L’architetto francese Jean Nouvel, dando un’interpretazione della città contemporanea definisce il fenomeno della diffusione ediliza come una sorta di nuovo strato geologico: “la città è esplosa ... il pianeta è entrato nell’era urbana ... il caos è l’unico luogo comune”. Se guardiamo le nostre città vediamo che negli ultimi cinquant’anni l’edilizia dilagante, la città senza limiti, hanno occupato il territorio con inurbamenti sconfinati, annullando sia il modello di territorio sia quello di urbs tramandatici dalla storia. Tuttavia la situazione che emerge probabilmente non è irreversibile, forse ciò che è venuto a mancare sono proprio quegli elementi cardine che ci permettevano, un tempo, di interpretare la realtà e quindi di intervenire attivamente su di essa. La mancanza di forma della città è forse il primo limite interpretativo? Il non-futuro della città contemporanea potrebbe essere messo in relazione con la sua non-forma, dar ragione quindi alle leggende cinesi?4. I punti di riferimento nella città contemporanea non sono scomparsi, hanno subito una metamorfosi e il lavoro del progettista sta appunto nell’analizzare ciò che esiste, quello che ci ha offerto il caso o la fatalità, descriverlo e, come sintesi, capire se conservarlo, trasformarlo, distruggerlo. Forse una rappresentazione convenzionale non è più in grado di interpretare l’ossimoro con cui Marshall McLuhan definì alla fine degli anni Ottanta la tendenza di far coincidere l’espansione urbana con i confini planetari della comunicazione telematica: il villaggio globale.

Rappresentazione e simulazione - l’immagine digitale come anticipazione del divenire.

BIANCONI, Fabio
1998

Abstract

L’architetto francese Jean Nouvel, dando un’interpretazione della città contemporanea definisce il fenomeno della diffusione ediliza come una sorta di nuovo strato geologico: “la città è esplosa ... il pianeta è entrato nell’era urbana ... il caos è l’unico luogo comune”. Se guardiamo le nostre città vediamo che negli ultimi cinquant’anni l’edilizia dilagante, la città senza limiti, hanno occupato il territorio con inurbamenti sconfinati, annullando sia il modello di territorio sia quello di urbs tramandatici dalla storia. Tuttavia la situazione che emerge probabilmente non è irreversibile, forse ciò che è venuto a mancare sono proprio quegli elementi cardine che ci permettevano, un tempo, di interpretare la realtà e quindi di intervenire attivamente su di essa. La mancanza di forma della città è forse il primo limite interpretativo? Il non-futuro della città contemporanea potrebbe essere messo in relazione con la sua non-forma, dar ragione quindi alle leggende cinesi?4. I punti di riferimento nella città contemporanea non sono scomparsi, hanno subito una metamorfosi e il lavoro del progettista sta appunto nell’analizzare ciò che esiste, quello che ci ha offerto il caso o la fatalità, descriverlo e, come sintesi, capire se conservarlo, trasformarlo, distruggerlo. Forse una rappresentazione convenzionale non è più in grado di interpretare l’ossimoro con cui Marshall McLuhan definì alla fine degli anni Ottanta la tendenza di far coincidere l’espansione urbana con i confini planetari della comunicazione telematica: il villaggio globale.
1998
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/909502
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