, allo stato attuale, rappresenta prevalentemente un problema. Risulta evidente che questo aspetto va analizzato con estrema attenzione e contestualizzato nella realtà in cui si intende operare, per far si che il tutto sia sostenibile sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ambientale. In questo lavoro si è analizzata, sia dal punto di vista tecnico che economico, la possibilità di utilizzare, per fini energetici, le biomasse residuali prodotte da una azienda agraria-zootecnica, situata in provincia di Matera.
2008
9788877588395
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/35345
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