FESTIVAL DEI SAPERI Firenze 23-24 gennaio 2009 Perché il Festival, perché questo Quaderno Paolo Sciclone (EdaForum) EdaForum, il Forum Permanente per l'Educazione degli Adulti, è nato nell'anno 2000 con lo scopo di sostenere in Italia la creazione di sistemi integrati, territoriali e partecipati di educazione per tutto l'arco della vita al fine di assicurare a tutti gli uomini e a tutte le donne le conoscenze necessarie al loro ben-essere individuale e sociale. I suoi abituali strumenti di comunicazione sono: il sito www.edaforum.it; la rivista quadrimestrale LLL "Focus on Lifelong Lifewide Learnig " (edita sia on-line che a stampa, per Transeuropa, la stessa casa editrice che edita questo importante Quaderno), le ricerche, gli studi, i seminari. Per rafforzare la sua capacità di diffusione dei temi dell’EdA, si è pensato di aggiungere ai consueti mezzi di informazione un appuntamento periodico che fosse, contemporaneamente, una rassegna internazionale di approfondimento teorico e una valorizzazione di buone pratiche. E l'abbiamo chiamato Festival proprio per l'implicita spettacolarità che sottende il temine, in modo da attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sul problema, sottovalutato, dell'apprendimento permanente. Alla realizzazione della manifestazione hanno partecipato gli enti e gli organismi che abbiamo evidenziato nella locandina del programma dei lavori ed hanno collaborato tutti coloro che vi sono menzionati. Quindi è grazie ai loro contributi di idee, di lavoro, di apporti finanziari che siamo riusciti ad organizzare questo evento. Nelle nostre intenzioni il Festival è, e deve diventare sempre di più, l'incontro periodico di tutti coloro che si occupano di educazione degli adulti con due obiettivi: -incontrarsi per confrontarsi, intendersi ed impegnarsi; acquisire, cioè, la forza di un movimento; -incontrarsi per richiamare con decisione l'attenzione dell'opinione pubblica e dei governanti sul problema. Per questi obiettivi abbiamo chiamato l'appuntamento: Festival, perché, ripeto, questa parola attrae nell'attuale diffusa mentalità mediatica. Per questi obiettivi il Festival deve diventare un appuntamento periodico. Per questi obiettivi devono essere presenti tutti gli attori che si occupano di educazione permanente. E abbiamo difatti invitato a parlare tutte le categorie impegnate, a vari livelli, nel settore. Per questi obiettivi è importante dare premi che suscitino interesse sul lavoro svolto. Pertanto nella prima edizione del Festival abbiamo premiato cinque esperienze positive: - Centro Alberto Manzi, memoria storica della trasmissione "Non è mai troppo tardi"; - Progetto Chance, volto alla prevenzione e al recupero della dispersione scolastica di soggetti a forte rischio di esclusione sociale; - La Città che apprende, evento annuale dell' Auser nazionale; - La Rete dei Circoli di studio della Provincia di Firenze, modello innovativo di educazione degli adulti centrato sulla domanda; - Programma Fuoriclasse di Rai Educational su significative esperienze di educazione degli adulti. Per questi obiettivi bisogna valorizzare le buone pratiche. Così come abbiamo fatto, in questa occasione, con le Botteghe: una serie di stand che affiancano lo spazio del dibattito presentando le sperimentazioni svolte su territori diversi. Per questi obiettivi abbiamo fatto il Festival; perché deve passare il concetto che senza conoscenza un uomo ed una donna non sono cittadini a pieno titolo. Non dico: non sono uomini e donne, per non urtare suscettibilità metafisiche. Mi limito quindi a sostenere che c'è contraddizione tra cittadinanza e vuoto di conoscenza: senza conoscenza non c'è società giusta, senza conoscenza non c'è democrazia, senza conoscenza non c'è sviluppo economico, senza conoscenza non c'è ben-essere, né individuale né sociale. L'apprendimento lungo tutto l'arco della vita dovrebbe riguardare il progetto personale di ogni individuo che attraverso le esperienze scolastiche, lavorative e sociali, e a prescindere dall'età, costruisce il suo percorso in base alle proprie esigenze. E non solo per il suo interesse ma anche per quello della società in cui vive. Invece la richiesta di formazione è in realtà espressa da coloro che hanno già avuto modo di entrare in un circuito formativo e non da quella parte di popolazione che è poco informata e quindi avrebbe maggior bisogno di accrescere le proprie conoscenze. Generalmente la mancanza di un livello base di istruzione comporta il difetto di conoscenza delle opportunità che offre il territorio e quindi l'esclusione dai circuiti dell'apprendimento. Nella maggior parte dei paesi europei il problema è avvertito e si sta lavorando per dare coerenza e coordinamento agli interventi attraverso una serie di strutture inter-governative, nazionali o regionali, e di meccanismi per promuovere un quadro di riferimento generale. Soggetti tra loro diversi possono avere un loro ruolo nel processo di sviluppo dell'educazione degli adulti, fra cui ministeri, governi regionali e locali, parti sociali, soggetti pubblici, organizzazioni non governative e soggetti privati senza scopo di lucro, e tutti operano spesso partendo da obiettivi e approcci diversi. Perché questa diversità rappresenti una ricchezza occorre il coordinamento dei soggetti responsabili in un piano politico armonico, che crei i contesti di riferimento necessari per motivare gli adulti a impegnarsi nell'apprendimento per tutto l'arco della vita. E' vero che deve essere sempre più attribuita importanza al principio della sussidarietà, grazie al quale l'autorità di riferimento per il processo decisionale si trova il più possibile vicina a dove vengono intraprese le azioni di educazione e formazione, ma per non creare disparità di condizioni sul territorio, è necessario un organo di coordinamento o almeno di riferimento e di consulenza a livello nazionale con un ruolo definito nella politica decisionale del paese. In Italia ci siamo mossi più tardi rispetto ai paesi della comunità europea e le opportunità formative proposte formano una confusa mescolanza di istruzione, formazione, educazione non formale , priva con poche eccezioni territoriali e settoriale, di sistemi in grado di massimizzare l'investimento in un'offerta coordinata e coerente. Ci sono documenti dell'OCSE, del CNEL, dell'ISTAT, dell'ISFOL, dell'IRPET,....... che esaminano accuratamente il livello dell'istruzione, della formazione, della conoscenza in Italia. Riportarli qui sarebbe una perdita di tempo, perché sono facilmente consultabili per chi ha la voglia di leggerli. Ci sono discorsi, libri, articoli di giornali e di riviste, disamine di intellettuali, scienziati, opinioni leader che dicono che non saranno la crisi finanziaria, l'immigrazione, la microcriminalità, la grande criminalità, la burocrazia, la globalizzazione, ..... il ceto politico, a renderci più poveri nei prossimi anni. Saranno i dati sull'istruzione e sulla formazione in Italia. Quei dati che l'opinione pubblica non legge, altrimenti non saremmo a questi livelli. Il problema è proprio questo. Far capire all'opinione pubblica, prima che ai governanti, che il ben-essere individuale e sociale di un paese dipende dal suo livello di conoscenze e di competenze. Se l'opinione pubblica se ne rendesse conto, allora sarebbe facile scegliere i governanti "giusti", cioè quelli che, avendo a cuore la partecipazione consapevole dei cittadini alla cosa pubblica, si preoccupano, anche, di mantenere alto il livello dell'educazione permanente. EdaForum è impegnato a far prendere coscienza agli italiani dell'importanza della diffusione delle conoscenze dal famoso marzo 2000, la data dell'Accordo Stato-Regioni-Autonomie locali che aveva aperto la speranza alla costruzioni di sistemi territoriali integrati di educazione degli adulti. EdaForum è nato proprio con questo obiettivo: far nascere "il sistema dei sistemi", visto che l'Accordo del 2 marzo non era una legge. E continua a lavorare per questa finalità, dato che i tentativi di portare in Parlamento una proposta di legge quadro nazionale (l'ultimo nostro è datato alla primavera del 2007) non hanno avuto finora successo per l'incapacità degli attori coinvolti di coordinarsi, superando gli egoismi di parte. In questi giorni la CGIL ci prova di nuovo, con una proposta di legge di iniziativa popolare. E noi sosterremo questa operazione senza neppure entrare nel merito dell'articolato predisposto, perché è troppo importante per lo sviluppo del nostro Paese che si affermi il diritto all'apprendimento permanente. Insomma, per questi obiettivi abbiamo fatto il Festival: aprendo un discorso sui saperi. I saperi - lo dico semplificando- sono un pretesto. Non vorrei scandalizzare nessuno, ma la discussione sui saperi è il pretesto per far passare il concetto dell'importanza della conoscenza, dell'apprendere per apprendere. Semplificando e riassumendo: il sapere è l'aspetto statico che prendiamo in esame per valorizzare l'importanza della conoscenza come aspetto dinamico che si deve perseguire e far perseguire. Il maestro non deve trasmettere il sapere, e per lo meno non solo, ma soprattutto la voglia di imparare, di conoscere. I saperi che abbiamo indicato nel programma ci fanno comodo per farci dire -lo spero- che bisogna farli propri, non come pensiero unico, ma come aperture mentali da diffondere per abituare all'esercizio della conoscenza. La terza rivoluzione industriale, il risveglio del localismo, la dimensione globale dei problemi, la povertà, l'ingiustizia, la discriminazione, la pace, l'ambiente, l'ignoranza, la solidarietà sono tutti "saperi" (tra virgolette) che dobbiamo sviscerare per far acquisire, in modo diffuso, la consapevolezza che solo con l'abitudine a conoscere l'umanità può garantirsi il ben-essere sia individuale sia sociale. Per questo abbiamo fatto il primo Festival dei Saperi, le cui fondamentali riflessioni ed acquisizioni cerchiamo di testimoniare con questo Quaderno. Per questo ci diamo appuntamento al secondo Festival, l’anno prossimo.
Educazione degli adulti: strategie per il futuro - Festival dei Saperi
BATINI, Federico;
2009
Abstract
FESTIVAL DEI SAPERI Firenze 23-24 gennaio 2009 Perché il Festival, perché questo Quaderno Paolo Sciclone (EdaForum) EdaForum, il Forum Permanente per l'Educazione degli Adulti, è nato nell'anno 2000 con lo scopo di sostenere in Italia la creazione di sistemi integrati, territoriali e partecipati di educazione per tutto l'arco della vita al fine di assicurare a tutti gli uomini e a tutte le donne le conoscenze necessarie al loro ben-essere individuale e sociale. I suoi abituali strumenti di comunicazione sono: il sito www.edaforum.it; la rivista quadrimestrale LLL "Focus on Lifelong Lifewide Learnig " (edita sia on-line che a stampa, per Transeuropa, la stessa casa editrice che edita questo importante Quaderno), le ricerche, gli studi, i seminari. Per rafforzare la sua capacità di diffusione dei temi dell’EdA, si è pensato di aggiungere ai consueti mezzi di informazione un appuntamento periodico che fosse, contemporaneamente, una rassegna internazionale di approfondimento teorico e una valorizzazione di buone pratiche. E l'abbiamo chiamato Festival proprio per l'implicita spettacolarità che sottende il temine, in modo da attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sul problema, sottovalutato, dell'apprendimento permanente. Alla realizzazione della manifestazione hanno partecipato gli enti e gli organismi che abbiamo evidenziato nella locandina del programma dei lavori ed hanno collaborato tutti coloro che vi sono menzionati. Quindi è grazie ai loro contributi di idee, di lavoro, di apporti finanziari che siamo riusciti ad organizzare questo evento. Nelle nostre intenzioni il Festival è, e deve diventare sempre di più, l'incontro periodico di tutti coloro che si occupano di educazione degli adulti con due obiettivi: -incontrarsi per confrontarsi, intendersi ed impegnarsi; acquisire, cioè, la forza di un movimento; -incontrarsi per richiamare con decisione l'attenzione dell'opinione pubblica e dei governanti sul problema. Per questi obiettivi abbiamo chiamato l'appuntamento: Festival, perché, ripeto, questa parola attrae nell'attuale diffusa mentalità mediatica. Per questi obiettivi il Festival deve diventare un appuntamento periodico. Per questi obiettivi devono essere presenti tutti gli attori che si occupano di educazione permanente. E abbiamo difatti invitato a parlare tutte le categorie impegnate, a vari livelli, nel settore. Per questi obiettivi è importante dare premi che suscitino interesse sul lavoro svolto. Pertanto nella prima edizione del Festival abbiamo premiato cinque esperienze positive: - Centro Alberto Manzi, memoria storica della trasmissione "Non è mai troppo tardi"; - Progetto Chance, volto alla prevenzione e al recupero della dispersione scolastica di soggetti a forte rischio di esclusione sociale; - La Città che apprende, evento annuale dell' Auser nazionale; - La Rete dei Circoli di studio della Provincia di Firenze, modello innovativo di educazione degli adulti centrato sulla domanda; - Programma Fuoriclasse di Rai Educational su significative esperienze di educazione degli adulti. Per questi obiettivi bisogna valorizzare le buone pratiche. Così come abbiamo fatto, in questa occasione, con le Botteghe: una serie di stand che affiancano lo spazio del dibattito presentando le sperimentazioni svolte su territori diversi. Per questi obiettivi abbiamo fatto il Festival; perché deve passare il concetto che senza conoscenza un uomo ed una donna non sono cittadini a pieno titolo. Non dico: non sono uomini e donne, per non urtare suscettibilità metafisiche. Mi limito quindi a sostenere che c'è contraddizione tra cittadinanza e vuoto di conoscenza: senza conoscenza non c'è società giusta, senza conoscenza non c'è democrazia, senza conoscenza non c'è sviluppo economico, senza conoscenza non c'è ben-essere, né individuale né sociale. L'apprendimento lungo tutto l'arco della vita dovrebbe riguardare il progetto personale di ogni individuo che attraverso le esperienze scolastiche, lavorative e sociali, e a prescindere dall'età, costruisce il suo percorso in base alle proprie esigenze. E non solo per il suo interesse ma anche per quello della società in cui vive. Invece la richiesta di formazione è in realtà espressa da coloro che hanno già avuto modo di entrare in un circuito formativo e non da quella parte di popolazione che è poco informata e quindi avrebbe maggior bisogno di accrescere le proprie conoscenze. Generalmente la mancanza di un livello base di istruzione comporta il difetto di conoscenza delle opportunità che offre il territorio e quindi l'esclusione dai circuiti dell'apprendimento. Nella maggior parte dei paesi europei il problema è avvertito e si sta lavorando per dare coerenza e coordinamento agli interventi attraverso una serie di strutture inter-governative, nazionali o regionali, e di meccanismi per promuovere un quadro di riferimento generale. Soggetti tra loro diversi possono avere un loro ruolo nel processo di sviluppo dell'educazione degli adulti, fra cui ministeri, governi regionali e locali, parti sociali, soggetti pubblici, organizzazioni non governative e soggetti privati senza scopo di lucro, e tutti operano spesso partendo da obiettivi e approcci diversi. Perché questa diversità rappresenti una ricchezza occorre il coordinamento dei soggetti responsabili in un piano politico armonico, che crei i contesti di riferimento necessari per motivare gli adulti a impegnarsi nell'apprendimento per tutto l'arco della vita. E' vero che deve essere sempre più attribuita importanza al principio della sussidarietà, grazie al quale l'autorità di riferimento per il processo decisionale si trova il più possibile vicina a dove vengono intraprese le azioni di educazione e formazione, ma per non creare disparità di condizioni sul territorio, è necessario un organo di coordinamento o almeno di riferimento e di consulenza a livello nazionale con un ruolo definito nella politica decisionale del paese. In Italia ci siamo mossi più tardi rispetto ai paesi della comunità europea e le opportunità formative proposte formano una confusa mescolanza di istruzione, formazione, educazione non formale , priva con poche eccezioni territoriali e settoriale, di sistemi in grado di massimizzare l'investimento in un'offerta coordinata e coerente. Ci sono documenti dell'OCSE, del CNEL, dell'ISTAT, dell'ISFOL, dell'IRPET,....... che esaminano accuratamente il livello dell'istruzione, della formazione, della conoscenza in Italia. Riportarli qui sarebbe una perdita di tempo, perché sono facilmente consultabili per chi ha la voglia di leggerli. Ci sono discorsi, libri, articoli di giornali e di riviste, disamine di intellettuali, scienziati, opinioni leader che dicono che non saranno la crisi finanziaria, l'immigrazione, la microcriminalità, la grande criminalità, la burocrazia, la globalizzazione, ..... il ceto politico, a renderci più poveri nei prossimi anni. Saranno i dati sull'istruzione e sulla formazione in Italia. Quei dati che l'opinione pubblica non legge, altrimenti non saremmo a questi livelli. Il problema è proprio questo. Far capire all'opinione pubblica, prima che ai governanti, che il ben-essere individuale e sociale di un paese dipende dal suo livello di conoscenze e di competenze. Se l'opinione pubblica se ne rendesse conto, allora sarebbe facile scegliere i governanti "giusti", cioè quelli che, avendo a cuore la partecipazione consapevole dei cittadini alla cosa pubblica, si preoccupano, anche, di mantenere alto il livello dell'educazione permanente. EdaForum è impegnato a far prendere coscienza agli italiani dell'importanza della diffusione delle conoscenze dal famoso marzo 2000, la data dell'Accordo Stato-Regioni-Autonomie locali che aveva aperto la speranza alla costruzioni di sistemi territoriali integrati di educazione degli adulti. EdaForum è nato proprio con questo obiettivo: far nascere "il sistema dei sistemi", visto che l'Accordo del 2 marzo non era una legge. E continua a lavorare per questa finalità, dato che i tentativi di portare in Parlamento una proposta di legge quadro nazionale (l'ultimo nostro è datato alla primavera del 2007) non hanno avuto finora successo per l'incapacità degli attori coinvolti di coordinarsi, superando gli egoismi di parte. In questi giorni la CGIL ci prova di nuovo, con una proposta di legge di iniziativa popolare. E noi sosterremo questa operazione senza neppure entrare nel merito dell'articolato predisposto, perché è troppo importante per lo sviluppo del nostro Paese che si affermi il diritto all'apprendimento permanente. Insomma, per questi obiettivi abbiamo fatto il Festival: aprendo un discorso sui saperi. I saperi - lo dico semplificando- sono un pretesto. Non vorrei scandalizzare nessuno, ma la discussione sui saperi è il pretesto per far passare il concetto dell'importanza della conoscenza, dell'apprendere per apprendere. Semplificando e riassumendo: il sapere è l'aspetto statico che prendiamo in esame per valorizzare l'importanza della conoscenza come aspetto dinamico che si deve perseguire e far perseguire. Il maestro non deve trasmettere il sapere, e per lo meno non solo, ma soprattutto la voglia di imparare, di conoscere. I saperi che abbiamo indicato nel programma ci fanno comodo per farci dire -lo spero- che bisogna farli propri, non come pensiero unico, ma come aperture mentali da diffondere per abituare all'esercizio della conoscenza. La terza rivoluzione industriale, il risveglio del localismo, la dimensione globale dei problemi, la povertà, l'ingiustizia, la discriminazione, la pace, l'ambiente, l'ignoranza, la solidarietà sono tutti "saperi" (tra virgolette) che dobbiamo sviscerare per far acquisire, in modo diffuso, la consapevolezza che solo con l'abitudine a conoscere l'umanità può garantirsi il ben-essere sia individuale sia sociale. Per questo abbiamo fatto il primo Festival dei Saperi, le cui fondamentali riflessioni ed acquisizioni cerchiamo di testimoniare con questo Quaderno. Per questo ci diamo appuntamento al secondo Festival, l’anno prossimo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.