Gli orientamenti culturali, emersi dalla Geomorfologia culturale, hanno fornito l’input per comunicare i contenuti delle Scienze della Terra con metodi e strumenti, non tradizionalmente usati, nelle comuni attività scientifiche e didattiche. I risultati della ricerca scientifica sono d’appannaggio del mondo accademico e perciò confinati all’interno di un ristretto ambito culturale; spesso quindi i valori scientifici del territorio e del paesaggio naturale (biotico ed abiotico) non sono condivisi con un’utenza culturalmente ampia. Oggi è possibile, invece, attraverso una sempre più accettata trasversalità disciplinare, diffondere le ricerche all’interno di una platea dal diverso target culturale. La cesura concettuale, tra mondo delle discipline umanistiche s.l., e tecniche è ormai superata e molti ricercatori invece, da entrambe le parti, si sono resi conto che raccontare il paesaggio e gli eventi, talora tragici, che lo hanno coinvolto è possibile con eccellenti risultati, tramite contributi disciplinari, anche apparentemente distanti. Le opere classiche o moderne di scrittori e poeti comunicano, a chi sappia coglierli, gli elementi geologici e geomorfologici del paesaggio, talora con straordinaria precisione, attualità ed efficacia. Recepire questi messaggi, che a volte arrivano da lontano, è un’opportunità culturale che non va disattesa, ma perseguita ed incrementata. La lettura rivisitata dei classici come Dante o dell’editoria contemporanea, spesso trasmette nella narrazione dei fatti un preciso contesto naturale o antropico, antico o attuale e, in ogni caso, lo sfondo fisico è parte essenziale della storia e, insieme alle sensazioni e sentimenti dei protagonisti, delinea scenari di Geografia emozionale. Stessa opportunità dal racconto di artisti che permettono di ravvisare, nello sfondo delle scenografie rappresentate, paesaggi passati e meno immaginari di quanto si pensi, fare confronti e ricavare interessanti indicazioni paleogeografiche e/o ambientali. Perugino e Pinturicchio in Umbria, Leonardo e Gozzoli in Toscana hanno descritto un paesaggio oggi riconoscibile, e la suggestione di quell’ambiente passa inalterata. La lettura delle opere d’arte non è, quindi, solo commento artistico o ricerca storiografica, ma riserva un approccio geologico ai luoghi rappresentati ed apre un costruttivo dialogo, ancora poco sperimentato, tra scienziati dell’arte e della Terra. Nell’epoca della cultura dei media e delle immagini, queste svolgono pertanto un grandissimo ruolo nella comunicazione non solo di panorami, ma dei contenuti scientifici in esse ravvisabili. Immagini che arrivano anche da films, da video musicali, da cartoons sono attualmente caratterizzate da un sempre più ricercato rigore scientifico. I reali scenari naturali che seguono la narrazione dei fatti, offerti per esempio dalla cinematografia, talora non accompagnano semplicemente le vicende degli uomini, ma sono i veri protagonisti delle storie. Imparare a cogliere questi elementi, non solo permette di acquisire contenuti in modo critico, ma in particolare, permette di insegnare ad osservare e leggere il paesaggio, sia quello impattante di trailers e films sia quello più banale, ma solo in apparenza, che si coglie nella quotidianità. Dal paesaggio naturale o urbano, emerge la storia geologica e l’evoluzione dei luoghi, se si è addestrati a farlo. Sotto il profilo didattico, quindi, quest’approccio è molto convincente ed avvincente per docenti e discenti. Nella cultura delle immagini, inoltre, assumono un insospettato ruolo quelle acquisite in movimento: il “paesaggio dal treno” è un panorama a parte, in cui non si percepiscono gli uomini, ma i segni del loro passaggio, mentre prevale l’impatto degli elementi fisiografici e vegetazionali. Questo particolare paesaggio riesce a trasmettere, da un’insolita ma immediata prospettiva, informazioni di processi, di culture e comunica la storia dei popoli e del loro territorio. Le pianure, le depressioni tettoniche, gli ampi conoidi insieme alla tipologia delle colture e dell’edificato sono elementi tangibili dei luoghi e, spesso ci si sorprende quasi come “viaggiatori dell’800”, incuriositi ed attenti ai paesaggi nel loro insieme culturale e colturale. Il paesaggio del vino, infine, rappresenta un nuovo obiettivo culturale, segno tangibile dell’antica tradizione degli uomini, fortemente condizionato dalle vicende paleogeografiche e geologiche locali. Questa relazione, che dovrebbe essere scontata, sfugge ai più, ma è basilare per fare una seria “comunicazione geologica del vino” e quindi ancora delle Scienze della Terra. L’iter concettuale esposto, originale e complesso nelle modalità di approccio e di contenuti, trova pertanto la sua naturale e migliore espressione all’interno della condivisa e sempre più apprezzata Geomorfologia culturale.

Metodi “non tradizionali” nella comunicazione scientifica e didattica delle Scienze della Terra

GREGORI, Lucilia
2009

Abstract

Gli orientamenti culturali, emersi dalla Geomorfologia culturale, hanno fornito l’input per comunicare i contenuti delle Scienze della Terra con metodi e strumenti, non tradizionalmente usati, nelle comuni attività scientifiche e didattiche. I risultati della ricerca scientifica sono d’appannaggio del mondo accademico e perciò confinati all’interno di un ristretto ambito culturale; spesso quindi i valori scientifici del territorio e del paesaggio naturale (biotico ed abiotico) non sono condivisi con un’utenza culturalmente ampia. Oggi è possibile, invece, attraverso una sempre più accettata trasversalità disciplinare, diffondere le ricerche all’interno di una platea dal diverso target culturale. La cesura concettuale, tra mondo delle discipline umanistiche s.l., e tecniche è ormai superata e molti ricercatori invece, da entrambe le parti, si sono resi conto che raccontare il paesaggio e gli eventi, talora tragici, che lo hanno coinvolto è possibile con eccellenti risultati, tramite contributi disciplinari, anche apparentemente distanti. Le opere classiche o moderne di scrittori e poeti comunicano, a chi sappia coglierli, gli elementi geologici e geomorfologici del paesaggio, talora con straordinaria precisione, attualità ed efficacia. Recepire questi messaggi, che a volte arrivano da lontano, è un’opportunità culturale che non va disattesa, ma perseguita ed incrementata. La lettura rivisitata dei classici come Dante o dell’editoria contemporanea, spesso trasmette nella narrazione dei fatti un preciso contesto naturale o antropico, antico o attuale e, in ogni caso, lo sfondo fisico è parte essenziale della storia e, insieme alle sensazioni e sentimenti dei protagonisti, delinea scenari di Geografia emozionale. Stessa opportunità dal racconto di artisti che permettono di ravvisare, nello sfondo delle scenografie rappresentate, paesaggi passati e meno immaginari di quanto si pensi, fare confronti e ricavare interessanti indicazioni paleogeografiche e/o ambientali. Perugino e Pinturicchio in Umbria, Leonardo e Gozzoli in Toscana hanno descritto un paesaggio oggi riconoscibile, e la suggestione di quell’ambiente passa inalterata. La lettura delle opere d’arte non è, quindi, solo commento artistico o ricerca storiografica, ma riserva un approccio geologico ai luoghi rappresentati ed apre un costruttivo dialogo, ancora poco sperimentato, tra scienziati dell’arte e della Terra. Nell’epoca della cultura dei media e delle immagini, queste svolgono pertanto un grandissimo ruolo nella comunicazione non solo di panorami, ma dei contenuti scientifici in esse ravvisabili. Immagini che arrivano anche da films, da video musicali, da cartoons sono attualmente caratterizzate da un sempre più ricercato rigore scientifico. I reali scenari naturali che seguono la narrazione dei fatti, offerti per esempio dalla cinematografia, talora non accompagnano semplicemente le vicende degli uomini, ma sono i veri protagonisti delle storie. Imparare a cogliere questi elementi, non solo permette di acquisire contenuti in modo critico, ma in particolare, permette di insegnare ad osservare e leggere il paesaggio, sia quello impattante di trailers e films sia quello più banale, ma solo in apparenza, che si coglie nella quotidianità. Dal paesaggio naturale o urbano, emerge la storia geologica e l’evoluzione dei luoghi, se si è addestrati a farlo. Sotto il profilo didattico, quindi, quest’approccio è molto convincente ed avvincente per docenti e discenti. Nella cultura delle immagini, inoltre, assumono un insospettato ruolo quelle acquisite in movimento: il “paesaggio dal treno” è un panorama a parte, in cui non si percepiscono gli uomini, ma i segni del loro passaggio, mentre prevale l’impatto degli elementi fisiografici e vegetazionali. Questo particolare paesaggio riesce a trasmettere, da un’insolita ma immediata prospettiva, informazioni di processi, di culture e comunica la storia dei popoli e del loro territorio. Le pianure, le depressioni tettoniche, gli ampi conoidi insieme alla tipologia delle colture e dell’edificato sono elementi tangibili dei luoghi e, spesso ci si sorprende quasi come “viaggiatori dell’800”, incuriositi ed attenti ai paesaggi nel loro insieme culturale e colturale. Il paesaggio del vino, infine, rappresenta un nuovo obiettivo culturale, segno tangibile dell’antica tradizione degli uomini, fortemente condizionato dalle vicende paleogeografiche e geologiche locali. Questa relazione, che dovrebbe essere scontata, sfugge ai più, ma è basilare per fare una seria “comunicazione geologica del vino” e quindi ancora delle Scienze della Terra. L’iter concettuale esposto, originale e complesso nelle modalità di approccio e di contenuti, trova pertanto la sua naturale e migliore espressione all’interno della condivisa e sempre più apprezzata Geomorfologia culturale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/40084
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