Nei ventiquattro anni in cui Nicolae Ceaușescu fu al potere, la Romania ebbe la legislazione sull’aborto più restrittiva in Europa. Con il decreto 770 del 1966 l’interruzione di gravidanza fu vietata, salvo poche fattispecie limitate all’età della donna, ai casi di violenza o incesto, o alla presenza di malattie gravi. Contemporaneamente furono introdotti una serie di incentivi alle nascite, che premiavano le famiglie più numerose. L’obiettivo del dittatore romeno era quello di favorire una crescita demografica che assicurasse al paese forza lavoro giovane e produttiva. La limitatezza dei sussidi offerti alle famiglie e le difficili condizioni di vita della popolazione resero però la politica pronatalista del regime inefficace. I tassi di incremento demografico rimasero tra i più bassi in Europa e, in presenza di una forte limitazione alla circolazione dei sistemi anticoncezionali moderni, si diffusero pratiche di aborto clandestino che fecero aumentare vertiginosamente la mortalità femminile. Le conseguenze furono anche sul lungo periodo: si moltiplicarono i casi di abbandono dei minori, con i bambini voluti dal regime che si affollarono in strutture di assistenza inadeguate e in condizioni igieniche precarie. Una situazione che l’Occidente conobbe al momento del crollo del regime, quando buona parte dei minori finirono nelle strade, o alimentarono i mercati, gestiti dalla criminalità organizzata, della prostituzione minorile e del traffico di organi.
I figli del regime. La politica demografica del regime Ceauşescu e le sue conseguenze.
COSTANTINI, EMANUELA
2012
Abstract
Nei ventiquattro anni in cui Nicolae Ceaușescu fu al potere, la Romania ebbe la legislazione sull’aborto più restrittiva in Europa. Con il decreto 770 del 1966 l’interruzione di gravidanza fu vietata, salvo poche fattispecie limitate all’età della donna, ai casi di violenza o incesto, o alla presenza di malattie gravi. Contemporaneamente furono introdotti una serie di incentivi alle nascite, che premiavano le famiglie più numerose. L’obiettivo del dittatore romeno era quello di favorire una crescita demografica che assicurasse al paese forza lavoro giovane e produttiva. La limitatezza dei sussidi offerti alle famiglie e le difficili condizioni di vita della popolazione resero però la politica pronatalista del regime inefficace. I tassi di incremento demografico rimasero tra i più bassi in Europa e, in presenza di una forte limitazione alla circolazione dei sistemi anticoncezionali moderni, si diffusero pratiche di aborto clandestino che fecero aumentare vertiginosamente la mortalità femminile. Le conseguenze furono anche sul lungo periodo: si moltiplicarono i casi di abbandono dei minori, con i bambini voluti dal regime che si affollarono in strutture di assistenza inadeguate e in condizioni igieniche precarie. Una situazione che l’Occidente conobbe al momento del crollo del regime, quando buona parte dei minori finirono nelle strade, o alimentarono i mercati, gestiti dalla criminalità organizzata, della prostituzione minorile e del traffico di organi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.