Le artriti/tenosinoviti settiche rappresentano patologie molto gravi che devono essere prontamente individuate e trattate, in quanto capaci di compromettere la carriera sportiva e, nei casi più gravi, la vita dell’animale. Nei cavalli adulti le ferite coinvolgenti le strutture sinoviali e le forme iatrogene costituiscono i meccanismi patogenetici più comuni alla base del processo settico. Numerosi studi condotti riguardo le tipologie di trattamento chirurgico e sulla terapia antibiotica sistemica e locale hanno permesso di conseguire importanti progressi nella gestione di queste patologie. Grazie a tali passi avanti, negli ultimi anni, le aspettative a lungo termine, sia per la sopravvivenza che per il ripristino delle capacità atletiche, sono migliorate considerevolmente. Nonostante ciò, moltissimi fattori sono ancora in grado di influenzare la prognosi del paziente, come l’età, il numero di strutture e l’arto interessato, il tempo intercorso tra lo sviluppo dei segni clinici e il ricovero. Per cercare di analizzare alcuni di questi fattori, nel presente lavoro, è stato effettuato uno studio retrospettivo su tutti i pazienti ricoverati tra il Gennaio 1997 e il Maggio 2008 per artrite/tenosinovite settica di origine traumatica (ferite penetranti o lacere) e/o iatrogena (trattamenti o post-chirurgica), per verificare se la tipologia di patogenesi alla base del processo o le caratteristiche della ferita potessero influenzare la prognosi. Inoltre, nello studio, si è tenuto conto della concomitante presenza di lesioni alle strutture tendino-legamentose coinvolte per analizzare che tipo di influenza hanno i danni di queste strutture nei confronti della prognosi. I dati sono stati analizzati tramite la regressione logistica con metodo “backward” e “forward” e le variabili significative sono state elaborate tramite l’analisi delle frequenze (Chi-quadro test); tutti i dati sono stati assunti come statisticamente significativi per P < 0,05. La percentuale di sopravvivenza a breve termine è stata del 94,6% (70/74), mentre quella a lungo termine è stata del 95,5% (63/66): l’esito (vivo/deceduto) è statisticamente correlato al trattamento primario a cui l’animale è stato sottoposto. La percentuale di cavalli ritornati ad una attività sportiva simile a quella precedente alla lesione è stata del 63,5% (40/63): il ripristino delle capacità atletiche è risultato statisticamente legato al tempo intercorso tra lo sviluppo dei segni clinici ed il ricovero per il trattamento. La percentuale di cavalli che hanno continuato a manifestare zoppia è stata del 25,4% (16/63): la persistenza della zoppia è risultata essere statisticamente correlata alla presenza concomitante di lesioni alle strutture tendino-legamentose. La tempestività di intervento ed il tipo di trattamento scelto, come già dimostrato in altri lavori, sono sicuramente fattori che influiscono in maniera importante nei confronti della prognosi per la sopravvivenza ed il ripristino delle capacità atletiche. La presenza di lesioni concomitanti alle strutture tendino-legamentose è un fattore che influisce in modo significativo sulla persistenza di zoppia nel paziente e, di conseguenza, sulla limitazione o sull’impossibilità di ritorno ad una attività sportiva, anche di basso livello. Nei casi d’infezione di strutture sinoviali con interessamento di tendini e/o legamenti adiacenti è quindi sempre molto importante trattare adeguatamente sia il processo settico, sia la lesione dei tessuti molli, in modo di conferire al paziente una prognosi migliore per la sopravvivenza e per il completo ripristino delle capacità atletiche.

Correlazione tra alcuni fattori di rischio e prognosi nelle infezioni sinoviali del cavallo: studio retrospettivo. Risk factors related to synovial infection in the horse: a retrospective study

BECCATI, FRANCESCA;PEPE, Marco;PASSAMONTI, Fabrizio;TAMANTINI, CRISTINA;SECCO, IACOPO;BAZZICA, CHIARA;GIALLETTI, Rodolfo
2010

Abstract

Le artriti/tenosinoviti settiche rappresentano patologie molto gravi che devono essere prontamente individuate e trattate, in quanto capaci di compromettere la carriera sportiva e, nei casi più gravi, la vita dell’animale. Nei cavalli adulti le ferite coinvolgenti le strutture sinoviali e le forme iatrogene costituiscono i meccanismi patogenetici più comuni alla base del processo settico. Numerosi studi condotti riguardo le tipologie di trattamento chirurgico e sulla terapia antibiotica sistemica e locale hanno permesso di conseguire importanti progressi nella gestione di queste patologie. Grazie a tali passi avanti, negli ultimi anni, le aspettative a lungo termine, sia per la sopravvivenza che per il ripristino delle capacità atletiche, sono migliorate considerevolmente. Nonostante ciò, moltissimi fattori sono ancora in grado di influenzare la prognosi del paziente, come l’età, il numero di strutture e l’arto interessato, il tempo intercorso tra lo sviluppo dei segni clinici e il ricovero. Per cercare di analizzare alcuni di questi fattori, nel presente lavoro, è stato effettuato uno studio retrospettivo su tutti i pazienti ricoverati tra il Gennaio 1997 e il Maggio 2008 per artrite/tenosinovite settica di origine traumatica (ferite penetranti o lacere) e/o iatrogena (trattamenti o post-chirurgica), per verificare se la tipologia di patogenesi alla base del processo o le caratteristiche della ferita potessero influenzare la prognosi. Inoltre, nello studio, si è tenuto conto della concomitante presenza di lesioni alle strutture tendino-legamentose coinvolte per analizzare che tipo di influenza hanno i danni di queste strutture nei confronti della prognosi. I dati sono stati analizzati tramite la regressione logistica con metodo “backward” e “forward” e le variabili significative sono state elaborate tramite l’analisi delle frequenze (Chi-quadro test); tutti i dati sono stati assunti come statisticamente significativi per P < 0,05. La percentuale di sopravvivenza a breve termine è stata del 94,6% (70/74), mentre quella a lungo termine è stata del 95,5% (63/66): l’esito (vivo/deceduto) è statisticamente correlato al trattamento primario a cui l’animale è stato sottoposto. La percentuale di cavalli ritornati ad una attività sportiva simile a quella precedente alla lesione è stata del 63,5% (40/63): il ripristino delle capacità atletiche è risultato statisticamente legato al tempo intercorso tra lo sviluppo dei segni clinici ed il ricovero per il trattamento. La percentuale di cavalli che hanno continuato a manifestare zoppia è stata del 25,4% (16/63): la persistenza della zoppia è risultata essere statisticamente correlata alla presenza concomitante di lesioni alle strutture tendino-legamentose. La tempestività di intervento ed il tipo di trattamento scelto, come già dimostrato in altri lavori, sono sicuramente fattori che influiscono in maniera importante nei confronti della prognosi per la sopravvivenza ed il ripristino delle capacità atletiche. La presenza di lesioni concomitanti alle strutture tendino-legamentose è un fattore che influisce in modo significativo sulla persistenza di zoppia nel paziente e, di conseguenza, sulla limitazione o sull’impossibilità di ritorno ad una attività sportiva, anche di basso livello. Nei casi d’infezione di strutture sinoviali con interessamento di tendini e/o legamenti adiacenti è quindi sempre molto importante trattare adeguatamente sia il processo settico, sia la lesione dei tessuti molli, in modo di conferire al paziente una prognosi migliore per la sopravvivenza e per il completo ripristino delle capacità atletiche.
2010
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/171810
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