Un ruolo importante nella bioindicazione è svolto dalle le api, Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806), per la loro capacità di accumulare contaminanti come i metalli pesanti. L’indagine (finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia) ha avuto come scopo lo studio dei livelli di bioaccumulo dei metalli pesanti (Cd, Cr, Ni, Zn, Cu, Pb) da parte delle api in vari siti del territorio umbro sottoposti a diversi livelli di inquinamento ambientale. Obiettivo del lavoro è stato quello di valutare se il bioaccumulo di metalli pesanti nei tessuti delle api sia in relazione con la contaminazione del particolato atmosferico (PM10) dove i metalli pesanti, poco volatili, tendono ad accumularsi. In effetti, il fattore di rischio principale è dovuto alla biodisponibilità del metallo stesso e solo indirettamente ai valori presenti nell’Ambiente. Il campionamento è stato realizzato nel periodo primaverile-estivo (2014-2015) in varie zone dell’Umbria. Le stazioni (35 apiari) sono state selezione sulla base del diverso grado di inquinamento atmosferico per la presenza/assenza di insediamenti produttivi. L’area di studio interessa i territori limitrofi a Città di Castello, Gubbio, Perugia, Magione, Castiglione del Lago, Assisi, Bevagna, Spoleto, Todi, Terni e Norcia. Il prelievo ha riguardato quasi esclusivamente le sole api bottinatrici che svolgono la mansione di raccolta del nettare e del polline, quindi più facilmente esposte alla contaminazione ambientale. Per ogni apiario sono stati prelevate in media circa 200 api. La determinazione dei metalli pesanti (due test analitici), mediante l’analisi spettroscopica (ICP-OES), è stata effettuata su un peso umido di api pari a circa 1,00 g (sub-campione di circa 13 esemplari) corrispondente ad un peso secco di circa 0,30 g. Ogni metallo esaminato ha evidenziato una specifica mappa regionale di bioaccumulo nelle api. I tassi più elevati di bioaccumulo dei metalli nelle api si riscontrano per Cd nella parte orientale dell’Umbria, Pb nel territorio perugino e nella parte orientale dell’Umbria, Cr e Zn nella conca ternana, Ni nella parte centrale della regione, Cu nella parte meridionale e orientale della regione. Tali andamenti sono solo in parte connessi alla contaminazione atmosferica a livello del particolato (PM10), riscontrata da ARPA Umbria e Università di Perugia (2008-2009), evidenziando una mappatura di rischio associabile con l’inquinamento atmosferico riscontrato solo per Cr, Zn e in parte Pb.
Le api (Apis mellifera ligustica) come bioindicatori della contaminazione da metalli pesanti.
PALLOTTINI, MATTEO;GORETTI, Enzo;PETROSELLI, CHIARA;SELVAGGI, Roberta;CAPPELLETTI, David Michele;SECHI, PAOLA;CENCI GOGA, Beniamino Terzo;GARDI, Tiziano
2017
Abstract
Un ruolo importante nella bioindicazione è svolto dalle le api, Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806), per la loro capacità di accumulare contaminanti come i metalli pesanti. L’indagine (finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia) ha avuto come scopo lo studio dei livelli di bioaccumulo dei metalli pesanti (Cd, Cr, Ni, Zn, Cu, Pb) da parte delle api in vari siti del territorio umbro sottoposti a diversi livelli di inquinamento ambientale. Obiettivo del lavoro è stato quello di valutare se il bioaccumulo di metalli pesanti nei tessuti delle api sia in relazione con la contaminazione del particolato atmosferico (PM10) dove i metalli pesanti, poco volatili, tendono ad accumularsi. In effetti, il fattore di rischio principale è dovuto alla biodisponibilità del metallo stesso e solo indirettamente ai valori presenti nell’Ambiente. Il campionamento è stato realizzato nel periodo primaverile-estivo (2014-2015) in varie zone dell’Umbria. Le stazioni (35 apiari) sono state selezione sulla base del diverso grado di inquinamento atmosferico per la presenza/assenza di insediamenti produttivi. L’area di studio interessa i territori limitrofi a Città di Castello, Gubbio, Perugia, Magione, Castiglione del Lago, Assisi, Bevagna, Spoleto, Todi, Terni e Norcia. Il prelievo ha riguardato quasi esclusivamente le sole api bottinatrici che svolgono la mansione di raccolta del nettare e del polline, quindi più facilmente esposte alla contaminazione ambientale. Per ogni apiario sono stati prelevate in media circa 200 api. La determinazione dei metalli pesanti (due test analitici), mediante l’analisi spettroscopica (ICP-OES), è stata effettuata su un peso umido di api pari a circa 1,00 g (sub-campione di circa 13 esemplari) corrispondente ad un peso secco di circa 0,30 g. Ogni metallo esaminato ha evidenziato una specifica mappa regionale di bioaccumulo nelle api. I tassi più elevati di bioaccumulo dei metalli nelle api si riscontrano per Cd nella parte orientale dell’Umbria, Pb nel territorio perugino e nella parte orientale dell’Umbria, Cr e Zn nella conca ternana, Ni nella parte centrale della regione, Cu nella parte meridionale e orientale della regione. Tali andamenti sono solo in parte connessi alla contaminazione atmosferica a livello del particolato (PM10), riscontrata da ARPA Umbria e Università di Perugia (2008-2009), evidenziando una mappatura di rischio associabile con l’inquinamento atmosferico riscontrato solo per Cr, Zn e in parte Pb.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.